Bologna FC
“La mia vita te la dedico”, lettera aperta di un tifoso Rossoblù
Lettera aperta di un tifoso rossoblù dopo la vittoria del Bologna della Coppa Italia. La mia vita te la dedico…

Anni fa, quando eravamo poco più di un blog di tifosi, scriveva per noi Luca Ferri, un amico con cui ho condiviso numerose partite, un tifoso che di “La mia vita te la dedico”, ha fatto davvero una filosofia di vita con anni di trasferte e che, dopo la vittoria della Coppa Italia del Bologna, si è sentito di inviarci una specie di lettera aperta.
A Roma eravamo assieme, e conscio del suo sentimento per quella competizione e del fatto che non avesse avuto modo di acquistare la sciarpa celebrativa della vittoria, gliel’ho regalata pensando al bambino in lui che in una sera romana raggiungeva il sogno di una vita.
Sì, sono uno di quelli a cui ogni estate ripeteva che avrebbe voluto vincere la Coppa Italia, e nella foto di apertura vedete parte del gruppo. Oggi pubblichiamo di seguito la sua lettera: la sua storia è quella di tanti di noi cuori rossoblù.
La nascita del sogno di un bambino: la Coppa Italia del Bologna
A volte i sogni più belli ti accompagnano per tutta la vita e sono un po’ come una coperta di Linus… ti appoggi a loro, pensando comunque che sarà impossibile che si avverino. Stavolta invece è tutto vero, sembrava folle anche solo immaginarlo, ma è successo davvero: il mio Bologna ha vinto la Coppa Italia.
Adesso però seguitemi e facciamo insieme un passo indietro, sfogliando l’album dei ricordi e riempiendoci di oltre 50 anni di polvere. Torniamo al 23 maggio 1974 e alla finale di Coppa Italia Bologna Palermo. Quel giorno avevo compiuto da poco 9 anni, ma ero già tifosissimo del Bologna e nelle mie figurine Panini gli idoli erano il capitano Giacomo Bulgarelli e Savoldi, il nostro Beppegol. La partita, rigorosamente in bianco e nero, veniva trasmessa in televisione e la guardai, con la maglietta rossoblù, una sciarpa al collo e una bandiera in mano.
Partita brutta, col Palermo sempre in vantaggio per 1 a 0 e il Bologna che pareggia al novantesimo, per poi vincere ai calci di rigore dopo due ore e mezza di sofferenza indescrivibile e battiti a mille.
La scena buffa di quel pomeriggio, alla fine della partita, vedeva un bimbetto correre felice per una via della Pietra quasi deserta, sventolando orgoglioso la sua bandierina e dicendo a tutti i vicini di casa che in futuro non sarebbe mai mancato a una finale del Bologna e avrebbe sofferto sui gradoni di uno stadio tifando a perdifiato e di certo non in casa, davanti a un triste schermo.

Bulgarelli con la Coppa Italia 1973/74 (© Wikipedia)
Le altalene del destino del Bologna non fermano il sogno
E cos’è successo in questi 51 anni alla mia adorata squadra del cuore?
Avete un’altra domanda?
Il Bologna non ha mai più giocato una finale e ovviamente non ha mai più vinto niente dopo quella coppa del 1974, se non una coppetta Intertoto, paragonabile a un salame vinto al cral in un torneo di briscola.
E io, nel ricordo di quel lontano pomeriggio, in cui mi sentivo tifoso della squadra più forte del mondo, ho cominciato a rompere le balle a tutti i miei amici, dicendo ogni estate, puntuale come la morte e le tasse, che il mio sogno era vincere di nuovo la Coppa Italia.
E invece il povero Bologna, nel 1982, è retrocesso per la prima volta nella sua storia in Serie B e l’anno dopo ha continuato brillantemente la sua discesa agli inferi, precipitando nello sprofondo della Serie C. E questa agonia è continuata inesorabile negli anni successivi, perché, dopo essere risaliti in Serie A nel 1988 grazie a una cavalcata trionfale, siamo di nuovo retrocessi tristemente in Serie B nel 1991 e poi ancora in Serie C, con annesso fallimento, nel 1993.
La doppia promozione nel biennio 1995/1996 e gli anni bellissimi con campioni come Signori, Baggio, Andersson, Kolivanov e Ingesson, culminati con una semifinale di Coppa Uefa e una quasi qualificazione in Champions, mi avevano fatto pensare che le sofferenze fossero finite e che, dopo i fasti degli anni ’20 e ’30, e dopo lo scudetto del 1964, potesse iniziare, per i nostri colori un po’ stropicciati, una nuova età dell’oro.
E invece la retrocessione atroce del 2005, dopo lo spareggio sanguinoso con un Parma costruito coi soldi del Monopoli, ci ha riportato coi piedi per terra.
Sono così ricominciate le nostre piccole e misere soddisfazioni: la promozione del 2008 coi gol del conte Max e, dopo l’ennesima e quasi fallimentare retrocessione in B con Guaraldi, l’ultima promozione in A del 2015, con uno spareggio che ha accorciato la mia vita di almeno 10 anni.
La mia vita te la dedico
E personalmente, nel mio cassettino dei ricordi, quali sono le fotografie di oltre 50 anni passati sui gradoni a coltivare un sogno?
Alcune salvezze a dir poco rocambolesche a fine anni ’70, fra un gol al rallentatore di Nanni all’Olimpico e una gomitata di Cresci a Bagni in un 2 a 2 con un Perugia imbattibile.
Un drammatico pomeriggio ad Ascoli, il 16 maggio 1982, pieno di rabbia e lacrime.
Un 5 maggio 1983 a Cremona, in cui 4 gol ci fecero rotolare miseramente in Serie C.
Le innumerevoli trasferte, spesso coronate da sconfitte umilianti, su campi improbabili e sperduti, dimenticati da Dio e dagli uomini.
Un anno finalmente da leoni, guidati dal nostro profeta Gigi Maifredi, con una trasferta a San Benedetto del Tronto in cui eravamo talmente tanti da sentirci invincibili.
Sei vittorie consecutive e un gol epico di Bresciani nel 1996, che ci riportarono, assetati più che mai, nell’oasi della serie A dopo un calvario infinito.
Un rigore inventato al novantesimo che ci rubò col Marsiglia una meritatissima finale di Coppa Uefa.
Alcune semifinali di Coppa Italia, fra un gol beffa dell’ex Cornacchini e un furto con scasso a Firenze, che ci hanno illuso di poter sfiorare di nuovo il sogno.
Una sera del 18 giugno 2005 in cui l’odiato Parma riuscì a ribaltare la nostra vittoria di 4 giorni prima e ci rispedi’ all’inferno 9 anni dopo l’ultima promozione.
Un gol, su papera del nostro portiere, del mai abbastanza insultato Ranocchia, che ci eliminò, al centoventesimo minuto di un quarto di finale di Coppa Italia, dopo una memorabile partita a San Siro con l’Inter.
Uno spareggio col Pescara, soffocati da un caldo infernale, che, dopo un “tranquillo” secondo tempo durato per le mie povere coronarie almeno un paio d’anni, ha sancito, 10 anni fa, la nostra ultima promozione.

