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Il Bologna e le undici finali con lo spirito del Torneo dei bar

Per il Bologna l’obiettivo Europa si gioca in queste ultime undici giornate. Undici finali per rispolverare la mentalità da Torneo dei bar.

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Vincenzo Italiano al Bologna (© Damiano Fiorentini)

Il Bologna si prepara a vivere le ultime undici partite della stagione come se fossero una serie di finali, consapevole che il traguardo Europa, o addirittura Champions League, è a portata di mano. Un obiettivo capace di trasformare un’annata già eccellente in qualcosa di memorabile. Ma per riuscirci, più che la tensione da big match, servirà quello spirito scanzonato e combattivo che ricorda il torneo dei bar di Renzo Ulivieri: entusiasmo, voglia di divertirsi e quel pizzico di incoscienza che spesso fa la differenza nei momenti decisivi, sacrificare il singolo per dare al gruppo.

Un Bologna da battaglia, per un’Europa da sogno

La squadra di Italiano ha ormai acquisito identità e personalità. Sicura dei propri mezzi, è capace di un pressing asfissiante per riconquistare subito il pallone, mettendo in difficoltà qualsiasi avversario. Lo sanno bene anche le big del campionato, Inter, Juventus e Atalanta, che dovranno affrontare i rossoblù in questa volata finale.

Curiosamente, però, le prestazioni migliori il Bologna le ha offerte proprio contro le squadre più blasonate, mentre ha trovato più ostacoli contro avversari di seconda fascia. Le sconfitte contro Verona e Parma hanno dimostrato che l’ostacolo più grande non è solo tecnico, ma anche mentale: il rischio è quello di perdere brillantezza quando la partita richiede pazienza e cinismo.

La compattezza del Torneo dei bar

Ecco perché, in questo sprint decisivo per l’Europa, Italiano dovrà trasmettere ai suoi la giusta mentalità: giocare con leggerezza, senza perdere concentrazione. Il Bologna sta bene fisicamente e ha ricambi di qualità in tutti i reparti. L’assenza di Freuler, ad esempio, non preoccupa: Ferguson può prenderne il posto senza far rimpiangere lo svizzero, mentre sulle fasce le alternative abbondano, da Orsolini a Ndoye, passando per Dominguez e Cambiaghi. Un ventaglio di soluzioni che permette di cambiare pelle in corsa e di trovare sempre nuove risorse offensive.

Se il possesso palla e il gioco ragionato non dovessero bastare, sarà il caso di affidarsi a verticalizzazioni rapide e ripartenze fulminee, sfruttando la velocità di Castro, pronto a infilarsi negli spazi come una freccia.

Bologna, cosa serve per la corsa Europa?

Per sognare in grande, però, il Bologna dovrà dimostrare maturità anche nelle sfide meno scintillanti. Non si può sbagliare contro chi lotta per la salvezza, perché i punti persi con le squadre di bassa classifica rischiano di pesare come macigni.

In questo finale di stagione, dunque, serviranno cuore, intelligenza e quel pizzico di sana follia che ha sempre caratterizzato le squadre più belle da vedere. Come ai tempi di Ulivieri e della storica promozione in A, il Bologna può rispolverare la mentalità del torneo dei bar per l’obiettivo Europa, per trasformare il desiderio in realtà.

Fonte: Giuseppe Tassi, Il Resto del Carlino

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