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Bologna FC

Le Storie di Almanacco: Giuseppe “Pino” Lorenzo – 30 mar

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Tarda mattinata di un giorno di inizio luglio 1988. Potrebbe essere un martedì o un mercoledì, tanto è uguale. Un giovanotto dal fisico possente e dall’aspetto elegante si sta dirigendo nell’antica sede di via della Zecca del Bologna calcio. L’occhio stretto e torvo alla Steven Seagal, una chioma nera corta ai lati ma ben fissata dal gel e presumibilmente resistente ad ogni tipo di agente atmosferico, pioggia o vento non importa, lo sguardo fiero di chi conosce il significato della parola sacrificio e non teme nulla.

Sembra l’identikit di un militare degli U.S. Navy Seals prossimo allo sbarco in una terra nemica e lontana.

Invece no.

E’ così che si presenta in città il ventiquattrenne nuovo centravanti felsineo Giuseppe “Pino” Lorenzo, reduce da una tranquilla salvezza nella massima serie tra le fila del Cesena, alla cui causa ha contribuito con un bottino di cinque reti e prestazioni confortanti.

La sua corporatura da corazziere (con dieci centimetri in più d’altezza avrebbe potuto tranquillamente partecipare alle selezioni per l’arruolamento) difetta a nascondere tuttavia un carattere mite e generoso, che nel corso della sua esperienza in maglia rossoblu sarà in svariate circostanze messo a dura prova.

A distanza di oltre un quarto di secolo, ho ritrovato casualmente il buon Pino e fatto con lui una bella chiacchierata. Ha già ovviamente varcato la soglia delle cinquanta primavere. Praticamente identico a quando giocava e cordiale come immaginavo. Con tante cose da raccontare. Basta premere il tasto REWIND della sua memoria, poi STOP al punto giusto e poi ancora PLAY. “Ero il classico centravanti di sfondamento abile nel colpo di testa e in acrobazia. Sono arrivato a Bologna carico di entusiasmo per confermare al meglio ciò che di buono avevo fatto a Cesena, voluto fermamente dal mister Maifredi  per raccogliere l’eredità di Pradella, uno dei principali artefici della promozione.. Tante le aspettative nei miei confronti in una piazza che da sempre considero importante. Per cui mi attendeva fin da subito un compito mica da ridere. La squadra anche se neopromossa aveva tutte le carte in regola per strabiliare sia pubblico che critica. Pecci, Villa, Poli, Bonetti, il belga Demol, Bonini, tutta gente esperta in grado di consigliare al meglio noi giovani. I miei partner d’attacco erano il bomber Marronaro, Alessio e lo sfortunatissimo Rubio. Ricordo ancora l’intervento da macellaio compiuto su di lui da Renica ad Avellino in Coppa Italia. Io ero a pochi passi da lui e ho sentito proprio il “ciocco” del suo ginocchio andare in frantumi. Dopo quel grave incidente, il ragazzo cileno non si è più ripreso. E dire che aveva talento e buoni colpi. Una persona davvero squisita. Mi dispiace che sia stato considerato un brocco o una meteora dal calcio italiano”.

Per Pino l’esordio in rossoblu è davvero con il botto. Tre reti in nel girone eliminatorio di Coppa Italia, allo Spezia (doppietta) e al Barletta, ma soprattutto il primo gol ufficiale del campionato 1987-1988 alla prima giornata a Pisa, al secondo minuto di gioco, che gli vale la vincita di ben settecento bottiglie di Montepulciano, messe in palio da una rinomata azienda vinicola dell’omonima zona per l’occasione. “Le ho divise ovviamente con i compagni di squadra, ma erano davvero troppe, mi sa che qualcuna mi è rimasta giù da qualche parte in cantina”.

Gonfia la rete anche in Mitropa Cup, in un paio di circostanze quasi sfuggite agli almanacchi.

In questo primo scorcio di stagione è l’idolo indiscusso dei tifosi. A suon di reti, ovviamente.

Vari sono i cori coniati su misura per lui dai gruppi della curva, dall’invito a portarli in Europa a quello di segnare un gol, fino a prendere in prestito la sigla del programma satirico “Odiens” in onda su Canale 5 il sabato sera. “Vola, sotto la curva vola, Bologna s’innamora, vola, Lorenzo, vola…”, parafrasando in chiave rossoblu il testo cantato e ballato dalla showgirl Lorella Cuccarini.

