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Bologna

Il Resto del Carlino – Thiago Motta nell’incontro organizzato da Aiac: «Il Calcio è uno sport collettivo. In campo bisogna guardarsi, parlarsi e muoversi come un gruppo»

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Crediti: Damiano Fiorentini/1000cuorirossoblu.it

Nel suggestivo scenario dell’aula Giorgio Prodi, adornata da gli affreschi di Bartolomeo Cesi, Thiago Motta si rivolge con fervore a una variegata platea di studenti di Scienze Motorie e allenatori, trasmettendo l’essenza per diventare veri artefici nel plasmare il talento calcistico. Questo non è solo un incontro organizzato dall’Aiac (Associazione italiana allenatori calcio) e dall’illustre Alma Mater, ma un viaggio nel cuore stesso della trasformazione che un allenatore può apportare alla sua squadra, qualsiasi essa sia, con la partecipazione di figure di spicco come Francesco Perondi e Pierluigi Vossi, vice presidenti Aiac, il rettore dell’Università di Bologna, Giovanni Molari, l’assessora comunale allo sport, Roberta Li Calzi, e i rappresentanti regionali della Figc, Simone Alberici e Massimiliano Rizzello. Motta svela con maestria i segreti del laboratorio rossoblù che si affaccia sul palcoscenico europeo, aprendo le porte a una visione avvincente del dietro le quinte del calcio di alto livello. Di seguito sono riportate le parole del mister rossoblù.

Sull’obiettivo Europa: «Stiamo vivendo qualcosa di bellissimo e lo dico sempre ai miei ragazzi: approfittiamone, cercando di vivere questo momento fino all’ultimo secondo. Perché si vive una volta sola e certi momenti passano velocissimi».

Quali sono i segreti per arrivare a creare una squadra così?

«Ho un gruppo di ragazzi con una grande predisposizione al lavoro e non è scontato. Sono padre anch’io e conosco le problematiche dei ragazzi di oggi».

Sull’importanza del gruppo: «Vale per me nel rapporto con i componenti dello staff come per i miei giocatori. Io mi confronto tanto con i miei collaboratori e quando c’è da prendere una decisione ascolto tutti. Poi ci può essere il giorno che sono un po’ giù e una parola del collega aiuta. Vale anche per i miei giocatori: le relazioni all’interno del gruppo sono fondamentali».

E continua ribadendo: «A Casteldebole ho trovato persone competenti che hanno reso tutto più facile».

Si è trattato di un incontro che ha saputo spaziare su vari argomenti, tra i quali l’importanza della tecnica per il mister rossoblù: «Sono nato in Brasile e lì la tecnica è fondamentale. Ma a questa oggi va abbinata la parte fisica, senza tralasciare l’aspetto mentale: i social impattano molto sulla vita di calciatori che spesso sono solo ragazzi di vent’anni».

Arriva poi la domanda da parte di un ex preparatore atletico rossoblù, Francesco Perondi. «Il suo Bologna oggi fa un calcio posizionale o relazionale?»

«È un misto tra le due cose», risponde Motta, facendo poi riferimento alla prossima partita, in casa Atalanta: «Loro sono fortissimi e sanno come non farti giocare. Per questo sarà molto importante la fase relazionale, ovvero la massima partecipazione di tutti i miei giocatori sul campo. Perché il calcio è uno sport collettivo, in campo bisogna guardarsi, parlarsi e muoversi come un gruppo. Anche quelli che sono lontani dal pallone».

L’incontro non finisce qui, perché si chiude solo dopo il collegamento speciale con l’ospedale dov’è ricoverato Renzo Ulivieri, presidente degli allenatori, detto anche e soprattutto Renzaccio.

Gli eventi speciali non finiscono qui

Ieri, al Bologna Official Store del Dall’Ara, la pioggia ha fatto da colonna sonora mancante, ma l’entusiasmo dei tifosi rossoblù per Michel Aebischer e Lukasz Skorupski è stato il vero protagonista. Nonostante il clima avverso, l’accoglienza è stata calorosa, anticipando una serie di partite cruciali per la corsa alla Champions League. Tra selfie e autografi, i tifosi hanno dimostrato tutto il loro affetto per il portiere polacco e il centrocampista svizzero, entrambi determinati a brillare nel prossimo match contro l’Atalanta. Con promesse di grande prestazione, hanno conquistato l’abbraccio del pubblico, che ha concluso l’incontro con cori di sostegno, sfidando anche la pioggia per far sentire il proprio calore.

Fonte: Massimo Vitali, Il Resto del Carlino

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