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Amarcord – Gino Villani, il tifoso rossoblù per eccellenza

Tifoso bolognese per eccellenza, Gino Villani ha legato il suo nome a quello del Bologna per sempre. La sua è una storia da ricordare

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Amarcord - Gino Villani

L’amarcord di oggi parla di una persona che ha scritto pagine importanti per Bologna e il Bologna: Gino Villani, probabilmente il tifoso del Bologna per eccellenza.

La storia della squadra felsinea, infatti, passa anche attraverso la storia del suo tifo perché, fin dagli albori, i rossoblù poterono vantare un seguito non indifferente. E Gino Villani è probabilmente il tifoso più famoso che abbia amato e sostenuto il Bologna.

Partiamo da una curiosa coincidenza: era proprietario di una merceria in centro città, il medesimo ambito lavorativo di altri due personaggi che saranno per sempre legati alla storia rossoblù: Angelo Schiavio e Renato Dall’Ara. Scusate se è poco.

La merceria di Gino Villani negli anni '70

La merceria di Gino Villani negli anni ’70 (© Percorso della Memoria Rossoblù)

Gino Villani e l’inizio della passione rossoblù

Gino Villani ha accompagnato praticamente per tutta la vita il Bologna, in casa e in trasferta, coniugando l’amore e la passione per la squadra e per il calcio con alcune doti personali che lo portarono ad essere un vero simbolo. Ironico, istrionico e ostinato, fu il motore ed organizzatore del tifo rossoblù per interi decenni.

Iniziò a seguire costantemente il Bologna, attorno ai sette anni. Raccontava di come fece il suo debutto da tifoso al Campo della Cesoia, quando era «alto una spanna e in pantaloni corti» e come iniziò a recarsi al campo proprio in quegli anni in cui i rossoblù di Gradi iniziavano le contese con il Modena.

Il giovane Villani proseguì ovviamente la sua esperienza di tifoso passando dalla Cesoia allo Sterlino. Ed è qui che a volte occupava un posto davvero speciale: il tetto della carrozza dell’allora Presidente Minelli. Il dirigente rossoblù restava sulla sua carrozza giardiniera trainata da due cavalli assieme al suo segretario, mentre Gino e qualche amico, si sedevano in cima urlando e sventolando una bandiera rossoblù. Se il tifo si accendeva troppo, il Presidente sgridava i ragazzini, temendo che gli danneggiassero il soffietto della carrozza.

Gino Villani nel suo negozio (Percorso della Memoria Rossoblù)

Gino Villani nel suo negozio (© Percorso della Memoria Rossoblù)

Le trasferte senza soldi in un’Italia che non c’è più

L’epoca di maggior forza del Bologna fu quella tra le guerre, e un tifoso come Villani non poteva mancare. Neanche in trasferta. Neanche se non aveva soldi. Era infatti un momento complesso per tutti, e i soldi servivano per cose maggiormente prioritarie. Nonostante questo, Gino Villani assieme agli amici Aldo Carboni e Marcello Zanetti, difficilmente non seguivano la squadra anche in trasferta. Anche con una carrozza trainata da cavalli se necessario.

Il carattere e l’eloquio del nostro tifoso più famoso aiutavano non poco. Una delle iniziative classiche era quella di improvvisare uno spettacolo nella città dove giocavano i rossoblù. Canzoni, zirudelle, scenette comiche, il tutto chiedendo ai passanti un obolo con cui poi pagarsi il viaggio o il biglietto dello stadio. Villani stesso ricordava come il gruzzolo superasse spesso le loro aspettative.

A Torino fecero anche di peggio: «montammo su di una vettura tramviaria e riuscimmo a farci largo fra i passeggeri, indicando al bigliettaio, quale pagatore della comitiva, uno sconosciuto austero signore con la barba, che si trovava casualmente dietro di noi. Lo credereste? Il barbuto personaggio stette allo scherzo e pagò i nostri biglietti».

L’ingresso allo stadio era meno complesso, ma anche in tal senso, i primi supporters rossoblù usarono spesso la fantasia, quando non addirittura la “truffa”. Narra ancora Villani: «Una volta entrammo consegnando certi tagliandini verdolini che altro non erano se non una reclàme che il nostro imperterrito atteggiamento aveva trasformato agli occhi della “maschera” in autentici biglietti di tribuna».