Ma come tutte le cose belle della vita, il momento top dura poco. La Maifredi band, dopo l’esordio vittorioso in terra toscana incappa in una serie elevata di sconfitte consecutive (sei per la precisione) restando invischiata nei bassifondi della classifica. Anche nelle giornate successive permangono difficoltà. Poca luce e ombre lunghe.

Al pari dei risultati della squadra, il rendimento del centravanti calabrese cala terribilmente. Così come il suo impiego. Spesso infatti gli tocca partire dalla panchina. Senza mai puntare i piedi per rivendicare un posto da titolare. “In quel frangente sono stati decisivi due fattori: nonostante i risultati negativi, la società non ha saggiamente cacciato il mister stringendosi attorno a lui e noi giocatori abbiamo fatto altrettanto, continuando a dimostrare di essere un gruppo unito. E così è stato. Dal canto mio, mi sono sempre messo a disposizione del mister cercando di allenarmi bene e impegnarmi al massimo. Poi le scelte tecniche erano sue ed era giusto e corretto accettarle serenamente”. Per lui solo tre le reti messe a segno in totale. Il classico gol dell’ex al Cesena e al Napoli, al Dall’Ara. Ma sono fondamentali perché portano punti e contribuiscono a raggiungere la salvezza ad una giornata dalla fine tra mille sofferenze ma si sa, il calcio è anche questo.

Pino tra l’altro alla terzultima e decisiva gara contro il Pescara (da dentro o fuori, chi perde è spacciato e il pari non serve a nessuno) è protagonista di un episodio poco edificante. Ma non per colpa esclusivamente sua. Subentrato ad inizio ripresa al posto di Marronaro, quando una manciata di minuti più tardi Alessio insacca in rete in maniera che poi risulterà decisiva, l’attaccante calabrese si precipita in porta per prendere personalmente il pallone e riportarlo al centro del campo per il calcio d’inizio. Arriva impetuoso il mediano biancazzurro Marchegiani che nel tentativo di rubargli la sfera lo scalcia in malo modo e nella breve colluttazione Lorenzo reagisce in modo risoluto e si rende giustizia da par suo . “Ti assicuro che se ti rifilano una pedata senza motivo e alle spalle non è così facile poi mantenere la calma. Io gli ho solo appoggiato la fronte sul suo naso. Senza cattiveria. Lui ha fatto la classica sceneggiata. E io sono stato l’unico a pagare con l’espulsione. Con cinque giornate di squalifica. Il mio campionato è terminato lì. Per fortuna alla fine ci siamo salvati. Per me contava solo quello.

Nella stagione successiva, partiti Alessio (era in prestito secco dalla Juventus) e il Passero sfortunato e triste (per molti anche tristo) Hugo Rubio, la società di Corioni (l’ex presidente, da poco scomparso, Pino lo ricorda così. “Grande appassionato di calcio e che sapeva come muoversi con competenza in questo mondo di squali. E poi non si rimane al comando di una società di calcio se non si è mossi da una grande passione”) deve per forza rafforzarsi sul fronte offensivo. Arriva dunque in rossoblu dall’Ascoli Bruno Giordano, centravanti affidabile ed esperto che non necessita di ulteriori presentazioni, e durante la finestra autunnale della campagna acquisti e cessioni, il tedesco Waas dal Bayer Leverkusen. Per Pinone gli spazi si restringono e dopo una manciata di presenze e un gol (segnato al Bari) a ottobre decide di levare le tende, seppur ancora sotto contratto. “Purtroppo avevo un grave problema familiare. Ho chiesto alla società di potermi avvicinare a casa, in Calabria. Così sono tornato al Catanzaro, la mia prima squadra da professionista e dei miei esordi, e lì ho terminato la stagione. Anche se siamo poi retrocessi è stata un’esperienza positiva. Ho giocato con continuità e qualche golletto l’ho messo a segno. Giusto per non perdere il vizio. E per tornare a Bologna con qualche credenziale in più. Io la vedevo così.

Invece giunge la doccia fredda Scoglio. L’addio di Maifredi al Bologna porta in dote un ottavo posto e il biglietto per la Coppa Uefa e in occasione del raduno, il tecnico di Lipari mette subito in chiaro le cose con Pino. “Tu per me sei il venticinquesimo della rosa. Fossi in te cercherei un’altra sistemazione. Spazio per te qui non ce n’è”. Questa è la drastica sentenza del Professore. Lorenzo non si dà per vinto e decide di giocarsi un posto da titolare come tutti gli altri. “La mia ferrea volontà di impegnarmi al massimo in allenamento devono aver convinto e smentito Scoglio. Infatti, fin quando lui resta in panchina riesco spesso a ritagliarmi qualche spazio. Anche partendo da titolare. Poi con l’avvento di Radice, complice qualche mio piccolo malanno, per me diventa notte fonda. Praticamente non gioco più. Pensa che mi voleva addirittura provare come difensore centrale contro la Roma in casa. Per marcare Voeller, già piuttosto ostico per chi questo ruolo lo esercita con regolarità e mestiere. Per fortuna al momento di entrare in campo il mister ha rinunciato all’esperimento. Temeva la figuraccia. Ma forse più io che lui.” Risata.

