Basket
(L’Italia) Non è un paese (di pallacanestro) per vecchi
In Italia c’è ancora qualcuno che scommette sui giovani nei vari campionati, o l’oro e il bronzo giovanili resteranno “meteore”?
“Ti voglio fare una domanda: qual è la scommessa più grossa che hai perso a testa o croce?“, chiederebbe Javier Bardem dal set di Non è un paese per vecchi? Scom-mé-ssa: parola che ormai la pallacanestro moderna, italiana, fa fatica a pronunciare. No, non perché il mondo della palla a spicchi non sia soggetta a quella piaga sportiva del gioco d’azzardo, ma in riferimento a un concetto più semplice: scommettere sul talento di qualcuno.
Un’estate storica per l’Italia
Rapido recap: al momento l’estate cestistica azzurra ha portato con sé 3 medaglie, un oro e due bronzi, rispettivamente dell’U20 maschile, della Maggiore femminile e dell’U18 maschile. Di questi tempi, col basket a livello nazionale considerato in uno dei periodi più bui di sempre, potrebbe definirsi un’estate storica. Anzi, deve essere considerata tale, soprattutto in funzione della poca spinta che riceve questo sport di anno in anno. Perché in Italia i giovani promettenti non ci sono, perché le strutture non incentivano la pratica di questo sport, perché le bambine preferiscono giocare a pallavolo, perché a fare il giocatore di pallacanestro non ci campi per tutta la vita, cose così.
Ecco, quest’estate ci è stato dimostrato che proprio così non è. Quest’estate ci è stato dimostrato che dietro quella barriera di stranieri e giocatori d’ “usato sicuro” che popolano il campionato italiano, di giovani ce ne sono parecchi, e bravi. Giovani che nessuno conosce, chiaramente, ma che d’improvviso, quando si vince una medaglia, vengono immediatamente divorati da un dilagante interesse mediatico che urla: “Abbiamoquestigiovanienonceneaccorgiamo“. E allora, come si fa a rendersi conto che questi ragazzi ci sono, prima che vengano colpiti dal fascio di luce?
Italia U18 di bronzo (©Italbasket)
Una riflessione
Non c’è l’intento di trovare una risposta, ma solo di stimolare una riflessione. Possibile che qui, in Italia, non si abbia ancora imparato praticamente nulla? Che in vista dell’Europeo si debba ancora andare a cercare un Di Vincenzo, indipendentemente dalla mancata partecipazione alla rassegna, per sentirsi una squadra in grado di competere per qualcosa che manca, al maschile, da veramente tanto tempo? Non si vuole proporre di buttare nella mischia i campioncini dell’under 20, chiaramente, ma se si arriva a puntare tutto o quasi sulla sponda oltreoceanica, beh, vuol dire che forse qualche falla nel sistema c’è, banalizzando e generalizzando.
Si veda il caso Eurobasket: il miglior giocatore d’Europa gioca in A2, a Cividale. Francesco Ferrari, se qualcuno ancora non ne avesse sentito parlare. Talento cristallino, con margini di miglioramento infiniti e con l’attitudine, in campo, di una tigre. Viene dall’A2, a Cividale, realtà che sui giovani punta parecchio (anche Marangon gioca lì) e che, guarda caso, ha disputato un campionato eccellente. Qualche altro nome nella rosa con esperienze in LBA, come Assui (Varese, 13′ di media) o Torresani (9′ a Treviso), ma l’ossatura principale proviene dalle categorie inferiori, anche sotto l’LNP. Circoscritto il caso di Trento con Airhienbuwa, col ventenne fresco di firma pluriennale presso i bianconeri dopo l’Europeo. Ma si potrebbe estendere il ragionamento anche all’u18, ovviamente.
L’Isola che non c’è
In un’interessante intervista, non molto tempo fa, ho parlato con un ragazzo di B1 poco più grande dei ragazzi che hanno vinto l’Europeo. Il suo commento sull’oro dei coetanei è stato rapido e conciso: «Spero che serva di lezione alla Federazione. Vogliono aumentare il numero di stranieri senza rendersi conto di quello che hanno in casa propria. Ho visto stranieri strapagati valere meno, a mio avviso, di ragazzi appena maggiorenni e d’immenso talento che giocavano in 1-2 categorie sotto».
Chiaro, limpido, ancor di più dopo il bis di medaglie in giovanile. L’Italia cestistica non è un paese per vecchi. L’Italia è un paese per giovani, semplicemente perché i giovani ci sono, e sono bravi. Solo alcuni, però, hanno la fortuna di essere nel fascio di luce, in pochi sono una scommessa in atto di qualcuno. E le scommesse non sempre pagano, sia chiaro. Ma se sei bravo vinci, e vinci pure tanto. Anzi, vincono tutti, davvero tutti. Occhi aperti, Italbasket, l’Isola che non c’è non resterà tale per sempre.
Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook
