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7 Giugno 1964 – “Storia RossoBlù dalla nascita fino all’ultimo scudetto” – 16 Feb

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32 – I migliori dell’Europa siamo noi!

Spocchiosi, questi inglesi. Sai com’è: il calcio lo hanno inventato loro. Sarà per questo che non hanno mai ritenuto di doversi immischiare con le storie di pallone che animano l’Europa. Mai, per esempio, un confronto ufficiale con altre squadre del continente. Mai, fino all’estate del 1937. E’ in quei giorni che va in scena a Parigi il torneo de L’Exposition internationale « Arts et Techniques dans la Vie moderne ». Passerà alla storia come Torneo Internazionale di Parigi, e un giorno verrà considerato il progenitore della Coppa Campioni.

E’ un fatto che tra le otto squadre invitate ci sono alcuni dei club più blasonati del continente. Ed è un fatto che questa volta ci sono anche gli inglesi. Prima uscita dai confini di casa, e primo impegno ufficiale in una manifestazione internazionale. Un passo storico. All’appello degli organizzatori, infatti, ha risposto il Chelsea, società gloriosa ma non esattamente la più forte del lotto (nel proprio campionato è appena finita al tredicesimo posto, dopo l’ottavo del 1936), ma determinata come chi è convinto che il calcio d’Inghilterra si possa soltanto insegnare.

Le altre non scherzano, in quanto a blasone e numeri. Tre squadre hanno appena vinto il titolo nazionale nei rispettivi paesi. Sono lo Slavia Praga, l’Olympique Marsiglia e naturalmente il Bologna di Weisz. Ci sono poi l’Austria Vienna, altro bel pezzo di storia del calcio, vincitore della Coppa dell’Europa Centrale l’anno prima, il Sochaux vincitore della Coppa di Francia e il Leipzig che ha fatto altrettanto in Germania. E poi il Phobus Budapest, quarto nel torneo di casa.

Bella compagnia, ma il Bologna non si fa intimorire e parte bene. Nella prima partita, ci sono di fronte i francesi del Sochaux, imbottiti di giocatori della Nazionale transalpina, tra cui il capitano Mattler, gli attaccanti Cortois e Aston, il portiere Di Lorto. E’ il 30 maggio 1937, il Bologna si coccola il suo campione, Angiolino Schiavio, che praticamente ha ripreso a giocare poco tempo prima proprio per regalarsi questo momento internazionale prima di chiudere definitivamente la carriera. Un regalo a sé stesso ma anche al presidente Dall’Ara, che lo voleva rivedere in campo. E’ una partita perfetta, i francesi non hanno scampo: 4-1 per i rossoblù, con Schiavio che fa doppietta e Busoni e Sansone che contribuiscono alla causa.

Semifinale a Lilla, il 3 giugno, e questa volta tocca allo Slavia Praga, quello del portierone Planicka e del bomber Bichan. Ci sono i minatori italiani della “zona nera” a chiedere una vittoria, e il Bologna li fa felici. Ci pensa Busoni, dall’ala destra dove si è spostato per far posto a Schiavio, con una doppietta. Ma ci pensa anche Ceresoli, opponendosi con autentiche prodezze all’attacco avversario. Finisce 2-0, il Bologna è in finale.

Ed eccoli, allora, gli inglesi. Non erano venuti per fare una gita di piacere, hanno aderito per la prima volta a una manifestazione fuori dalla loro terra e vogliono vincere. Hanno lasciato a casa il centravanti George Mills, uno che resterà nella storia dei “blues”, ma gli altri ci sono tutti. Lo stadio è quello di Colombes, tempio di football e rugby, che un anno più tardi sarà testimone del trionfo azzurro ai Mondiali. E’ il 6 giugno 1937. Il Bologna scende in campo con questa formazione:  Ceresoli, Fiorini, Gasperi, Montesanto, Andreolo, Corsi, Busoni, Sansone, Schiavio, Fedullo, Reguzzoni. Il Chelsea risponde con Jackson, Barkas, Barber, Mitchell, Craig, Weaver, Spence, Argue, Bambrick, Gibson, Reid.

Gabriel Hanot, inviato del «Miroir des Sports», l’uomo che negli anni Cinquanta avrebbe avuto idee come la Coppa dei Campioni e il Pallone d’Oro, la racconta così:

“Sarebbe un grave errore, e una profonda ingiustizia, minimizzzare la vittoria del Bologna e la sua portata. Domenica, in tribuna stampa, v’era chi giustificava gli inglesi: affaticati da una stagione molto dura, reduci da una lunga tournée in Europa, vittime di infortuni, infastiditi dal caldo veramente opprimente della giornata. Ma perché, forse che tutto ciò non vale per gli italiani? Avevano meno infortunati, ma non hanno certo commesso l’errore del Chelsea che ha messo in campo il terzino Barkas sofferente ad una gamba e così incerto da consegnare il pallone a Schiavio, solo davanti alla porta difesa da Jackson. Questo errore (uno dei più grossolani che abbia mai potuto vedere) ha segnato l’inizio della fine per il Chelsea, a Colombes, nella finale del torneo dell’Esposizione”.

Già, Schiavio apre le marcature, poi arrivano i gol di Busoni e Carletto Reguzzoni, uno che nelle competizioni internazionali si galvanizza. Tre a zero alla fine del primo tempo, Chelsea allo sbando e Reguzzoni completa l’opera nella ripresa, al 72’. Agli inglesi non resta che salvare almeno l’onore, con Weaver al 78’, e non la prendono benissimo, come ricorda ancora Gabriel Hanot: “L’arbitro, l’energico signor Leclercq, ha dovuto fare appello a tutta la sua autorità per reprimere il tentativo dei giocatori di trasformarsi in belligeranti. Peccato per le baruffe: bisogna saper vincere, ma anche perdere”. Vero, bisogna saperlo fare anche se ci si considera i “maestri” del football e si è appena stati asfaltati.

Finisce in gloria. Con Dall’Ara che rivolge a Schiavio la famosa frase “Questa coppa è sua” che oltre settant’anni dopo accenderà la scintilla a un giornalista-ricercatore come Carlo Chiesa, che proprio in casa dei figli di Anzlèin ritroverà (se mai loro l’avevano considerato perduto) quel trofeo dimenticato. E unico. Perché il Torneo dell’Esposizione è stato un evento importantissimo per il calcio europeo, e non avrà seguito. Un momento irripetibile che ha anticipato e in qualche modo preannunciato la nascita della Coppa dei Campioni. E’ stata la prima grande sfida tra squadre di club europee. E il Bologna ci ha messo la firma, per sempre.

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