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Dan Ndoye: «Quest’anno con Italiano ho la libertà di esprimermi»

Dan Ndoye parla del legame con Bologna e del sogno Coppa Italia, nonostante l’infortunio che lo tiene fuori dal campo.

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Dan Ndoye (© Bologna FC 1909)

C’è un filo sottile che lega Nyon a Bologna. Parte dal Lago di Ginevra e arriva dritto al cuore del Bologna, lo stadio Dall’Ara. A creare questa connessione è Dan Ndoye, l’esterno svizzero che ha saputo guadagnarsi l’affetto di una città intera.

Il quotidiano La Côte, voce autorevole della sua città natale, gli ha recentemente dedicato un ritratto sentito e sincero. Titolo emblematico: “Una star che non vuole esserlo”. Perché sì, Ndoye oggi è uno dei volti più riconoscibili del Bologna, ma continua a portare addosso quell’umiltà genuina che spesso fa la differenza tra un buon giocatore e un punto di riferimento.

Il suo rapporto con la città emiliana è ormai quasi viscerale. «Bologna mi ha accolto come un figlio», racconta. «Lo stadio è sempre pieno, la gente mi riconosce per strada, mi ferma, vuole una foto o un autografo. E io sono felice di concederlo, perché questo è il bello del calcio: il contatto vero con chi ti segue».

Dan Ndoye e il peso dell’infortunio

Fuori dal campo, però, Ndoye sta vivendo un momento complicato. Un infortunio al quadricipite lo ha messo ai box, costringendolo a saltare le sfide contro, prima Udinese e ora Juventus. Ma nella sua voce non c’è spazio per lo sconforto, anzi. C’è la voglia e la fame di tornare in gran forma per la fine di questa stagione. Quella stessa fame che lo ha portato fin qui. «Essere in finale di Coppa Italia è qualcosa di incredibile, ma non vogliamo fermarci. Vogliamo vincerla. Lasciare un segno nella storia del club».

Il suo arrivo in Italia, nell’estate del 2023, ha segnato l’inizio di una nuova fase della sua carriera. «L’anno scorso avevo ruoli più rigidi, ora con Italiano ho maggiore libertà di esprimermi. Ho lavorato sodo per crescere, e questo percorso mi sta ripagando».

C’è un mix raro in Dan Ndoye: talento, dedizione, e quella capacità preziosa di sentirsi parte di qualcosa di più grande. Non cerca i riflettori, ma finisce per illuminarli. A Bologna lo sanno bene.

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