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Da una parte “i migliori”, dall’altra “neanche un terzo…”: Bologna, sei bello e dividi

Il Bologna è una realtà, e sembra aver avuto il riconoscimento da tutti, o quasi…

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Bologna-Napoli 2-0, ora i rossoblù sono al quinto posto della classifica di Serie A (©Damiano Fiorentini)
(© Damiano Fiorentini)

Una vittoria così, come quella del Bologna contro il Napoli domenica pomeriggio, è una delle cose migliori e allo stesso tempo peggiori che potessero capitare a ridosso di una sosta per gli impegni delle nazionali. Non chiaramente per il risultato, e ci mancherebbe solo. Ma per il mare di parole che arrivano, nel bene – migliore – e nel male – peggiore.

Siamo solo a martedì, quindi a poco più di 48 ore dal match, e già (come è normale che sia, a dirla tutta) se ne sono registrate così tante che basterebbero per i restanti giorni. Prendiamo quelle belle, perché hanno tutte un ragionamento logico, più che di pancia, ma registriamo anche quelle brutte

La parola innominabile

Non per scaramanzia, ma per realismo. Una frase pari pari a quella pronunciata da Marco Di Vaio, direttore sportivo del Bologna, quando è stata affiancata ai Rossoblù la parola Scudetto. Quella parola che, giustamente, qualche tifoso usa: chi, se non loro, posso permettersi di sognare? E con giusta causa, ci permettiamo di aggiungere. Già, perché il Bologna è lì, tra le grandi, perché grande lo è diventato.

Bologna-Napoli 2-0 (©Damiano Fiorentini)

Emil Holm (©Damiano Fiorentini)

E quindi, essendo lì a novembre, senza dare minimamente segni di resa e, al contrario, crescendo sempre di più, viene buttato nella mischia anche dagli addetti ai lavori: se tutti giocano al “ciapanò”, se nessuno scappa, perché non parlarne? A Fontana di Trevi, su Cronache di Spogliatoio, il Bologna viene definito “la società migliore d’Italia”. A Sky Calcio Club, domenica sera, si è parlato delle qualità del Bologna e del perché possa essere considerato per la corsa maggiore: allenatore e rosa ampia. Tutti volano sulle ali dell’entusiasmo, oppure si sono accorti che il Bologna è diventato davvero una grande? 

Ma c’è qualcuno che ancora dubita del Bologna?

Non è mica sempre tutto rose e fiori, però. No, perché, come ci si poteva aspettare, c’è qualcuno – pochissimi, va specificato – che ancora sottovaluta i singoli del Bologna. Magari non tutti questi singoli (perché alcuni è davvero difficile sottovalutarli…), ma c’è chi ancora pensa che qualcuno renda un po’ per caso (o che sia in Serie A “a caso”). Un po’ perché ha avuto buoni allenatori (e beccarne due di fila…), un po’ per fortuna.

No, la realtà è un’altra, ed è questo Bologna. Partito da Joey Saputo, da Claudio Fenucci e dalla scelta di Giovanni Sartori, seguita da Marco Di Vaio. Loro hanno costruito questo Bologna, sbagliando pochissimo: non di certo gli allenatori, qualche raro abbaglio sui giocatori. Dopo tre anni, due allenatori, tre mercati estivi, due mercati invernali e tanto, tantissimo lavoro, non è un caso. Non è fortuna. È tutto meritato. E se domenica è andata in scena una lectio magistralis ai Campioni d’Italia – applaudita anche da Antonio Conte – vuol dire che questo è il destino del Bologna: essere grande.

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