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La promessa di Marko: da Bologna a Belgrado nel nome di Sinisa

Dopo qualche anno poco fortunato a Milano, Marko ha deciso di ripartire dalla Stella Rossa, mantenendo fede ad una vecchia promessa fatta a Sinisa Mihajlovic

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Sinisa Mihajlovic e Marko Arnautovic in allenamento (© Bologna FC 1909)
Sinisa Mihajlovic e Marko Arnautovic in allenamento (© Bologna FC 1909)

«L’avevo promesso a Sinisa, un giorno giocherò alla Stella Rossa. Ecco, adesso sono qui.» Poche, semplici, e soprattutto sentite, parole per raccontare qualcosa che difficilmente può essere espresso in modo chiaro. Una promessa, così intima, che è quasi un peccato averla resa pubblica a tutti. Una scelta che però, d’altra parte, fa onore ad un uomo, Marko Arnautovic, che all’età di 36 anni, per quello che sarà probabilmente l’ultimo contratto della sua carriera, non ha esitato un secondo a mantenere fede alla parola data a Sinisa Mihajlovic, amico e maestro di vita.

Sinisa Mihajlovic (© Damiano Fiorentini)

Sinisa Mihajlovic (© Damiano Fiorentini)

Il tutto, per di più, in una squadra, la Stella Rossa, che rappresenta l’eccellenza del calcio serbo. Già, proprio quella Serbia da cui entrambi provengono e che, per un motivo o per l’altro, hanno dovuto abbandonare, salvo poi essere accolti dalle braccia dell’Italia, che proprio sotto le Due Torri li ha fatti incontrare. Marko, alto come la Asinelli, con un portamento da guerriero ed un fisico statuario, Sinisa, come la Garisenda, piegato dalla malattia, ma mai pronto a mollare.

Arnautovic a Belgrado nel segno di Mihajlovic

Estate del ’90. Mentre a Bologna si festeggia per l’ottava posizione in Serie A, a Novi Sad, casa del Vojvodina, l’accoppiata formata da Vujadin Boskov ed un giovanissimo Sinisa Mihajlovic vince il secondo, storico, scudetto della storia del club. Neanche il tempo di festeggiare, però, che la Stella Rossa di Belgrado si presenta alla porta del Vojvodina, riuscendo a mettere le mani su quella giovane stella dal sinistro magico.

Da qui, apriti cielo. Con i serbi Sinisa vince tutto, e diventa colonna portante di una squadra in grado di incantare l’Europa ed il mondo. Prima, con la vittoria della Coppa dei Campioni, in cui Sinisa mette lo zampino con un gol su punizione, e poi con l’Intercontinentale, dove i serbi battono senza storia il Colo-Colo. È apoteosi a Belgrado, l’anno seguente si vince un altro campionato e la squadra va a gonfie vele, nessuno è in grado di batterli.

Damiano Fiorentini / 1000cuorirossoblù.it

Sinisa Mihajlovic (© Damiano Fiorentini)

Nessuno tranne uno. Un’avversario contro cui, purtroppo, non ci si può confrontare su un campo di calcio. È la guerra, la peggiore delle avversarie, che non risparmia niente e nessuno, nemmeno lo sport più bello del mondo. E allora, per salvare famiglia e carriera, Sinisa è costretto a scappare, a fuggire dal suo angolo di paradiso. Ad accoglierlo la Roma giallorossa, ed un’Italia che gli regalerà tutto, ma non potrà mai ridargli indietro quegli anni alla Stella Rossa.

Ora, ad Arnautovic l’infausto compito di riportare, seppur solamente col pensiero, Sinisa a Belgrado, in un club che lo ha accolto, amato e fatto diventare grande, ma che, contro la sua volontà, ha dovuto abbandonare troppo prematuramente.

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