L’ultima stagione di Pinone in rossoblu è contrassegnata soprattutto da due eventi agli antipodi. Che lo consegneranno nell’ordine, al Guinness dei primati e nella storia rossoblu nel giro di quattro giorni. Domenica 9 dicembre i ragazzi di Radice scendono in campo al Tardini contro il Parma di Scala. Già sotto per 1-0 nella prima frazione di gioco ma con i padroni di casa in dieci per l’espulsione di Taffarel, il centravanti di Catanzaro viene spedito in campo a circa venti minuti dal termine delle ostilità al posto di un abulico Waas con la speranza di rivitalizzare un attacco piuttosto inconcludente. C’è un calcio d’angolo a favore dei rossoblu. Pino non fa in tempo a percorrere il tratto che va dalla linea laterale d’ingresso all’area avversaria e in un attimo si ritrova il cartellino rosso sventolato davanti agli occhi. Cos’è successo?? Ecco la sua versione. “Arrivo di corsa nell’area piccola e il centrale del Parma Apolloni mi mette le mani addosso, più precisamente intorno alla vita e al collo. Tutto normale, ho subito di molto peggio nel corso del mia carriera. Per cui mi muovo per liberarmi dalla sua pressione e senza nemmeno sfiorarlo al volto lo vedo in un attimo barcollare a terra. Come se gli avesse sparato un cecchino. Mani sul viso e con lamenti disperati. Una pessima sceneggiata per la quale ha pagato solo il sottoscritto con l’espulsione più veloce della storia del campionato italiano (dieci secondi netti di permanenza in campo!!), un record di cui non vado affatto fiero, e due ingiuste giornate di squalifica. L’arbitro Cornieti ha preso un vero proprio abbaglio. Se ci fossero state le telecamere puntate su di noi come avviene ora su tutti i campi, i filmati mi avrebbero di sicuro scagionato. Davvero. E penso che qualche giornata se la sarebbe cuccata anche l’attore vestito di gialloblu.” Per la cronaca, il Bologna riuscirà lo stesso ad acciuffare il pari quasi allo scadere con lo svizzero Turkylmaz.

Tre giorni più tardi, i rossoblu scendono di nuovo in campo, questa volta al Dall’Ara, per disputare il match di ritorno valido per gli ottavi di Coppa Uefa contro l’Admira Wacker di Vienna e tentare di ribaltare il risultato il netto 0-3 dell’andata. Una vera e propriamission impossible. Invece i ragazzi di Radice compiono un autentico miracolo. Le reti di Waas, Cabrini su rigore e del giovanissimo Negro riportano il punteggio in parità. I supplementari non bastano. Si va ai rigori. Dopo la prima serie ancora alla pari si va ad oltranza. Diventa dunque decisivo il penalty di Pinone. Se segna il Bologna vola ai quarti, con un ribaltamento clamoroso. Breve rincorsa. Missile sotto la traversa, quasi sull’incrocio. Gol. Il protagonista ci racconta a parole sue l’emozione del momento.

Non dimenticherò mai quella serata. Dovevo tirare io al posto di Biondo, ma abbiamo deciso di invertirci all’ultimo. Giunto sul dischetto, ho solo pensato a concentrarmi al massimo, prendere la mira e calciare con forza e precisione. La tensione era palpabile. Quando ho visto la rete scuotersi sono esploso di gioia.. Stavo andando di corsa sotto la curva e vedo il portiere austriaco tirarmi la palla addosso. In quel frangente mi sono fermato e per un momento ho pensato di fargli pagare in diretta quel gesto idiota. Poi la felicità mia e quella dei miei compagni che mi stavano venendo incontro hanno per fortuna affogato ogni mio pensiero vendicativo. Così tutti a festeggiare con i tifosi per un’impresa che ha dell’incredibile. Uno dei momenti più emozionanti della mia carriera.”    

