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È davvero così assurdo cercare di non buttare al macero una intera stagione sportiva?

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foto Bianca Costantini per 1000 Cuori Rossoblu

 

 

Il succedersi delle dichiarazioni di questo e quell’altro protagonista del mondo cestistico sta sinceramente diventando stucchevole. Praticamente ogni giorno il guru di turno si inserisce tra i pareri espressi a livello dirigenziale – anche per soddisfare le esigenze di uscita dei diversi organi di stampa – sollevando polveroni sui social con tifosi gettati nello sgomento e altri sentenziosi nel sostenere questa o quell’altra ipotesi. Lega e Federazione non si sono ancora espresse in forma ufficiale, però dalla riunione di martedì scorso tra i presidenti delle società di serie A è emersa l’indicazione di terminare la stagione corrente il 30 giugno prossimo, respingendo nella sostanza la proposta giunta dalla Virtus Bologna di una diversa calendarizzazione del torneo, che si potrebbe prolungare anche oltre tale data sfruttando l’inizio dell’estate, per non gettare via totalmente quanto fatto fin qui. L’AD Luca Baraldi ha spiegato che la richiesta proviene dalla necessità di tutelare, per quanto possibile, gli investimenti fatti dalle società, non gradendo, nel caso, l’assegnazione di uno scudetto a tavolino, ma sottolineando il fatto che per le società una perdita tanto elevata sul piano finanziario si ripercuoterebbe in misura pesante pure sullo svolgimento delle prossime stagioni. Nel frattempo, la Basketball Champions League comunica che organizzerà una Final Eight 2020 fra il 30 settembre e il 4 ottobre prossimi, mentre trapela che pure in ambito Eurocup probabilmente si starebbe valutando un’analoga soluzione, secondo quanto rivelato al Gazzettino di Venezia dal presidente veneziano Federico Casarin. Certo, a questo punto i problemi organizzativi si amplificano ad ogni ora. Il governo ha decretato la sospensione di qualsiasi attività, compresi gli allenamenti professionistici, e dagli USA arriva l’invito a tutti coloro che si trovano all’estero di tornare subito in patria, pena l’impossibilità di poterlo fare per lungo tempo, viste le complessità nel viaggiare causate dalla difficoltà a contrastare la diffusione del COVID 19. Pensare ad una ripresa dell’attività agonistica prima di giugno è francamente irrealistico, forse anche nella prima metà di quel mese. Intanto, resta per ora fissato per il 15 aprile il Consiglio Federale FIP che dovrebbe prendere la decisione finale in merito al campionato maggiore (ricordiamo che le attività organizzate dai Comitati regionali sono state già formalmente dichiarate chiuse). A questo punto, però, cercando di uscire dall’emotività del periodo, non credo si possa trascurare quanto affermato da Baraldi in merito al futuro del basket. Mi pare un po’ semplicistico proclamare di non perdere tempo su una stagione ormai finita, come parrebbe aver detto Charlie Recalcati, dedicandosi piuttosto a progettare il futuro, senza tenere conto dei vincoli economici che potrebbero strangolare il movimento nel suo insieme. D’altro canto, l’ex campione ed ormai coach in pensione da tempo predica una uscita dal professionismo, che immagino non trovi d’accordo una Lega che adesso deve però davvero porre le basi della propria sopravvivenza, con numerose società che probabilmente non sanno a quali santi appigliarsi. Il problema tuttavia resta il fatto di non poter prevedere concretamente gli sviluppi della situazione nei prossimi mesi, quando, come e con quali limitazioni si potrà tornare ad una attività agonistica, ed allora sorge un quesito: perché si dovrebbe buttare completamente al macero una stagione sportiva che, al di là delle gioie e dolori prodotti fin qui, ha avuto, ha ancora costi notevolissimi che potrebbero inguaiare fino al fallimento tante società? È così assurdo tentare di salvarne una conclusione che potrebbe restituire linfa vitale ai club, seppure con sacrifici organizzativi, sportivi, ma necessariamente con capacità di impresa e progettazione sportiva? Vale così proprio la pena dichiarare defunta una stagione che non è mica un prodotto virtuale, ma anche un accumulo di contratti tra società e sponsor, società e tifosi, società e istituzioni, che dovranno essere onerati? Non si potrà sperare (e giustamente, saranno ben altre le precedenze) in un intervento governativo che sani il tutto. È allora tanto disdicevole chiedere di non seppellire quanto fin qui costruito, pure nel rispetto di chi, fino ad oggi, ha saputo gestire con maggiore o minore competenza l’anno sportivo? La soluzione di chiudere baracca e burattini sa molto del “meglio tutti uguali nel peggio di qualcuno che primeggi”, tanto in voga nella demagogia italica, dove si arriva addirittura, a volte, a sperare più nella sconfitta del rivale che in una propria vittoria di secondo piano. Il fatto è che qui non si tratta solo di discussioni da fare al bar, di soddisfazioni morali, perché ci sono troppi vincoli finanziari in gioco, e l’augurio è che Lega e FIP non si comportino esclusivamente da tifosi o per immediati tornaconti personali, come purtroppo troppe volte, in passato, si è verificato.

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