Fortitudo Bologna
Hic Sunt Leones – One Moore Time
La Fortitudo vince anche contro l’Urania Milano dopo due tempi supplementari. Ora Pesaro, per mantenere il Paladozza imbattuto
Hic Sunt Leones (S2, E5) – Superate le 4 uscite ufficiali in stagione, anzi, 5, mettendo nel calderone anche la Supercoppa, qualche osservazione su questa Fortitudo 2025-2026 è lecito farla. Primo: è una squadra che ha attributi. Secondo: che in quanto a voglia di fare a cazzotti, Pianigiani qui avrebbe trovato un Moretti nazionale pronto a scalare il canestro a mani nude, se necessario, col resto della truppa al seguito. Terzo: gli stranieri, finalmente, urlano concretezza da tutti i pori.
Urania-Fortitudo: due volti in una gara
A primo impatto, la vittoria sul campo di Treviglio contro l’Urania Milano non è proprio nulla di che, anzi. Rischiare di buttarla sul +21 è roba che solo in Fortitudo si può vedere o quasi, quella maledetta abitudine a complicarsi la vita che nemmeno Harry Potter in 7 libri e 8 film è riuscito a raggiungere al pari della Effe. E poi 2 punti siano, certo, ma che fatica, giocando col fuoco soprattutto contro uno scatenato Alegent e il resto della ciurma meneghina che, per due volte, ha sostanzialmente rischiato di vincerla, cannando l’ultimo tiro.
Quindi sì, signori, confermiamo che siamo sempre davanti ai soliti vizi fortitudini. Ciò che pare esser cambiato, soprattutto dopo le avventure dello scorso anno, è l’atteggiamento. Meno di un anno fa il fatturato in trasferta era severo, severissimo, ago della bilancia (insieme alla mancata alchimia sul parquet) di un campionato che sappiamo tutti, alla fine dei conti, com’è finito. Partite come quelle di mercoledì sera, vinte, perse, rivinte, riperse e poi vinte, un anno fa avrebbero avuto un solo risultato. Il fatturato in trasferta parlava chiaro, con l’unica vittoria fuori casa sul campo della non ancora big Verona, che abbandonò poi il palco della postseason senza grandi sfuriate. Ma ci sono altri esempi, anche casalinghi, dove era drammaticamente chiaro che a quella squadra mancava la capacità di spingere tutti insieme il carro quando mancava l’energia.
Caja e i ragazzi a fine gara (©Fortitudo Pallacanestro)
Cosa è cambiato?
Una volta può essere merito della Space Stuff di Michael Jordan, la seconda dell’effetto Paladozza, ma la terza volta non può essere un caso, soprattutto in emergenza (così come da inizio anno) in infermeria e con le rotazioni ridotte a 8. Questa Fortitudo sta dimostrando attributi quadrati e, come disse bene Caja, una classe operaia da 3 partite stabilmente indivanata in paradiso.
Si prenda il buon e bravo Moretti, al momento adorato in Fortitudo quanto l’amico astemio che ti riporta a casa dopo una serata brava: la mano non è vellutata come quella di Sarto, d’accordo, ma è uscito dal campo di Treviglio osannato come Dennis Rodman dai tifosi Bulls. Non per la doppia doppia, ma per la famosa sbatta, a tratti commovente, mostrata per tutti i 46′ dove è stato impiegato. E lo stesso si dica per Fantinelli, scavigliato ma attento, per Della Rosa, generoso, per Guaiana, fondamentale quando chiamato in causa, per Sarto, che falli a parte ha punito con la stessa cattiveria di qualche giorno prima.
Discorso analogo per Moore e Sorokas: uno sembra sempre uscito da una lezione universitaria di astrofisica, l’altro pare sempre pronto a far serata. Eppure, contro l’Urania è stato un tripudio di concretezza. One Moore Time, canterebbero i Daft Punk. One Moore Time, canta forte la Fortitudo.
Samuele Moretti (©Fortitudo Pallacanestro)
Fortitudo-Pesaro, allacciare le cinture
Chissà, magari questa Fortitudo tutto cuore riuscirà a restituire i 10 anni di vita persi dai suoi tifosi in quel tranquillissimo mercoledì sera. Domenica arriva la Vuelle Pesaro, una di quelle squadre che, solo a nominarla, fa salire un nodo in gola ai fortitudini. Pesaro che aveva iniziato l’anno con le stesse premesse della scrivente al liceo col latino (3 nel primo compito) ma, tutto sommato, pare aver aggiustato il tiro con un record, al momento, positivo (2-1).
Forse non ha chiaro nemmeno la Vuelle quali siano le ambizioni di quest’anno (anche io, per esempio, non sapevo che avrei fatto Lettere), ma sta di fatto che ha vinto nell’unico luogo dove la Fortitudo sinora è caduta (Roseto) e che quindi, come sappiamo, alzare troppo la cresta vorrebbe dire esporsi a clamorose figuracce. Detto che il clima al Paladozza probabilmente sarà più simile a un concerto dei The Clash che a una partita di basket, vista la storica simpatia tra le due tifoserie, dalla gara di domenica passeranno un po’ delle fortune biancoblù. Non tutte, ma un po’. Per tenere le redini della classifica e, perché no, fare l’ennesimo regalo a una piazza che a oggi ha dimostrato di aver voglia di divertirsi. One Moore Time, Fortitudo, fino alla giornata 38, possibilmente.
Paulius Sorokas e Lee Moore (©Fortitudo Pallacanestro)
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