Ma non era tutto sempre semplice. Né tutti erano disposti ad aiutarli. Una volta, a Bari, dopo Bari-Bologna, il pullman dei tifosi rossoblù venne rifornito in zona stadio con benzina mista ad acqua. Il tempo di arrivare in Abruzzo e il mezzo si fermò e dovette essere spinto dai tifosi stessi fino al primo benzinaio.

Tifosi del Bologna pronti per una trasferta (Comune di Bologna)

Tifosi del Bologna pronti per una trasferta (© Comune di Bologna)

Dal torpedone al treno con medesima inventiva…

Col tempo, il treno divenne uno dei mezzi migliori per le trasferte ma, ancora una volta, il costo non era facile da sostenere per i tifosi rossoblù. Accadeva quindi che alcuni pagassero regolarmente il biglietto e poi aiutassero gli altri. Si creava un mucchio con cappotti, pellicce, cappelli ed altro, e sotto si nascondevano quelli senza biglietto. Racconta sempre Villani: «Tranquilli e indifferenti, giocavano una partita a carte sulle nostre schiene, accompagnando il liscio e il busso del “tresette” con manate più violente proprio nel momento del passaggio del controllore».

Ma c’è un aneddoto che più degli altri racconta quel tempo. I nostri sono senza biglietto sul treno, il controllore arriva e chiede di mostrare i titoli di viaggio. Villani, con una delle sue trovate tra la goliardia, la truffa e il genio assoluto, risposte toccandosi una spilletta del Bologna che campeggiava sul bavero della giacca: «Siamo della Sgodonov…». I due amici lo imitarono, estraendo anche i propri documenti personali per indicare la volontà e la disponibilità di mostrarli al controllore. Questi rispose semplicemente «Prego, non si disturbino» e andò oltre.

Tifosi pronti per il treno per Genova (Comune di Bologna)

Tifosi pronti per il treno per Genova (© Comune di Bologna)

Gino Villani e i treni speciali

Oggi è normale avere qualcuno che organizzi treni, autobus o addirittura aerei per alcune trasferte o momenti speciali. Una volta non era così. Le cose cambiarono proprio grazie a Gino Villani e Otello Montanari (del famosissimo Bar Otello). Furono loro a inventare le “Trasferte Rossoblù” grazie ad un accordo con le Ferrovie di Stato. Treni speciali organizzati per portare nel miglior modo possibili i tifosi in trasferta.

I tifosi rossoblù furono i primi in Italia a farlo, poi imitati da tutte le altre tifoserie. In questo caso, però, i controlli erano maggiori: sul treno saliva chi aveva il biglietto e che avrebbe poi potuto entrare anche allo stadio. Qualche “imboscato” ci fu comunque, e dovette pagare il biglietto in carrozza.

E quella dei treni speciali fu una grande idea. Non a caso vennero poi copiati. Nel 1925, per la finale contro il Genoa, l’accordo prevedeva che il Bologna raggiungesse la quota di 300 tifosi. La quota venne raggiunta senza troppe difficoltà. La bontà dell’idea viene avvalorata da questo dato: solo quattro anni dopo, per la finale del 1929 contro il Torino, i tifosi prenotati in treno erano 2500.

Allora come oggi, una parte importante del tifo era composto dalle donne. Tante parteciparono ad esempio alla trasferta del 7 luglio 1929, ce lo dice un trafiletto de “Il Resto del Carlino” dell’epoca, che racconta anche del vestiario. Le tifose bolognesi avevano nastri colorati nei capelli, fazzoletti al collo e non solo: molte avevano anche indossato camice e gonne in uno spezzato rossoblù. Chi aveva la camicia rossa e la gonna blu e chi viceversa.

Gino Villani a Roma per la Finale del 1929

Gino Villani a Roma per la Finale del 1929

Gino Villani e il tifo allo stadio

Come detto, il nostro era istrionico, quasi un attore. Allo stadio, o negli spettacoli per autofinanziare il gruppo, dava il proprio meglio. Si racconta che il suo capolavoro fosse una sorta di messa calcistica cantata in dialetto bolognese. Messa che culminava col delirio degli altri tifosi rossoblù.