La promozione della stagione 2014/15 (© Bolognamo.blgspot.com)
L’arrivo di Saputo e il crescendo degli ultimi anni
E poi, dopo 7 anni di speranze e illusioni represse da una dirigenza finalmente solida ma incapace di programmare e di sognare, ecco l’illuminazione che ha svoltato la mia triste vita da tifoso… il Presidente Saputo, stanco di salvezze striminzite e promesse disattese, finalmente in missione per conto di noi tifosi, ingaggia il miglior direttore sportivo italiano, Giovanni Sartori (sempre sia lodato!).
Il resto è storia recente… il primo anno di Sartori 54 punti e un nono posto, il secondo anno 68 punti, un quinto posto e la memorabile qualificazione in Champions e il terzo anno la “MIA” Coppa Italia, quella che sognavo fin da bambino, quella che aveva popolato mille discorsi fra amici e lunghe notti insonni di discussioni calcistiche, quella che si è materializzata in una meravigliosa “sera dei miracoli” di maggio, alla veneranda età di 60 anni, poco prima di dovermi servire della zanetta per salire i gradoni.
La vittoria della terza Coppa Italia del Bologna. La sera dei miracoli
Cosa dire del 14 maggio 2025? Che non dimenticherò neanche un piccolo particolare della “giornata perfetta”.
Il ritrovo delle dieci di mattina con gli occhi già spiritati.
Il viaggio in macchina col batticuore e la sosta in autogrill a Montepulciano, fra centinaia di tifosi accomunati da un unico sogno.
L’arrivo al ritrovo di Ponte Milvio e l’accumularsi di migliaia di persone colorate di rossoblù, drogate di tifo e con una voglia pazzesca di essere felici insieme.
Il corteo gigantesco e assordante fino allo stadio Olimpico, accompagnato dagli applausi dei passanti.
L’entrata, quasi tre ore prima dell’inizio della partita, in uno stadio meraviglioso e ancora vuoto.
I nostri settori, pulsanti e con la pressione a 180, già pieni alle sette.
L’attesa spasmodica del fischio d’inizio, ma con la speranza che quegli attimi durassero il più possibile, per la paura che la nostra nuvola di Fantozzi potesse azzerare la dolcissima attesa cominciata nella notte del 3 a 0 di Empoli, quasi un mese e mezzo prima.
L’entrata in campo delle squadre, col cuore che mi schizzava in gola.
La splendida coreografia, tanto annunciata e da lacrime agli occhi.
I cori di 30mila persone, tutte in piedi e protese a vivere finalmente una giornata di gloria, dopo un filotto interminabile di delusioni.
Il momento del gol, talmente emozionante da farmi invocare un defibrillatore.
L’ultimo quarto d’ora, con la paura di veder svanire tutto, ma con la voglia di cantare ancora a squarciagola, per sostenere i nostri eroi nell’ultimo sforzo.
Il fischio finale, accompagnato da un grido interminabile per scacciare in un colpo solo più di 50 anni di magoni. Il Bologna ha vinto la Coppa Italia.
E infine il pianto liberatorio, ricordando le migliaia di partite passate sui gradoni al sole o sotto la pioggia, le tantissime delusioni cocenti e la sensazione che non saremmo mai riusciti ad alzare un trofeo.
In pochi secondi mi sono passati davanti tutti gli amici che hanno condiviso con me, tifando a prescindere, le poche gioie e i tantissimi dolori e soprattutto mio padre, che mi aveva trasmesso la passione per questa maglia, che aveva vissuto da tifoso l’ultimo scudetto e che avrebbe tanto voluto condividere con me, almeno nel mio racconto entusiasta, questa notte trionfale e irripetibile.
Ciao papà, volevo dirti che mi manchi tanto, che stiamo di nuovo giocando come in Paradiso e che il nostro Bologna è tornato “lo squadrone che tremare il mondo fa”.
Luca Ferri

La festa del Bologna con i propri tifosi dopo la vittoria della Coppa Italia (© Bologna FC)
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stefano sassatelli
21 Maggio 2025 at 15:02
racconto bellissimo ..grande pezzo