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STORIE DI BASKET CITY – 31 maggio 1998: il tiro da 4 di Danilovic – 31 mag

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Stagione 1997/98 dopo una regular season dominata, la Virtus di Messina chiude al primo posto davanti alla Fortitudo. In quell’anno le V nere persero solo in 3 occasioni nella stagione regolare e vinsero anche l’Eurolega. Nello staff di Ettore Messina c’era anche l’attuale allenatore della Virtus Giorgio Valli, che con Giordano Consolini, era uno dei due assistenti del coach bianconero. Dall’altra una Fortitudo che dopo aver alzato al cielo la Coppa Italia, si apprestava ad affrontare la post season con Peter Skansi in panchina. Quest’ultimo aveva sostituito Valerio Bianchini, l’allenatore della vittoria in Coppa.

Ai quarti di finale la Virtus pesca la Calze Pompea Roma, mentre la Fortitudo si ritrova davanti Siena. La Effe non dà scampo agli avversari e chiude la serie sul 3-0, mentre la V nere perdono una gara ma chiudono sul 3-1 contro una squadra che poteva contare su giocatori come Davide Pessina, Leo Busca, Alessandro Tonolli e Sasa Obradovic. Nell’unica vittoria della Calze Pompea, fu proprio una super prestazione di quest’ultimo (29 i punti a referto) a permettere alla squadra di Attilio Caja di allungare la serie. In semifinale ad attendere le due bolognese c’e Varese per i bianconeri e dall’altra Reggio Emilia per la Effe. La squadra di Skansi spazza via anche questo avversario e chiude la serie sul 3-0. Curiosità vuole che nella squadra che affrontò la Fortitudo in semifinale giocasse proprio quel Gianluca Basile che poi sarebbe diventare una bandiera dei biancoblu. Il Baso in quella serie ne mise 41 in 3 partite, ma le sue prestazioni non bastarono per superare una super Fortitudo. Dall’altra parte del tabellone la Virtus vince 3-1 contro Varese. In finale è Virtus-Fortitudo. Come ampiamente prevedibile alle due squadre non bastano 4 gare, si va a gara 5. Le due squadre si sono già affrontate in Eurolega, ai quarti con la serie vinta dalla Kinder per 2-0, con in mezzo anche la famosa rissa, poi passata alla storia, mq eusta ve la racconteremo in un’altra storia. Bologna è sul tetto d’Europa e d’Italia, Virtus e Fortitudo si sfidano praticamente per qualsiasi titolo possibile e immaginabile. Sono gli anni d’oro di basket city, quelli che speriamo di tornare a vivere, indipendentemente dalla squadra tifata.

Dicevamo gara 5, finale scudetto. Danilovic per lunghi tratti della gara sembra il fratello scarso del campione serbo ammirato nell’arco di tutta la stagioen. Tira con percentuali non da lui: 7 punti, 3/10 al tiro, 0/5 da tre. Forte anche di questo fattore la Fortitudo scappa via e a 18’’ dalla fine si ritrova sul più 4 con lo scudetto ad un passo, poi Sasha decide che è il momento di vincere anche questo campionato. Abbio sceglie lui, nonostante la prestazione negativa fin lì, nonostante abbia sbagliato i palloni decisivi nei momenti decisivi di gara 1 e nonostante in gara 3 e gara 4 abbia giocato, forse, le sue peggiori partite in maglia bianconera. Ma se ti chiama Sasha Danilovic come direbbe lui, “io può”, e allora il serbo riceve la palla e tira poi Wilkins fa una follia. Il giocatore della Fortitudo abbassa il braccio sul numero 5 in maglia bianconera, dando all’arbitro il dubbio del contatto, l’arbitro fischia: canestro e fallo e libero aggiuntivo a segno. Ancora oggi restano i dubbi su quel fallo, rivedendolo tutt’ora il contatto sembra non esserci, ma sopra di 4 a pochi secondi dalla fine non puoi dare all’arbitro il dubbio del contatto. Ma non finisce lì: Rivers parte in contropiede ma perde palla in maniera banalissima le due squadre vanno al supplementare. Danilovic ne mette 9, portando a 13 il suo bottino negli ultimi 5’18”. Un campione, un fuoriclasse che dopo aver giocato partite non da lui ha deciso una finale scudetto. Dall’altra restava la beffa per i tifosi fortitudini, ma lo spirito Fortitudo è anche questo: saper soffrire, sprofondare e tornare su, anche nei momenti più difficili, anche quando perdi una finale contro la Virtus e per di più in questo modo, anche in quel caso hanno saputo rialziarsi e poi due anni dopo hanno esultato per il primo scudetto. Basket city in quegli anni era il cuore del basket a livello italiano e europeo, e speriamo che prima o poi Bologna possa tornare a dominare nel basket che conta.

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