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Marco Di Vaio: «Bologna una seconda vita. Champions? Da dirigente ha un sapore più intenso»

Le dichiarazioni di Marco Di Vaio ai microfoni di Radio Serie A: «Lollo De Silvestri in dirigenza? Ha tutte le carte in regola, dovrà solo decidere quando»

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Damiano Fiorentini/1000cuorirossoblu.it
Marco Di Vaio (©Damiano Fiorentini)

Marco Di Vaio ha rilasciato una lunga intervista a Storie di Serie A, il format di Radio TV Serie A realizzato con RDS, in cui vengono raccontate le storie di grandi personaggi che hanno lasciato segni indelebili nel campionato italiano. L’ospite speciale della nona puntata è proprio Marco Di Vaio, bandiera rossoblù e attuale direttore sportivo del club.

Di seguito, le parole di DI Vaio sulla sua esperienza, passata e attuale, con i colori rossoblù.

Le parole di Marco Di Vaio

Cosa rappresenta Bologna? – «Bologna è una seconda vita. Dopo due anni e mezzo fuori Italia e la stagione con Gasperini al Genoa, in tanti mi consideravano finito. Bologna ha creduto in me e mi ha dato l’opportunità di dimostrare che non era vero».

Cambiavano gli allenatori, ma non cambiava la musica: Di Vaio sempre in campo – «A Bologna ho fatto la miglior stagione della mia vita dal punto di vista realizzativo. Ho perso la classifica cannonieri all’ultima giornata per un gol, ma quell’anno avevo messo insieme tutte le mie certezze. Sono ripartito da capo, a prescindere da chi ci fosse in panchina io giocavo sempre. Mi sono sempre trovato bene con tutti».

Cos’ha Bologna che le altre città non hanno? – «Bologna è il posto perfetto per chi cerca una seconda vita. Ha ridato vita a me, a Beppe, a Baggio. La piazza ama i giocatori con una storia e li stima molto quando sono in campo. Poi durante il giorno in giro per le vie della città si vive bene, le persone sono molto rispettose, ti lasciano vivere. Quando giochi senti la pressione e le aspettative, ma durante la settimana la vita è bellissima».

L’addio ai colori rossoblù – «Non ho voluto aspettare il declino. Non volevo essere un peso, un uomo sempre in panchina. Ho scelto consapevolmente di lasciare nel momento di massima espressione».

Il destino ha riportato Marco Di Vaio al Bologna – «Ho incontrato Joey Saputo a Montreal. Chi l’avrebbe mai detto che poi sarebbe diventato presidente del Bologna? È stato lui a chiedermi di accompagnarlo del progetto».

Il passaggio dal campo al dietro le quinte – «Ho iniziato come club manager, un riferimento per i ragazzi, ma ero alle prime armi e i primi tempi non ero pronto, ero ancora troppo giocatore. Poi dopo un annetto ho imparato, ho dovuto eliminare la parte emotiva, ma mantenendo una connessione con il campo e con i ragazzi».

Cosa ha lasciato Sinisa Mihajlović a te e al Bologna? – «Sinisa è stato un uomo incredibile, di grande forza mentale, ma di un’umanità che ci ha spiazzato. Manca tanto, soprattutto dal punto di vista umano».

Lorenzo De Silvestri potrebbe prendere la tua strada? – «Lollo ha tutte le carte in regola. È un ragazzo molto intelligente, molto curioso e rispettoso dell’ambiente. È ancora molto giocatore, ma l’impegno che ci mette lo porterà nel mio settore. Non farà fatica, dovrà solo decidere il quando».

Cosa si prova ad esultare da dirigente per la qualifica in Champions? – «Ha un sapore molto più intenso. Le tue scelte le fai, ma poi i risultati li vedi con il tempo. Dai fiducia a ragazzi che possono o non possono cambiare le sorti del club. L’emozione della Champions è stata enorme, frutto di un percorso fatto di alti e bassi, ma che ci ha portati fino a qui».

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