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Bologna, la maratona delle 51 partite che l’ha trasformato in una big

Nella classifica delle italiane più impegnate, il Bologna chiude ottavo: ecco cosa comporta giocare partite da big.

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Vincenzo Italiano nell'ultima sfida contro il Genoa crediti Damiano Fiorentini
Vincenzo Italiano nell'ultima sfida contro il Genoa (© Damiano Fiorentini)

Quando si pensa al Bologna, il club rossoblù dipinge spesso l’immagine di una società pragmatica: solida in campionato, rispettosa degli equilibri, lontana dal caos delle grandi piazze. Ma la stagione 2024/25 ha spostato questa percezione mettendola in un altro scenario. Con 51 partite ufficiali — tra campionato, Champions League e Coppa Italia — il Bologna si è mostrato come una vera e propria big del calcio italiano, guadagnandosi l’ottavo posto nella classifica stilata da Transfermarkt.

Questo non è stato un semplice balzo statistico, ma piuttosto la conferma di una trasformazione. Sempre più ambizione. Sempre più abitudine agli impegni ravvicinati. Il club ha assimilato le logiche del calcio europeo a ritmi da prime della classe.

Bologna, un salto di qualità

Gestire maratone come queste non è cosa da poco eppure il Bologna ha superato il test con il piglio di chi sa di poter contare su una struttura “big”. La stagione non era soltanto una questione di numeri: rappresentava una prova di resistenza. Resistenza fisica, ma soprattutto mentale. Affrontare alti ritmi, pressioni diverse, affronti ravvicinati tra campionato e competizioni internazionali mette a dura prova anche le rose più attrezzate. Ma il Bologna ha risposto presente, dimostrando che dietro c’è un lavoro preparatorio serio, capace di tenere in equilibrio carico atletico e performance sul campo.

Ed è in questo contesto che il lavoro dell’allenatore e del suo staff atletico ha fatto la differenza: non si trattava solo di partite, ma di recuperi, allenamenti calibrati, gestione dei micro-infortuni. Lo spessore atletico emerso nell’arco della stagione è la prova lampante che il Bologna sa stare dove prima faticava a guardare.

Italiano, il metronomo tattico che ha cambiato il ritmo delle partite

L’arrivo di Vincenzo Italiano ha segnato una svolta chiave. Con la sua visione il Bologna ha imboccato altre strade: pressing alto, ritmo elevato, approccio spregiudicato soprattutto nelle partite secche. Un percorso che si è tradotto nel successo della Coppa Italia, un trofeo che mancava da 51 anni.

Italiano ha saputo imprimere carattere e identità, trasformando la squadra in un raggruppamento pronto ad affrontare anche gli impegni più pesanti. La differenza l’ha fatta anche nel come si vince: il Bologna ha imparato a chiudere partite in condizioni non ottimali, a fare la differenza nella gestione degli intrecci. La Coppa Italia ne è il bottino più evidente, ma anche il numero di vittorie totali (22 su 51) dice molto di quanto la mentalità del gruppo sia cambiata.

Italiano e il suo turnover intelligente

Mai superficiale, sempre calibrato. Il turnover attuato da Italiano non è stato un semplice ruota-pallone: è stato pensato, calibrato, funzionale agli obiettivi. A ogni turno, la squadra ha saputo rispondere con lucidità: i titolari hanno garantito continuità, le seconde linee hanno mostrato di poter essere alternative concrete. Il risultato è stato una stagione senza cali pesanti, solida fino alla fase decisiva, e con un motore pronto a girare fino alla fine.

Bologna, verso nuove sfide e… partite

Il cammino appena concluso non è che la prima pagina di una storia ancora da scrivere. Con la qualificazione in Europa League e la Supercoppa, la stagione 2025/26 sarà ancora più intensa.

Ecco perché il lavoro fatto quest’anno assume doppio valore: ha gettato le basi per un’ulteriore crescita, alzando l’asticella delle aspettative. La stagione appena chiusa ha spiegato che quel tipo di calendario, un tempo inconcepibile, oggi è dentro al DNA del Bologna. Il compito ora è farlo diventare abitudine.

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