Bologna FC
Orsolini e l’impronta di Italiano: il Bologna come modello per una Nazionale più offensiva?
Nel Bologna di Italiano, Orsolini trova spazio per brillare, ma non deve finire qui. Il numero 7 rossoblù può far respirare nuova linfa anche alla nazionale italiana?
Riccardo Orsolini potrebbe essere la chiave per una svolta azzurra?
Non abbiamo una risposta certa, ancora, ma possiamo ragionarci sù.
Nell’Italia ancora in corsa per il Mondiale – domani sera la sfida contro l’Estonia –, il talento del Bologna trova il suo massimo splendore nel gioco verticale e offensivo di Vincenzo Italiano, un calcio che rompe con la tradizione difensivista del nostro campionato e che sa valorizzare soprattutto le caratteristiche degli esterni.
Il cambio di mentalità
Vincenzo Italiano durante Bologna-Como (1-0) (© Damiano Fiorentini X 1000cuorirossoblù)
L’ex tecnico della Fiorentina ha portato un’idea di calcio più verticale e aggressiva, in cui la costruzione dal basso si accompagna alla ricerca costante della profondità. È un cambio di mentalità che esalta giocatori tecnici e istintivi, come Riccardo Orsolini.
L’esterno marchigiano, oggi più maturo e completo, incarna perfettamente il nuovo spirito rossoblù. Italiano gli chiede di restare alto, di puntare l’uomo, di creare superiorità numerica. È una libertà che in Nazionale raramente viene concessa agli esterni offensivi, spesso costretti a coperture. In un contesto tatticamente rigido come quello azzurro, Orsolini potrebbe essere invece la variabile vincente: un giocatore capace di saltare l’uomo, rompere gli schemi e accendere una manovra che troppo spesso si spegne sul più bello.
Cosa può portare Riccardo Orsolini alla Nazionale italiana?
Due dei quattro autori delle reti per il 4 a 0 contro il Pisa (@Damiano Fiorentini)
In Italia, l’essere forti nella fase difensiva resta un marchio di fabbrica: è ciò che ti fa vincere le partite in Serie A, dove l’organizzazione e l’equilibrio tattico contano più di tutto. Ma questo stesso sistema, quando si esce dai confini nazionali, diventa un limite. Non è la qualità a mancare, ma l’approccio: un calcio troppo prudente, che in Europa e nel mondo paga meno, perché altrove si gioca a ritmi più alti e con maggiore impronta offensiva.
È qui che entra in gioco il Bologna di Italiano: un calcio propositivo può convivere con solidità e risultati. Portare questa filosofia anche in azzurro significherebbe provare a colmare quel gap con le grandi nazionali europee, abituate a intensità e verticalità diverse.
Orsolini, in questo senso, può diventare un ponte tra due mondi: quello più tradizionale del calcio italiano in cui è cresciuto e quello moderno, più dinamico e verticale che sceglie di insegnare Italiano.
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