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Romanzo Rossoblù – Per quanta strada ancora c’è da fare, amerai il finale

C’era una volta la stagione 2024/25…

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Il Bologna mostra la Coppa Italia ai tifosi in Piazza Maggiore (©Bologna FC 1909)
Il Bologna mostra la Coppa Italia ai tifosi in Piazza Maggiore (©Bologna FC 1909)

Per quanta strada ancora c’è da fare, amerai il finale canterebbe Cesare Cremonini. E quanta ne ha fatta il Bologna. Una strada più in salita che in discesa, che ha mostrato ai tifosi tutti gli scenari possibili del calcio italiano: Serie B, Serie A, ancora Serie B, persino Serie C, poi la Champions League e ora l’Europa League. Una strada percorsa a piccoli passi, giorno dopo giorno, anno dopo anno, con l’unico obiettivo di riportare il Bologna dove meritava di stare: tra le grandi.

Il lungo inverno iniziato 43 anni fa: il Bologna retrocede per la prima volta nella storia

43 anni fa il Bologna retrocedeva in Serie B per la prima volta: era la stagione 1981/82 quando la squadra guidata da Tarcisio Burgnich, poi Franco Liguori, chiudeva 15° e abbandonava il prestigioso e ristretto gruppo di italiane mai retrocesse. L’anno dopo non andava di certo meglio. Stagione 1982/83: il Bologna finisce in Serie C1 per la prima volta in 75 anni di storia. Una parentesi buia, preceduta da una fitta serie di successi: sette Scudetti e due Coppe Italia, l’ultima nel 1974. Il Bologna, la luce inizierà a rivederla solo 20 anni dopo, quando nel giro di due anni torna in Serie A, e Carlo Mazzone e Beppe Signori vanno a prendersi la Coppa Intertoto.

Una strada lunga dieci anni per tornare grandi

Un’altra retrocessione in Serie B nella stagione 2013/14, poi la promozione lampo l’anno successivo. Dieci anni di risultati altalenanti, di campionati chiusi a metà classifica, di partite col Dall’Ara semi-vuoto e il pericolo della retrocessione spesso dietro l’angolo. Poi, in un solo anno, è accaduto l’impensabile.

Sinisa Mihajlovic (© Damiano Fiorentini)

Sinisa Mihajlovic (©Damiano Fiorentini)

Stagione 2022/23. Dopo appena cinque partite dall’inizio del campionato, una grave malattia costringe Sinisa Mihajlovic, allenatore del Bologna già da tre anni, ad abbandonare la panchina. Si spegnerà poco tempo dopo, il 16 dicembre, tra le braccia di una città intera. Nel frattempo, a guidare la panchina rossoblù era arrivato Thiago Motta. Il brasiliano, naturalizzato italiano, viene chiamato a raccogliere un’eredità pesante che onorerà nel migliore dei modi. Il Bologna chiude 5° in classifica, ottenendo la storica qualificazione in Champions League 60 anni dopo l’ultima volta. Una figura controversa, che ha polarizzato il popolo rossoblù tra odi et amo.

Il Bologna torna a giocare con la coccarda sul petto 51 anni dopo

Altra stagione, altra eredità pesante, anche se per motivi diversi, lasciata nelle mani di un nuovo tecnico: Vincenzo Italiano. La paura è quella di non riuscire a ripetere entusiasmo ed euforia della stagione precedente. La paura è quella di non riuscire a riportare 60mila bolognesi in Piazza Maggiore. Una paura che però, ben presto, non troverà fondamenta. Altro anno, altra impresa. Il Bologna di Italiano non solo si qualifica ancora in una competizione europea, ma questa volta da mostrare alla piazza c’è anche un trofeo: quello della Coppa Italia. Una coppa tornata a casa dopo 51 anni, grazie alla quale la prossima stagione i rossoblù giocheranno con la coccarda tricolore in petto.

Bologna, ora come allora… così si gioca solo in paradiso.

Vincenzo Italiano con la Coppa Italia (©Bologna FC 1909)

Vincenzo Italiano con la Coppa Italia (©Bologna FC 1909)

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