Bologna FC
Rino Rado «È un Bologna da Champions, e con qualche arma in più si può sognare lo Scudetto»
Storico secondo portiere negli anni di Bernardini, Rado dà la sua benedizione ad un Bologna ricco di talento e che ora può realmente sognare il tricolore
Di professione portiere, con origine veneta, ma di piena adozione bolognese. Rino Rado, classe 1941, ai Rossoblù ha dato tanto e ricevuto ancor di più. Uno degli ultimi ragazzi del settimo scudetto, il nativo di San Stino di Livenza a Bologna è stato soprattutto protagonista, nel 1961, della vittoria della Mitropa Cup, oltre che attore (anche se non protagonista) di tante altra stagioni rossoblù tra il 1960 ed il 1966. Un legame che lo riporta a Bologna anche dopo il suo ritiro, dove a Casteldebole si diletta come osservatore, tecnico delle giovanili e preparatore dei portieri.
Dopo anni bui, però, il Bologna degli ultimi anni sembra essere ritornato agli albori dei magici anni ’60, e Rado in questo Bologna rivede anche un po’ di quel periodo Rossoblù targato Fulvio Bernardini «È già da tre anni che a Bologna si vede grande calcio e anche questo lo rimarcano in pochi. Certo sessant’anni fa c’era uno scenario molto diverso, noi eravamo già uno squadrone l’anno prima di vincere lo scudetto. […] Con Italiano giochiamo un gran bel calcio, e il bel calcio era anche la filosofia di Bernardini».
Il Bologna del 1964 (©Bologna FC 1909)
Rado «Con qualche acquisto il Bologna è da scudetto»
Sulla stagione dei Rossoblù
«Questo Bologna sta facendo un’altra grande stagione e nessuno ne parla, ma forse è meglio così. Puntare allo scudetto? Non vedo squadroni che possano uccidere il campionato. Solo l’Inter ha un organico superiore alle concorrenti. Tra le prime quattro ci possiamo arrivare ma per essere al livello dell’Inter servirebbero due o tre giocatori di spessore.»
Il presente di questo Bologna
«Nessuno spende una parola per questo Bologna. Meglio se ci ignorano, perchè se ci ignorano ci sottovalutano e per noi diventa più facile restare lassù. […] Allo stadio ci si diverto e lo so bene io che sono sempre presente. La società ha tutte le carte in regola per fare campionati di vertice, anche se per fare un’ulteriore salto servirebbe prendere qualche giocatore di spessore. Penso al Bologna del 63-64: solo Pavinato e Furlanis, di quegli undici, non avevano mai vestito la maglia della Nazionale. […] Gli oscar per questo inizio di stagione? Li assegnerei ad Italiano e a Sartori. Una coppia così ce l’hanno in pochi in Italia e piano piano se ne stanno accorgendo tutti.»
Sartori con Fenucci e Saputo (©Bologna FC 1909)
Sullo scudetto del ’64
«Noi eravamo già uno squadrone l’anno prima di vincere lo scudetto. Ci mancava solo un portiere bravo e infatti arrivato Negri abbiamo scritto la storia. […] L’anno prima Santarelli, che già non piaceva molto alla piazza, si presentò in ritiro a Pievepelago otto chili in sovrappeso. Bernardini nelle prime partite diede fiducia a lui, poi a Cimpiel e infine a me. Nel girone di ritorno feci benino, ma cambiare tre portieri in una stagione è la prova che quel tassello mancava.»
Sull’esordio di Pessina
«Bravo. Ha fatto cose semplici e le ha fatte tutte bene, aiutato dai compagni che in pratica hanno impedito a quelli del Napoli di tirare in porta. Questo ragazzo non lo conoscevo ma ho letto che è già da tempo nel giro delle nazionali. Io alla sua età ero al Portogruaro, in quarta serie. Quell’anno fui chiamato ad un raduno azzurro a Coverciano per la prima volta. Per me, che fino a quel momento avevo fatto parte solo di selezioni regionali, fu come toccare il cielo con un dito. E pensi che l’anno dopo mi prese il Bologna.»
Fonte: Massimo Vitali – Il Resto del Carlino
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