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STORIE DI BASKET CITY – Virtus: a Milano sotto una buona “stella” – 22 apr

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Sulla strada della Virtus che insegue i playoff domenica c’è Milano. Vincere con la capolista sarebbe fondamentale per tenere a distanza Cremona, Roma e Pistoia che inseguono a quota 24 punti in classifica. La Virtus, dunque, si gioca buone chance di post season, proprio in quella Milano che nella mente del presidente Villalta e di tutti i virtussini, non può non evocare bei ricordi. In occasione della gara di domenica questa puntata è dedicata allo scudetto della stella.

È la stagione 1983/84, sulla panchina della Virtus targata allora, come oggi Granarolo, arriva Alberto Bucci. Il suo assistente è un signore che sulla panchina bianconera qualche anno dopo dirà la sua: Ettore Messina.  È la Virtus di Brunamonti, che proprio quell’anno sostituisce Fredrick in “cabina di regia”, di Domenico Fantin, di Marco Bonamico e del capitano Renato Villalta, alla sua ottava stagione in bianconero. L’obiettivo dichiarato è solo uno: lo Scudetto. Sarebbe il decimo tricolore della storia virtussina e conseguentemente vorrebbe dire poter fregiarsi dell’onore della stella. Al termine della regular season la squadra di Bucci arriva seconda con 44 punti, dietro solo alla Simac Milano. Nelle due gare di campionato il bilancio è in perfetta parità: all’andata le V nere hanno asfaltato Milano (99-78) grazie soprattutto ai 28 di Bonamico e ai 19 di Villalta che oltre a segnare ha fornito una super prestazione difensiva su Meneghin; al ritorno, invece, le V nere perdono (65-60) dopo aver a lungo condotto la gara. La gara di ritorno, però, lascia negli uomini di Bucci la consapevolezza di poter battere gli uomini di Dan Peterson a Milano.

Dopo aver sconfitto Napoli  ai quarti (2-1) con Villalta e Bonamico sugli scudi, la Virtus batte anche Torino in semifinale con un 2-0 senza appello. Tra la Virtus e lo scudetto della stella in finale c’è proprio Milano. Dan Peterson propone la 1-3-1, dall’altra Bucci si affida soprattutto a Fantin per far saltare i piani tattici dell’allenatore di Milano. Meneghin, D’Antoni e Gallinari non bastano a regalare la vittoria a Milano, perché dall’altra Brunamonti e Villalta ne mettono rispettivamente 20 e 24. I canestri di Fantin contro Gallinari e quelli di Bonamico nei momenti caldi fanno il resto: la serie è sull’1-0 per le V nere. Il 23 Maggio la Virtus in gara 2 può vincere lo scudetto della stella, ma nonostante il vantaggio (più 10) a fine primo tempo e l’espulsione di Meneghin che chiude anzitempo la sua gara, gli uomini di Bucci non riescono a portare a casa la gara. Vince Milano 71-75, ma Meneghin viene squalificato per tre turni e nella bella a Milano non può esserci. In gara 3 la Virtus conduce per tutta la gara, ma gli uomini di Dan Peterson non vogliono saperne di arrendersi. Sul 75-74 e dopo uno 0 su 2 di Bariviera in lunetta, è una schiacciata di Brunamonti a mettere il punto esclamativo sulla gara e sul 77-74 finale.

La Virtus è campione d’Italia per la decima volta nella sua storia: è la stella del capitano Villalta, quella di Brunamonti che nella serie contro Milano è riuscito anche a mettere in ombra un mostro sacro come D’Antoni. È lo scudetto di Bonamico, letale nei momenti che contano, di Fantin, la chiave per “rompere” la 1-3-1 di Dan Peterson. È il titolo di Binelli, Van Breda, Valenti, Rolle, Daniele e Lanza, quello della coppia Bucci-Messina che dirige a meraviglia una squadra rimasta nella storia della V nere. Carattere, spirito di sacrificio e fame di vincere: tre delle caratteristiche che hanno permesso a quella Virtus di restare una squdra leggendaria. Al ritorno da Milano la squadra è attesa dai suoi tifosi in Piazza Azzarita, sono tutti lì per loro, per celebrare quell’impresa a Milano che ha regalato la stella alle V nere.

Domenica la squadra di Valli va a Milano, nella città dove arrivò quel meraviglioso e storico titolo. Di quella squadra Villalta era il capitano, oggi è il presidente. Un filo sottile che lega la storia della Virtus di ieri con quella di oggi. Allora si puntava allo scudetto, oggi, dopo le annate tutt’altro che felici degli scorsi anni, si punta ai playoff. Centrare la post season sarebbe già un’ottima base per ripartire e riportare in alto il nome della Virtus.

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