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10 Curiosità sul Brescia Calcio – 09 apr
- Il “Foot Ball Club Brescia” nasce il 17 luglio del 1911 ed è il frutto della fusione di tre squadre cittadine: Gimnasium, Unione Sportiva Bresciana e Victoria. Il calcio era arrivato nella città lombarda nel 1905, dando vita a piccole realtà locali che poi si sarebbero trasformate nei club presenti al momento della fusione.
- Inizialmente fu scelta una maglia a strisce verticali arancioni e blu, ma già tre anni dopo la fondazione, poco prima dello scoppio della Grande Guerra, il Brescia aveva cominciato ad utilizzare il blu e il bianco che sono anche i colori della città. La famosa “V” bianca sulla maglia si deve agli anni ’40, quando fu introdotta per utilizzare i campi della Voluntas. In seguito fu riproposta e mantenuta come simbolo portafortuna.
- Il Brescia partecipò al primo campionato di “Serie A” del 1929-30, ottenendo il 9° posto sotto la guida dell’ungherese Imre Schoffer. L’ultimo campionato di massima serie al quale ha partecipato è la Serie A 2010-11, quando sulla sua panchina si sono alternati Giuseppe Iachini e Mario Beretta.
- La compagine lombarda detiene il record di partecipazioni totali (57) e consecutive (18, dal 1947-48 al 1964-65) nel campionato di Serie B, che ha vinto per 3 volte. Nella sua bacheca figura anche un Torneo Anglo-Italiano, conquistato nel 1994 in finale contro il Notts County (1-0). Il miglior piazzamento in Serie A è il 7º posto della stagione 2000-2001, quando, guidata dal Pallone d’oro 1993 Roberto Baggio, la formazione lombarda si qualificò per la Coppa Intertoto. In quest’ultima competizione il Brescia raggiunse la finale e venne sconfitto per la regola delle reti in trasferta dal Paris Saint Germain dopo due pareggi.
- Il giocatore che mentre indossava la maglia del Brescia ha collezionato più presenze nell’Italia è il portiere Giuseppe Trivellini. La sua è una storia fantastica: giocò tutta la vita nella squadra della sua città dove esordì a 16 anni nella prima gara di sempre del Brescia, continuando a fare il commesso e tracciando le linee del campo per pagarsi l’annuale quota societaria. Portiere di grande talento, esordì in azzurro nel 1915, poco prima dello scoppio della Grande Guerra: nel conflitto fu artigliere alpino dal primo all’ultimo giorno e perse il fratello Luigi, che era suo compagno di squadra come mediano. Quando la guerra terminò tornò al calcio e alla Nazionale, con cui giocò altre 6 gare. Alla morte la città gli ha dedicato, giustamente, una via.
- Lo stadio di Brescia è dedicato a Mario Rigamonti, difensore di classe e sostanza morto nello schianto di Superga dove perì il Grande Torino. Rigamonti aveva 27 anni e dei granata era un punto fermo, tanto da essere stato protagonista nella vittoria di ben 4 Scudetti. Era nato a Brescia e nella squadra cittadina aveva fatto il suo esordio nel calcio.
- Una storia curiosa è quella legata all’inglese James “Jim” Bellamy: da calciatore aveva giocato per una moltitudine di club (tra cui Arsenal, Portsmouth, Norwich, Dundee United e Fulham) mettendosi in mostra come un buonissimo interno. Da allenatore allenò solamente il Brescia e il Barcelona, con cui vinse il primo campionato spagnolo di sempre.
- Il miglior realizzatore di sempre della storia del Brescia è Andrea Caracciolo, attaccante milanese soprannominato “l’Airone”. Il bomber ha vestito la maglia del Brescia in quattro occasioni diverse e ha avuto esperienze anche con Perugia, Palermo, Sampdoria, Genoa e Novara. Attualmente, a 33 anni, è ancora in organico e vanta 306 presenze in bianco-azzurro e ben 138 reti.
- Il giocatore più presente di sempre, la “bandiera” del Brescia, è Stefano Bonometti, che dal 1978 al 1996 ha messo insieme la bellezza di 475 gare con la maglia della “Leonessa”. Mediano di marcatura tenace e aggressivo, ha giocato tutta la carriera nella squadra della sua città, dove è cresciuto, tranne una breve esperienza in prestito all’Ancona.
- Il Brescia fu uno dei primi club italiani a organizzare una tournée oltreoceano: accadde nell’estate del 1928, quando la squadra partì alla volta dell’America dove disputò 10 partite vincendone 6 e perdendone 4. L’esperienza (per affrontare la quale il Brescia aveva “noleggiato” anche diversi giocatori da altre compagini italiane) fruttò ben 30.000 dollari, una cifra molto importante per l’epoca.
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