Bologna FC
Lacrime, applausi e storia: l’Olimpico abbraccia Immobile e onora Mihajlovic
Il ritorno dell’uomo dei record e l’omaggio a un allenatore diventato simbolo regalano un’atmosfera unica all’Olimpico.
Lazio e Bologna si sono ritrovate al centro di un pomeriggio carico di significati allo Stadio Olimpico. Le curve hanno accolto due figure simboliche per entrambe le tifoserie: da un lato il ritorno, atteso e commovente, di Ciro Immobile nello stadio che ne ha consacrato il mito; dall’altro il ricordo vivo di Sinisa Mihajlovic, presenza indelebile tanto per i biancocelesti quanto per i rossoblù.
Il ritorno di Immobile all’Olimpico
Per Ciro Immobile quella di oggi non è stata una semplice presenza tra i convocati. È stato il suo vero rientro nello stadio che più di ogni altro ha scandito la sua carriera: lo stadio Olimpico. L’ex capitano laziale, fermo dal 23 agosto a causa di uno strappo alla coscia destra, ha rivisto dal vivo il pubblico che lo ha accompagnato nei suoi anni più prolifici. In maglia biancoceleste:
- tre titoli di capocannoniere con la Lazio, più quello conquistato ai tempi del Torino nel 2013-14;
- cifre monstre come i 29 gol del 2017-18, i 36 del 2019-20 (eguagliando il record di Gonzalo Higuaín) e le 27 reti del 2021-22;
- due Supercoppe italiane e una Coppa Italia sollevate con l’aquila sul petto.
L’Olimpico lo ha accolto con il calore che si riserva a chi ha lasciato un segno indelebile: «Bentornato Ciro», recitava lo striscione comparso in Curva Nord, accompagnato dal coro che per anni ha risuonato nelle sue domeniche romane. Zaccagni gli ha consegnato una maglia celebrativa, un gesto semplice ma dal peso simbolico enorme.
Eppure, nonostante la festa e un’attesa quasi rituale, Immobile non è entrato in campo. Italiano ha preferito non rischiarlo, e nella fase finale lo spazio è andato a Dallinga, chiamato a sfruttare la superiorità numerica.
Sinisa Mihajlovic
Il ricordo che non svanisce: Mihajlovic ancora presente
A bordo campo, la presenza di Arianna Rapaccioni, moglie di Sinisa Mihajlovic, ha evocato un altro legame profondo tra Lazio e Bologna. Lo striscione con il nome dell’allenatore serbo, ha riportato alla mente un uomo che ha dato un’impronta indelebile a entrambe le piazze: prima come simbolo laziale, poi come figura centrale nel recente passato rossoblù.
La commozione sugli spalti è stata spontanea. Le lacrime di chi ha amato Immobile come bandiera e di chi continua a sentire Mihajlovic come parte della propria identità calcistica hanno riempito i minuti che precedono il fischio d’inizio, in un silenzio emotivo che il calcio produce solo in rare occasioni.
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