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STORIE DI BASKET CITY – Il derby di “Morettovic” – 26 Feb

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Fine anni ’80: una squadra nel basket italiano vive un momento d’oro. La città di Romeo e Giulietta si avvicina concretamente e sensibilmente alla pallacanestro. L’allora Glaxo Verona sfiora per ben due volte la promozione in Serie A, poi arriva quella storica annata, quella del 1990/91. In quella stagione gli scaligeri, oltre a centrare la prima storica promozione nella massima serie, stabiliscono un altro record: Verona è la prima, e resterà anche l’unica, squadra della Serie A2 ad aver vinto la Coppa Italia.

Il trofeo quell’anno si gioca con una questa formula: partecipano tutte le squadre di A1 e A2 che si affrontano in due gare, andata e ritorno, in cui conta la differenza canestri dei due incontri in caso di parità di vittorie dopo i due incontri. L’allenatore della Scaligera è Alberto Bucci, un personaggio che nel basket bolognese ha inciso e non poco. Nato a Bologna, ha esordito a soli 25 anni in Serie A sulla panchina della Fortitudo. Era il 1974 e Bucci subentrò a Giuseppe Guerrieri, non riuscendo ad evitare la retrocessione. Ma la Effe a fino anno venne ripescata. Se Bucci inizia ad allenare con la Fortitudo è, tuttavia, alla Virtus che lega principalmente il suo nome. Con le V nere ha vinto 2 Scudetti, 4 Coppe Italia e una Supercoppa italiana.

Alberto Bucci qui con Brunamonti

Le Final Four di quella Coppa Italia si giocano proprio nella sua Bologna e Bucci vuole assolutamente alzare quel trofeo. Il 21 Febbraio del 1991 tra il trofeo e Verona c’è solo la Philips Milano. Sulla carta non sembra esserci partita. Infatti, se da una parte c’è una squadra che si sta appena affermando nel panorama cestistico italiano, dall’altra c’è la Philips di Pittis, Riva e D’Antoni in panchina. Alla fine contro tutti i pronostici, Verona porta a casa il trofeo vincendo 97-85. Resta di quell’impresa memorabile l’immagine di un giovane, allora ventunenne, che in campo fa impazzire gli avversari. Gioca con la tranquillità di un veterano, mette sul parquet lucidità ed energia e alla fine realizza 15 punti in 29’ con anche 3 rimbalzi e 3 palle recuperate. Il suo nome è Paolo Moretti e a fine partita va ad abbracciare quello che è stato il suo mentore, ovvero Alberto Bucci.

Paolo Moretti è uno di quei giocatori che nasce per essere leader. Gli anni con la maglia ella Glaxo, gli valsero infatti,la chiamata della Virtus nel 1992. Le 4 stagioni con le V nere segnarono l’apice della sua carriera. Con quella maglia vince 3 scudetti consecutivi, dal 1993 al 1995, due dei quali proprio con Bucci in panchina. Con la Virtus ha vinto anche una Supercoppa nel 1996, ma ciò che ci interessa in questa storia, essendo una puntata delle storie di basket city è un derby (perdonatemi l’articolo indeterminativo visto che si parla del serby di Bologna non ci andrebbe mai davanti “un”). Non è “un” derby, infatti, è “il” derby, quello degli anni delle “guerre stellari”. Virtus e Fortitudo: l’eterno dualismo di basket city, la partita che può renderti eroe per una notte. E cosi fu per Moretti.

Qualcosa agita la vigilia di quel derby del 1994. La Virtus deve rinunciare allo Zar Danilovic squlificato per due giornate. Questa volta la squalifica non può essere commutata in multa. La Virtus ha già sfruttato questa soluzione, dopo la gara con Varese, per farlo essere presente a Pesaro. Un‘assenza che pesa come un macigno e alla quale la squadra dovrà sopperire. 30 Ottobre, arriva il giorno del derby, sulla panchina della Virtus, ricordiamolo, siede Bucci, il mentore di Moretti, quello che lo ha lanciato nel grande basket. Una Virtus quella, che oltre a Danilovic, poteva contare anche su Abbio, Brunamonti e Morandotti. Quest’ultimo è stato compagno di Moretti alla Glaxo Verona. Dall’altra parte rispondeva la Fortitudo con Esposito, Djordjevic e Dan Gay. Moretti è carico lo si vede già nel riscaldamento. Sa che Bucci conta su di lui per sopperire alla mancanza di Danilovic.

La Effe chiude avanti all’intervallo (44-50), ma Moretti è incontenibile. La difesa della Fortitudo non sa più come fermarlo. I giocatori biancoblu si caricano di falli e alla fine Moretti ne subisce 11. Alla voce punti leggasi 26 a referto in 35’ con 6 su 9 da due e 14 su 16 ai liberi. Tra questi ci sono anche i due che fanno più quattro a 8” dalla fine. Una prova mostruosa che alla fine farà esclamare a Danilovic: “Non è vero che Danilovic vale mezza Virtus. Vedete? Moretti oggi è stato più di Danilovic…”. La gioia gli si legge negli occhi a fine partita, vincere quella partita non è come vincere tutte le altre. Non mentiamoci. Se poi vinci quella partita e sei anche il protagonista assoluto è evidente che puoi dire di aver lasciato qualcosa d’importante a quei tifosi che vivono per quell’incontro.

Un giocatore diventato eroe di basket city, in una notte in cui ha sostituito non un giocatore qualunque. La notte di Paolo Moretti, leader silenzioso e personaggio carismatico. La notte in cui è stato iscritto di diritto nella storia delle guerre stellari dei derby. L’apporto di Moretti non si limitò a quella gara in maglia virtussina e fu frenato solo da un grave infortunio occorsogli durante le finali scudetto del 1995. Il responso medico fu impietoso: rottura del tendine d’Achille. Un infortunio dal quale faticherà a riprendersi e, non credo di sbagliare, se dico che, non sarà più lo stesso dopo quell’infortunio. Ma quella notte del 30 ottobre racconta un’altra storia dei derby. Un’altra storia di Basket City. La notte in cui Paolo Moretti si caricò sulle spalle la Virtus e portò alla vittoria le V nere, il suo popolo e Alberto Bucci. Esattamente come aveva fatto in Coppa Italia, contro Milano. Lo fece da leader. Lo fece da Paolo Moretti. Anzi, da Paolo Morettovic.

foto: varesepolis.it

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