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Torino-Bologna, Thiago Motta: «Proveremo fino in fondo ad andare in Champions»

Le parole, in conferenza stampa, di Thiago Motta in vista di Torino – Bologna: ecco cosa ha detto il mister alla vigilia del match di domani.

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Torino-Bologna (© Damiano Fiorentini)
Thiago Motta (© Damiano Fiorentini)

Questo pomeriggio, a due giorni da Torino-Bologna, ha parlato in conferenza stampa Thiago Motta. Di seguito le sue parole.

Può essere una motivazione in più l’anniversario di Superga per il Torino?
«Non lo so, ma so che ci sarà concentrazione di entrambi alla partita. Conosco bene Juric, abbiamo giocato insieme, un vero competitore. Troveremo una squadra forte, che vuole giocare a calcio, una squadra scomoda che prende pochi gol. Noi saremo pronti».

È il sentimento condiviso da tutti il fatto che “il lavoro non è finito”?
«Prima voglio specificare che dopo la partita contro il Monza e contro l’Udinese sono sorte polemiche sulle mie parole. Io chiedo scusa a Palladino e a Cannavaro perchè non cercavo nè polemiche nè alibi, io li rispetto, volevo solo sollevare un problema del gioco. Siamo molto soddisfatti di tornare in Europa dopo così tanti anni per il club: ora abbiamo l’obiettivo di provare ad andare in Champions, sono d’accordo con i miei giocatori al 100%».

In questi giorni di pressioni e voci da fuori, cosa ti è piaciuto di più del tuo gruppo? Il quotidiano è ancora nel loro cuore?
«La pressione è per gli altri, per i club che dovevano andare in Champions sin dall’inizio della stagione. Aver raggiunto l’Europa è un traguardo inaspettato da parte di tutti ma ci ha portato entusiasmo, voglia di provare a fare qualcosa di più importante come arrivare in Champions. Io sono grato ai miei ragazzi e li ringrazio di avermi sempre ascoltato. Ringrazio soprattutto chi ha partecipato di meno, perchè questa settimana abbiamo parlato con tutto il gruppo: è grazie anche a loro che il livello si alza sempre di più. Quelli che giocano devono essere al 200%, anche ieri abbiamo fatto un bel lavoro e tutti mi riempiono d’orgoglio, anche quelli che sanno che non partiranno dall’inizio. Questa è la forza di questo gruppo, e ci siamo messi in una situazione bellissima: proveremo fino in fondo ad andare in Champions».

Saelemaekers lo hai portato sotto la punta per esigenze? Ti è piaciuto? Può far parte del bagaglio di scelte?
«Quando il Bologna l’ha scelto è perchè eravamo convinti di quello che poteva dare, anche nel gruppo. Ora sta dimostrando il suo livello, all’inizio è arrivato con grande pressione perchè voleva dimostrare di essere di alto livello. Gli è servito tempo per adattarsi e per trovare il suo ruolo nel gruppo e nella squadra. Sta bene perchè riesce a far gol, ma fa bene anche tante altre cose: la pressione, l’aiuto ai compagni, nel possesso palla. Speriamo continui così, è difficile sottolineare chi è pià importante di un altro, ma sicuramente sta bene. Non voglio dimenticare di un ragazzo di cui si parla poco, Freuler, che è fondamentale per per permettere al Bologna di fare il calcio che fa».

Cosa ti hanno chiesto ad inizio campionato i dirigenti? Questa squadra deve cambiare molto per fare bene in Europa? Ne avete parlato?
«No, non ne abbiamo parlato ma non lo dico io che una squadra per mantenere il livello si deve migliorare: pensiamo di alzare ancora di più il livello. Oggi però siamo concentrati sul Torino, che è una squadra con buoni giocatori e ha un allenatore forte: da quello che vedo e da quando è arrivato è una squadra continuativa e costante anche grazie a lui che è un competitore. Il nostro campionato è difficile: noi siamo in una posizione interessante, ma voglio fare i complimenti anche a loro perchè da tre anni a questa parte si sono migliorati molto. All’inizio il messaggio era arrivare prima possibile a 40 punti e poi vediamo: onestamente non ero d’accordo, volevo pensare partita per partita e a vincere sempre, e poi vedere cosa succede. Ringrazio tutti, anche i dirigenti, di aver seguito questa strada».

