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Jannik Back 2 Back – Sinner torna Maestro, dodici mesi dopo

L’azzurro trionfa per la seconda volta in casa: Alcaraz sconfitto 7-6 7-5

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Jannik Sinner esulta, ATP Finals (© depositphotos)
Jannik Sinner esulta, ATP Finals (© depositphotos)

Non è solo tennis. Con queste parole, Jannik Sinner ha aperto l’intervista in inglese per la ATP, e non potremmo essere più d’accordo. L’unione che crea questo ragazzo in tutta Italia (spesso dimenticata appena le sue scelte deviano da ciò che ci piacerebbe..), i valori che mette in campo e, soprattutto, la qualità di questa rivalità sono parte dello sport. Ma poi accade la magia, ne trascendono. E allora vedi celebrità di ogni tipo sugli spalti, da Cannavacciuolo a Kimi e Ambrosini, e, soprattutto, osservi una partita di valore. Sportivo, umano ed emotivo.

Video game

Vedendo una partita tra questi due alieni, ci si accorge facilmente che il livello è più alto che mai. Grazie ai favori della scienza e delle tecnologie, oltre al duro lavoro, sono diventati due robot infallibili. Le loro traiettorie disegnano il campo a velocità mai viste, e si assiste ad un flipper in cui, da casa, si fa fatica a capire come, con che forze e con che eroismo, l’azzurro e l’iberico riescano a leggersi come dei libri. O quasi, perchè, in fin dei conti, questi match si giocano sui dettagli. Una stecca che resta in campo, per esempio. E, dall’altro lato della rete, Carlos resta signore. Non si scompone, anzi, addirittura al termine del medical time out chiede scusa a Jannik. Questi sono i valori che il tennis deve insegnare, al di là della tecnica e dello show.

La chiave di volta

Dopo un primo set tesissimo, al tiebreak l’ha spuntata Sinner. L’ha vinto di coraggio, di attributi, di scelte difficili. Come quella seconda palla spinta sul 5-6 30-40. L’azzurro ha ricordato l’esito del match di Roma, e sapeva di dover osare. Così ha fatto e, anche quando ha sbagliato (la smorzata nel finale del primo parziale), si è subito ricomposto.

Arriviamo al secondo set. E qui, tra un Carlos leggermente acciaccato e il sollievo del vantaggio, Jannik ha un passaggio a vuoto. Le scelte tattiche sono giuste, i doppi falli un prezzo onesto da pagare per non soccombere. Ma qui entra in gioco un filo rosso del secondo set: il rapporto tira e molla di Sinner con la prima palla. Però, quando conta, la mette sempre. Da grande campione qual è.

Carlos Alcaraz a Parigi in uscita dal servizio(© depositphotos)

Carlos Alcaraz a Parigi in uscita dal servizio(© depositphotos)

Con il murciano avanti di un break, si procede senza particolari scossoni fino al 3-2, quando tre gratuiti del numero uno portano il padrone di casa sul 30-40. Su quella risposta la fortuna aiuta, e non poco, il ragazzone di San Candido, ma poi ci vuole freddezza per pensare una palla corta di questo genere, dopo quella sbagliata pochi minuti prima. Il reset è la dote della leggenda, e Jannik lo dimostra ancora. Si torna on serve, punto a punto, in una battaglia senza esclusioni di colpi. I due gladiatori trascinano il pubblico in uno stato mistico fino al 6-5, quando l’allievo di Vagnozzi tira fuori il cuore. Sulla palla game avversaria, gioca una risposta di rovescio perfetta, in equilibrio nell’aria come quando andava a sciare da ragazzino. 40-40. La palla scotta, e lo spagnolo attacca a sorpresa con un rovescio troppo corto, l’infilata è d’obbligo e così va a finire. Poi, un errore in uno scambio prolungato ha consegnato al due del mondo il secondo titolo di maestro. Anche oggi, prendendo in prestito la leggendaria frase di Paolo Bertolucci, no tripe for cats.

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