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Il Resto del Carlino – Thiago Motta, un visionario impopolare

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Fonte: Bologna FC


Andare contro corrente non è cosa da tutti. Lo sa bene Thiago Motta che, dopo 22 giornate, ha conquistato 36 punti. Mai così tanti per il Bologna a questo punto della stagione nell’era dei tre punti. Ma ciò che più sorprende è la quantità di scelte impopolari portate avanti dall’allenatore. Fabbian e Urbanski sull’esterno contro il Sassuolo, solo per citare l’esempio più recente. Ma limitarsi a parlare di ruoli è limitante per il calcio di Motta. A tal proposito calzano perfettamente le parole di Ndoye che ha dichiarato: «Nel calcio di Motta ogni giocatore può essere tante cose dentro la partita: l’ala non è solo un’ala, perché facciamo un gioco di posizioni e non di ruoli».

Questo porta ad una minore definizione dei calciatori stessi che diventano meno “comprensibili” dall’esterno. Esemplificazione di questo concetto è, su tutti, Riccardo Calafiori. Il cui allenatore ha trasformato le caratteristiche. Da semplice difensore, Calafiori, ha migliorato ogni aspetto del suo gioco tanto da renderlo quasi un centrocampista sulla linea difensiva. E in Serie A sembra fare tendenza questo utilizzo spregiudicato della tattica. Max Allegri ha talmente trasformato Cambiaso dal punto di vista tattico che nientepopodimeno che il Real Madrid pare abbia sondato il giocatore. 

Il lavoro fatto da Motta è sorprendente non solo per i risultati, evidenti, ma per quanto questo Bologna sia ad immagine somiglianza del suo Mister. Se bisognasse trovargli un difetto, gli si potrebbe imputare qualche scelta di formazione non sempre inattaccabile. Una lista non certo corta: a partire da Aebischer falso nove, le cinque panchine per Karlsson prima dell’infortunio, l’alternanza del portiere titolare, la continuità non concessa a Lucumi e, da ultimo, l’incondizionata, ma difficile da comprendere, fiducia concessa ad Urbanski.   

Ma che se ne dica i risultati parlano per lui. E per Thiago Motta l’Europa non sarà più una chimera. O qui o sulla panchina di qualche big.

 

Fonte: Massimo Vitali, Il Resto del Carlino

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