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Questo Bologna parte da lontano: il mercato sapiente di Motta e Sartori

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Damiano Fiorentini/1000cuorirossoblu.it


Alzino la mano quelli che erano certamente – occhio, bisogna essere sicuri – convinti che il 9 novembre, dopo undici giornate, dopo aver affrontato Milan, Juventus, Napoli, Inter e Lazio, il Bologna sarebbe stato al sesto posto solitario in classifica con 18 punti. Pochi, pochissimi temerari – o speranzosi. Con i se e con i ma non si va da nessuna parte, però sicuramente più di uno ipotizzava che il Bologna se la sarebbe giocata, e oggi è pienamente dentro. È un caso? Assolutamente no. Facciamo però un altro passo indietro: chi, dopo la famosa “sfuriata” di Utrecht e dopo un Ferragosto che ha visto partire Marko Arnautovic e Jerdy Schouten, pensava che il Bologna potesse creare un organico più completo di quello dell’anno precedente? Due nomi li diamo noi: Thiago Motta e Giovanni Sartori

Prima Beukema, poi una fase di stop, tranne per un giovane…

Siamo alla fine della scorsa stagione quando Adama Soumaoro, una delle colonne difensive del Bologna, subisce un grave infortunio al ginocchio nella trasferta di Empoli. Pur avendo Kevin Bonifazi, si è consci che serve intervenire sul mercato e serve farlo sin da subito: Sam Beukema è il primo ad entrare nella galassia Rossoblù, per integrarsi fin dalla prima sgambata della stagione a Casteldebole e affinare l’intesa con i compagni durante il ritiro di Valles. Con l’arrivo dell’olandese, la società dimostra di voler fare sul serio – e soprattutto di poterlo fare, in barba a chi diceva che non si voleva spendere – ma ci sono degli equilibri ancora intatti e la necessità di intervenire ancora c’è, ma con criterio. Si parlava di “piano di rientro”: c’è però rientro e rientro. Il Bologna non era rimasto a guardare, va detto, già da giugno: per volere di Motta – e per quanto dimostrato in campo – i primi due “acquisti” sono stati Stefan Posch e Nikola Moro, confermati in rosa dopo il prestito della stagione precedente. Il secondo arrivo, passato quasi in sordina, è stato quello di Oussama El Azzouzi: preso per 2,5 milioni di euro dall’Union Saint Gilloise. «È giovane, deve lavorare tanto ma ha le potenzialità», queste le parole di Motta dopo il suo arrivo, che presumevano un periodo di apprendistato lungo per il giovane marocchino. Invece dentro da subentrato alla prima ufficiale contro il Cesena e un continuo aumento di minuti per lui, che già ad inizio campionato è pienamente nelle rotazioni del mister.

Un agosto caldo che il Bologna ha reso incandescente

E poi? Si attendeva un terzino sinistro, dopo i rientri alla base di Kyriakopoulos e Cambiaso, ma anche un esterno d’attacco, per dare uno spunto in più ad Arnautovic e Orsolini. Tutto si pensava, tranne che toccare Schouten. Invece è proprio il centrocampista olandese a dare il via ad un effetto domino che ha creato questo Bologna. Jerdy va al PSV per 12 milioni di euro (dati Transfermarkt, ndr) e subito dopo un biltz di pochi giorni porta Marko Arnautovic all’Inter con un prestito con obbligo di riscatto a 10 milioni. In un colpo solo, due pedine fondamentali. E questo dopo Utrecht, dove Motta chiedeva acquisti, non cessioni. In due settimane, però, ecco formarsi ciò che vediamo oggi: arrivano Ndoye e Calafiori dal Basilea, poi è il turno di Fabbian, Karlsson e Saelemaekers. Cinque colpi che danno totalmente un volto nuovo al Bologna, fatto di qualità e quantità. Negli ultimi giorni c’è ancora spazio per dei colpi di scena, ormai costanti nell’estate Rossoblù: Victor Kristiansen arriva dal Leicester appena retrocesso con la formula del prestito oneroso di un milione con diritto fissato a 14 milioni di euro, e con Calafiori (che si rivelerà poi un grande difensore centrale, e Motta lo sapeva, ndr) vanno a sistemare la fascia sinistra. In un asse di andata e ritorno da Nottingham hanno viaggiato Nico Dominguez e Remo Freuler, per completare uno dei mercati più movimentati degli ultimi anni del Bologna.

Chi se lo aspettava? I risultati sono davanti agli occhi

Compresi i primi due riscatti, sono in totale undici le operazioni in entrata per il Bologna e dieci (con i rientri di Cambiaso e Kyriakopoulos, ndr) quelle in uscita. Una squadra intera cambiata praticamente. E tutto questo abbassando il monte ingaggi e spendendo non più di quello che è entrato, o non quanto ci si aspetta dopo dieci acquisti.  Una squadra che doveva rodare, una squadra che ci si aspettava iniziasse a fare punti “veri” dopo la prima sosta, una squadra che avrebbe dovuto passare un periodo difficile tra calendario e tutto il resto. Torniamo all’inizio: chi pensava che il Bologna si sarebbe trovato dove è oggi dopo quasi tre mesi? La risposta teniamocela dentro, godiamoci il momento.

Fonte – Matteo Dalla Vite, La Gazzetta dello Sport

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