Popolare anche presso gli avversari, era solitamente salutato con simpatia assieme alla propria brigata di amici. Non bastassero le sue invenzioni (tra cui anche canzoni e marcette di alcune delle quali abbiamo parlato in passato) tra i suoi amici c’era Antonio Pinotti (pittore grafico e pubblicitario), che preparava illustrazioni, cartelloni e quant’altro potesse loro servire: anche pergamene che commentavano gli incontri contenenti filastrocche, zirudelle o altre idee dell’eclettico Villani.

Fin dagli anni di Schiavio, ha guidato il tifo lanciando il suo classico “Alè alè, Forza Bologna!” (che si sente all’inizio dell’omonima canzone fatta con Ruggero Passarini) sia come festeggiamento che come incitamento. Inizialmente con la propria voce, poi con un megafono “semplice” e infine con un megafono amplificato.

Amico di tutti i presidenti con cui ebbe a che fare, nessuno di questi riuscì nell’intento di spostarlo dalla sua zona di competenza. Il posto in tribuna tra le “celebrità” venne sempre rifiutato da Villani, che mantenne il suo storico posto tra Littoriale e Comunale, all’ombra della Torre di Maratona. Iconico il suo saluto, proprio da quel punto, a Bulgarelli prima di ogni gara casalinga: «Onorevole Giacomino, salute!». La storia del Bologna passa anche da questo.

Villani e Bulgarelli (Wikipedia)

Villani e Bulgarelli (Fonte immagine: Wikipedia)

Una vita in prima linea per il Bologna

Il Bologna era la sua passione e per il Bologna faceva di tutto. Dava tutto sé stesso. In quel calcio d’altri tempi di cui fù tifoso pionieristico, molti giocatori erano bolognesi come lui e divennero suoi amici. Anche per questo, probabilmente, sentiva ancora di più la propria responsabilità di difenderli. Oltre al semplice campanilismo.

Così, ad esempio, Villani ricordava un episodio capitato a Milano: «All’Arena di Milano, dopo una partita vinta sull’Inter, i tifosi ambrosiani volevano addirittura la testa del terzino Gasperi; e non vi dico come cercammo di difendere il nostro bravo e simpatico Gisto, addirittura assediato da un centinaio di energumeni!».

Fu in prima linea anche nelle proteste e nelle manifestazioni contro il presunto scandolo doping che rovinò l’anno dell’ultimo Scudetto. Sicuramente per questo, ma forse anche ricordandosi l’esperienza dell’aggressione a Gasperi, che Villani una volta vinto lo Scudetto del 1963/64 mise in scena una splendida trovata goliardica. Fece realizzare e applicare a delle bottiglie di vino una particolare etichetta: “Albana Scudetto – imbottigliato, come l’Inter, il 7 giugno 1964”.

Sarti e Villani (Comune di Bologna)

Il cantante Dino Sarti e Gino Villani tra i tifosi rossoblù (© Comune di Bologna)

La fondazione del predecessore del Centro Bologna Clubs

Come ricordava lui stesso, il suo era un tifo fattivo, partecipativo, ma andò oltre al mero tifo personale per una squadra. La sua era una visione d’insieme, che voleva valorizzare il Bologna. Per questo, oltre ad organizzare tifo e trasferte, nel 1965 fondò il Centro Club Forza Bologna, per coagulare tutte le forze del disorganizzato tifo rossoblù.

Era un centro organizzativo e ricreativo polifunzionale che ottenne da subito una grande risposta in termini di pubblico e di apprezzamenti a vari livelli. L’organizzazione però, faticò non poco a superare la morte del suo creatore e vero e proprio deus ex machina.

Dopo la morte nel 1977 di Gino Villani, nel giro di meno di due anni i club si separarono. Molti sparirono. Nel 1989 si tornò ad una unificazione nel Centro Bologna Clubs che conosciamo oggi, che ancora rivede nel leggendario in Gino Villani il proprio fondatore.

Insomma, Gino Villani fu un personaggio straordinario, che per tutta la vita supportò il Bologna in mille modi differenti, aiutando non solo il Bologna e i suoi giocatori a raggiungere grandi obiettivi, ma che permise anche l’unione tra tifosi e valorizzò e promosse il tifo bolognese. Una meravigliosa storia rossoblù di cui non potevamo non parlare.

Le fonti dell’articolo sono i siti: Percorso della Memoria Rossoblù, Archivio e ricerca storica sul Bologna Football Club e della Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, siti che vi suggeriamo di visitare.

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