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Dedicato al Civ: giovani voci per un maestro senza tempo (Più Stadio)
Il premio dedicato al Civ celebra talento, memoria e nuove voci del giornalismo.
Parlare del ritorno del Civ forse non è corretto: Gianfranco Civolani, infatti, non se n’è mai davvero andato. È rimasto tra noi in quelle pagine che sfornava con instancabile ritmo, libri che arrivavano puntuali sotto Natale come fossero auguri fatti di carta. «Se nessuno mi pubblica più, scrivo sui muri!», scherzava. Ma era credibile, perché Civolani era capace di farlo davvero.
Il Teatro Duse che diventa memoria di Gianfranco Civolani
Quest’anno il suo spirito torna, simbolicamente e concretamente, al Teatro Duse. Un luogo perfetto per un uomo che non è stato soltanto giornalista e scrittore, ma anche talent scout culturale, direttore artistico in anni in cui fece salire su un palcoscenico allora periferico nomi destinati a diventare leggendari: Paolo Poli, Gigi Proietti, Enzo Jannacci.
È proprio lì che, questa sera, va in scena la terza edizione del premio giornalistico a lui intitolato, nato nel 2023 grazie alla sensibilità di Valeria Vacchetti e Stefano Mangherini, compagni d’avventure ai tempi della Libertas. Più che un riconoscimento, un modo per restituire qualcosa all’amico che aveva trasformato il lavoro in un legame affettivo.
Il concorso è rivolto ai giovani giornalisti di età compresa tra i 18 e i 35 anni, diviso in tre categorie – scrittura, televisione e radio – che hanno raccolto lavori sorprendentemente maturi. Un tributo ideale per un uomo che aveva iniziato con la carta stampata, ma che sapeva reinventarsi con naturalezza diventando voce, volto, presenza riconoscibile attraverso ogni mezzo di comunicazione.
Il Civ e il rapporto speciale con i giovani
Premiare i giovani è un gesto che lo avrebbe fatto sorridere: i ragazzi erano il suo territorio preferito, interlocutori con cui instaurava un rapporto diretto, mai paternalistico.
Civolani era così: un burbero di facciata, con un cuore capace di aperture improvvise. Non divideva il mondo in maestri e apprendisti: lo divideva in persone con cui era possibile dialogare e persone con cui semplicemente non scattava la sintonia. Nessun rancore, nessuna altezzosità. Se trovava la vibrazione giusta, regalava nozioni, racconti, consigli dispersi come “perle a caso” — mai dall’alto di una cattedra, sempre dall’altezza di una panchina da condividere.
Le sue parole che continuano a parlare
Durante la serata risuoneranno le sue parole, affidate alle voci di due grandi appassionati del Bologna proprio come lui: Alessandro Pilloni e Orfeo Orlando. Pilloni presenterà il reading “Ciao Civola. La vita secondo il Civ”, cucito su una selezione di testi personali: le prime cotte calcistiche, l’adorazione per Gino Cappello — il suo “mattocchio” prediletto — e quella relazione viscerale con Bologna, città dalla quale si allontanava solo per poter sentire più forte il richiamo del ritorno.
Sarà una serata particolare, quasi sospesa, in cui le frasi di Civolani torneranno a mostrare la loro attualità. Perché lui, scrivendo, sembrava sempre qualche passo avanti. I tre giovani premiati porteranno a casa non solo un riconoscimento, ma un incoraggiamento a inseguire il proprio sogno con quella stessa ostinazione gentile che lo ha accompagnato per tutta la vita.
Quanto a Civolani, ciò che sappiamo è sufficiente: non se n’è mai andato. E non se ne andrà. Non finché ci sarà qualcuno che avrà voglia di rileggerlo, ascoltarlo, o semplicemente ricordarlo.
Fonte: Marco Tarozzi, Più Stadio
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