Dalle stalle alle stelle nel giro di pochi giorni. E se durante la sua avventura in rossoblu le amarezze hanno avuto la meglio sulle gioie, con quel rigore Pino Lorenzo entra di fatto nella storia del Bologna. Ancora oggi lo ricordano in tanti per quella prodezza. E’ proprio vero, a volte basta un gol per cambiare destini e giudizi. Lorenzo come Bresciani qualche anno più tardi. “Qui non ho fatto benissimo, lo so, i dati sui tabellini parlano chiaro. Ma la cosa che mi ha dato più fastidio è stata il non riuscire a ricambiare a suon di gol l’affetto dei tifosi bolognesi nei miei confronti. Ho sempre avvertito il calore del pubblico di Bologna, di grande stimolo e aiuto nei momenti di difficoltà. Che sono stati parecchi e non lo nascondo. Nonostante tutto, ho ancora ricordi bellissimi delle mie annate trascorse sotto le Due Torri. Pecci era come un fratello maggiore per tutto il gruppo, innumerevoli gli scherzi al massaggiatore o al dottor Nanni. Ma anche a Maifredi, anche se  i suoi allenamenti talvolta erano veramente duri. Sai quante vomitate dalla fatica su per San Luca? Ci vorrebbero intere ore per raccontare altri aneddoti.”

I rossoblu retrocedono mestamente in B e Lorenzo saluta definitivamente la città. Destinazione Taranto e lo ritroveremo negli anni a venire più volte da avversario, anche nelle fila della Pistoiese, ma ogni volta che poi è sceso in campo al Dall’Ara la tifoseria l’ha accolto in maniera cordiale e affettuosa. E qualche coro in suo onore non è mancato. Come in occasione del Centenario, richiamato a gran voce sotto la curva.    

Nostalgico del calcio dei suoi esordi e del suo percorso sportivo (“erano altri tempi, c’era più sentimento e umanità anche se giravano meno soldi rispetto ad oggi, in proporzione. Ricordo il comportamento di un grande uomo di calcio quale è stato il presidente della Samp Paolo Mantovani. Con lui bastavano cinque minuti per sottoscrivere un contratto. Mai una parola fuori posto, un vero signore con la S maiuscola. Ho avuto poi la fortuna di giocare con tanti campioni. Mi saltano alla mente Mancini, Vialli, Di Bartolomei (quando entrava nello spogliatoi, se in quel preciso istante  facevamo casino, ci azzittivamo subito, per rispetto), Rizzitelli, Pecci, Cabrini e ci metto nell’elenco anche Lajos Detari. Il problema che con lui dovevamo giocare con due palloni. Uno per noi e uno per lui. Anche tanti gli avversari di spessore. Troppo facile citare Maradona, Platini, il trio olandese del Milan, Maldini, Baresi, Baggio. E ne trascuro tanti altri. Ma in ogni caso, mai stato terrorizzato da nessuno, nemmeno dai difensori più rudi. Quando scendevo in campo, rispetto per tutti, paura di nessuno. Anche se non accettavo certe scorrettezze plateali, cercando giustizia e pagando purtroppo di tasca mia”), appese le scarpe al fatidico chiodo, Pino ha preso il patentino da allenatore e ha allenato per un po’ nelle serie minori (“se devono scegliere un modello di allenatore a cui ispirarmi, dico senza dubbio Clagluna e Gibì Fabbri, grandi mister ma prima di tutto uomini di valore”) e nelle giovanili del Cesena (“negli Allievi Nazionali ho allenato giovani dal futuro assicurato come Giaccherini, Djuric e Regini, rischiando di prendere per la collottola un giovanissimo Balotelli incontrato al torneo di Viareggio, quando lui era una giovanissima promessa interista. Lanciò una pallonata in modo volontario ad un nostro accompagnatore anziano. Gli dissi che doveva venire a farlo a me. A fine gara, si è venuto a scusare, ma già da così giovane manifestava quella deficienza mentale che gli sta tuttora tarpando le ali”).

Ai giorni nostri, Pino Lorenzo vive a Cesena ed è ancora legato professionalmente alla società bianconera in qualità di osservatore per la prima squadra. Ogni tanto scende ancora in campo per amichevoli di beneficienza insieme a qualche veterano come lui.

Caro lettore, colgo l’occasione per darti un consiglio se te lo troverai di fronte in campo. Lascialo stare mentre gioca.

Non provocarlo. Non esiste al mondo peggior cattivo di un buono che diventa cattivo. Ricordatelo sempre. Ne va della tua incolumità fisica.

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