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Il Grillo Pensante – I conti non tornano – 11 dic

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Così proprio non va. Il sentiero dissestato su cui si è incamminato il Bologna ha trovato conferme nell’opaca trasferta di Udine, certificazione inopinabile che la bussola è stata smarrita insieme a grinta ed idee; questo trend infelice si traduce nel perfetto allineamento allo stesso magro bottino di un anno fa (16 punti) ma caratterizzato da spinte motivazionali profondamente differenti: a Danilo che frantuma in mille pezzi le ormai consolidate speranze di strappare un sofferto pareggio in Friuli fa da contraltare un iperbolico Mattia Destro che piegava sotto i suoi colpi un Napoli frastornato al Dall’Ara dalla veemenza felsinea. Così la navigazione, inizialmente spedita, si è tramutata in un traghettamento stanco e trascinato che comincia a spazientire anche i tifosi più garantisti, dove 1 sola vittoria nelle ultime 10 partite fa da monito all’indispensabile cambio di marcia…non si dovrebbe rischiare di restare insabbiati nella lotta retrocessione considerando il mediocre rendimento delle ultime della classe, ma il susseguirsi di nuove prove incolore raffredderebbero irrimediabilmente l’entusiasmo dell’ambiente, tramutando questa stagione nello stereotipo di un abulico “anno di transizione” da tutti temuto.

I numeri nel loro dettaglio sono impietosi: il Bologna ha il 5° peggior attacco della Serie A (non ha segnato neppure 1 rete a partita, soltanto le quattro compagini dietro di lei sono meno prolifiche) e l’8° peggior difesa , sintomi in entrambi i reparti di una latitanza di qualità che non si è colmata nel mercato estivo. L’infortunio di Verdi è stato dannoso come la grandine, ma da solo non può e non deve essere sufficiente a giustificare una sterilità offensiva tanto desolante, dove l’unico in grado di marcare sia il solo Mattia Destro che però è sempre schiavo di se stesso: lampi di classe cristallina ma raramente il coltello tra i denti, in alcune giornate un gigante assoluto ed in altre una comparsa indolente. Quando il tuo centravanti titolare è tanto umorale (e, ad onor del vero, non sempre adeguatamente supportato) non si può prescindere dalla presenza di altri alfieri capaci di piazzare colpi risolutivi.

Anche il muro difensivo rossoblu, baluardo della passata stagione, scricchiola in modo poco rassicurante praticamente da inizio anno: Torosidis al momento è distante anni luce dal rendimento di Rossettini (è presumibile che Krafth possa essere già meritevole della titolarità della fascia destra), Gastaldello e Masina hanno subìto una marcata involuzione, Maietta (per il quale andrebbe tentata la clonazione) è afflitto dalle solite noie muscolari che ne limitano l’impiego; forse l’arrivo di Helander non era sufficiente come alternativa centrale (specialmente se non c’era piena convinzione in Oikonomou), quindi qualcosa andrebbe rivisto perché il reparto non sembra poter più garantire la solidità passata.

Il problema è indubbiamente qualitativo dato che i numeri testimoniano quanto il Bologna sia una squadra dinamica e atleticamente dotata: in serie A soltanto Napoli e Chievo hanno una media di km percorsi lievemente superiore a quella felsinea (108,233 km); peraltro ci sono anche altri numeri, di diversa entità, ad apparire in distonia con il mortificante diciassettesimo posto della squadra, ad iniziare dal monte-ingaggi che per valore (circa 34 milioni) è il nono della lega. Riscontrare che anche il Torino (32) ed il Genoa (30) sono più virtuosi e che l’Atalanta (24) spende addirittura 10 milioni in meno per gli emolumenti dei giocatori è piuttosto emblematico…senza considerare che il Chievo, ogni anno dato per spacciato nella lotta salvezza, per l’ennesima stagione si trova invece saldamente ancorato a metà classifica a dispetto di un monte-ingaggi tra i più bassi della serie A (18 milioni, quasi la metà di quello bolognese).

Anche i tifosi rossoblu meriterebbero altri palcoscenici: attualmente la media spettatori al Dall’Ara è di quasi 20.000 presenze medie, al nono posto della serie A e senza aver ancora ospitato tra le mura amiche le corazzate Juventus, Roma, Napoli, Lazio, Fiorentina e Torino.

Alla luce di tutti questi numeri i conti non tornano; la città dimostra pienamente di meritare ed ambire alla parte sinistra della classifica, luogo che per una società blasonata ed una piazza rilevante come Bologna dovrebbe rappresentare il cortile di casa; tutti i bolognesi sono coscienti degli ingenti investimenti e dell’affascinante progetto che la dirigenza sta perseguendo, ma in questo periodo di persistenti scivoloni, nell’animo dei tifosi rossoblu, la pur sempre salda fiducia in Saputo e nei suoi uomini si sta velando di un nuovo, condiviso sentimento: il vivido malessere derivante dall’incapacità di giustificare la cronica sofferenza rossoblu anche in presenza di una proprietà estremamente facoltosa.

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