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Bologna, l’ambizione diventa realtà: il futuro da big è ora

Dal rischio Serie B alla Champions: il Bologna di Saputo è un modello vincente, a descriverlo è Claudio Fenucci.

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Claudio Fenucci (© Damiano Fiorentini)
Claudio Fenucci (©Damiano Fiorentini)

C’è stato un tempo in cui il Bologna arrancava tra le ombre della Serie B, un tempo in cui il glorioso passato sembrava un ricordo sbiadito e il futuro una nebbia di incertezze. Poi, nel 2014, è arrivato Joey Saputo. E con lui, una nuova narrazione ha preso forma, una storia di crescita e resilienza che oggi vede il club rossoblù stabilmente tra le grandi del calcio italiano ed europeo. Le parole dell’AD del Bologna, Claudio Fenucci, rilasciate a Radio TV Serie A con RDS, offrono uno spaccato di questo viaggio straordinario. Un viaggio fatto di investimenti, di momenti difficili, di scelte coraggiose e, soprattutto, di ambizione. Perché se c’è una parola che definisce il Bologna di oggi, è proprio questa: ambizione.

Da Mihajlović alla Champions: il salto di qualità

Quando il Bologna ha iniziato la sua avventura in Serie A sotto la guida di Saputo, la stabilità era l’obiettivo primario. Dopo qualche stagione di alti e bassi, nel 2019 è arrivata una delle figure più iconiche della recente storia rossoblù: Sinisa Mihajlović. Il tecnico serbo, con la sua grinta e il suo spirito indomabile, ha impresso una svolta emotiva e tecnica al progetto. Non si è trattato solo di un miglioramento tattico, ma di un’identità da ritrovare, un senso di appartenenza da ricostruire.

Oggi il Bologna ha raggiunto la Champions League. E lo ha fatto con un percorso graduale ma deciso, che ha visto l’arrivo di Vincenzo Italiano come un ulteriore tassello nella crescita. Dopo un iniziale periodo di assestamento, la squadra ha trovato una nuova alchimia, un equilibrio perfetto tra gioco propositivo e solidità. La vittoria contro il Borussia Dortmund è stata il manifesto di questa evoluzione: il Bologna non è più solo una bella realtà italiana, ma un club che può dire la sua anche in Europa.

Fenucci, Bologna e il futuro finanziario

La crescita sportiva porta con sé sfide economiche. Fenucci lo sa bene e non nasconde le difficoltà di mantenere alto il livello senza cedere ai compromessi finanziari. L’Atalanta rappresenta un modello virtuoso: scouting capillare, investimenti nel settore giovanile e una gestione intelligente del mercato. Il Bologna sta cercando di seguire una strada simile, sempre con le sue peculiarità. Giovanni Sartori, architetto di successi a Bergamo, è ora uno dei punti di riferimento della strategia rossoblù. Con lui e Marco Di Vaio, la società sta lavorando per potenziare il vivaio e rendere il club sempre meno dipendente dalle plusvalenze. L’idea è chiara: crescere in campo e fuori, senza dover smantellare la squadra a ogni sessione di mercato.

Il Dall’Ara e la sfida degli impianti

Ma il calcio moderno non si regge solo sui risultati sportivi e sulle intuizioni di mercato. Servono infrastrutture adeguate, stadi all’altezza delle ambizioni. E qui il Bologna si scontra con una realtà complessa. Il progetto di riqualificazione del Renato Dall’Ara è emblematico: partito con un budget di 130 milioni di euro, è arrivato a sfiorare i 220 milioni. Il Covid, l’inflazione e le difficoltà burocratiche hanno reso il percorso ancora più tortuoso.

Il club, insieme al Comune di Bologna e al Governo, sta cercando soluzioni per rendere sostenibile l’investimento. E il Bologna sa bene che il futuro del tifo passa anche da qui. “Solo riqualificando gli impianti possiamo creare i tifosi del domani”, ha sottolineato Fenucci. Parole che risuonano come un monito per tutto il calcio italiano, ancora troppo legato a strutture obsolete.

Fenucci: «Bologna, un sogno diventato progetto»

Il Bologna di Saputo è la dimostrazione che con visione e pazienza si può costruire qualcosa di importante. Dalla lotta per la salvezza alla Champions League, dal sogno all’ambizione concreta di restare stabilmente tra le grandi. Il percorso non è finito e le sfide sono tante, ma il club rossoblù ha ormai cambiato status.

E chissà, forse tra qualche anno racconteremo questa storia come l’inizio di qualcosa di ancora più grande.

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