La tua tesi di Coverciano fa capire molto del tuo Bologna: ci sono concetti molto ambiziosi e utopici realizzati dalla tua squadra. In che misura la squadra ha realizzato quelle ambizioni calcistiche e la tua idea di calcio? Questi ragazzi ti hanno stupito da questo punto di vista?
«Si, anche Fenucci aveva detto di far divertire i tifosi, insieme stiamo arrivando a farlo. Non mi arrabbio con i miei giocatori, anzi, quando si creano delle situazioni dove si mettono in difficoltà per fare bene alla squadra sono contento. È una responsabilità enorme nei confronti della squadra. Mi arrabbio per altri comportamenti, non per l’intenzione e per il coraggio dei ragazzi: sono umani, sbagliano anche loro. La cosa che mi rende orgoglioso è che ho un’idea in testa e volontà di vedere qualcosa di fantastico in campo, ma sono anche realista° questo non è possibile per quasi nessuna squadra. I ragazzi insieme capiscono il momento della partita, capiscono la squadra che affrontiamo e il loro momento, e capire cosa fare nella partita, come collettivo. Poi ci sono le loro qualità, dove io non c’entro. Io cerco di dare un’idea, un contesto».

Fenucci ha detto che stai lavorando come se avessi un contratto a lungo termine: pensi che sia un attestato di stima importante?
«Lo ringrazio tanto per le parole e mi rende molto orgoglioso, mi spinge a fare ancora meglio. Noi dobbiamo continuare a lavorare, pensare al Torino e provare ad ottenere questo obiettivo che abbiamo davanti: per la gente di Bologna sarebbe fantastico».

Contro l’Udinese perchè hai scelto Ndoye e non Orsolini?
«Orsolini ha bisogno di avere spazio: ha un’esplosività una forza fisica che quando ha spazi può arrivare al suo massimo livello. Com pochi spazi, in questo momento, e poi dopo la partita di Roma, per me doveva giocare Ndoye. Domani vedremo chi partirà e chi parteciperà».

Domenica c’era stanchezza, sensazione che il Bologna non aveva mai dato: la settimana di allenamento ti ha tranquillizzato?
«Io ho parlato di stanchezza per la situazione 11 contro 10: la prova del fatto che non siamo stanchi è aver pareggiato. Abbiamo avuto anche altre occasioni: questa è un’altra prova della non stanchezza nè fisica e nè mentale».

Juric l’ha definito “Mezzo genio”: quanto c’è del Motta giocatore nell’allenare questa squadra?
«Quello che ho fatto da giocatore era pensato per gli allenatori che ho avuto e la mia volontà personale era di aiutare. Anche quando abbiamo giocato insieme a Genova tutti mettevano del suo. Oggi vorrei vedere un calcio sempre in avanti, giocando tecnicamente bene e mettendo in difficoltà l’avversario, ma non sempre è possibile. Oggi sono molto orgoglioso di avere questo gruppo che fa le cose insieme: quando c’è da giocare bene, quando c’è da lottare come ad esempio a Roma, dove ci siamo anche difesi bene. Questi ragazzi insieme cercano di mettere tutto quello che hanno, la loro miglior versione per il bene della squadra».

Come sta Odgaard? Hai pensato di schierarlo a gara in corso con Zirkzee?
«Hanno già giocato contro l’Inter, facendo una gran partita. Sta bene, ha recuperato e se avremo bisogno del suo aiuto come sempre darà quello che può».

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