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Stelle del passato – Torino: dopo “gli invincibili” tanti altri campioni
Anche dopo gli eroi che morirono a Superga, tante stelle del Torino, rimasero ben impresse nelle menti e nei cuori dei tifosi.

Questa sera, i ragazzi di Vincenzo Italiano ospiteranno al Dall’Ara i granata di Paolo Vanoli. In passato, vi abbiamo raccontato in svariate occasioni la leggenda del “Grande Torino”, la squadra degli invincibili che finì tragicamente a Superga. Oltre a loro, tanti altri giocatori molto importanti hanno vestito e onorato questa maglia. Ecco altre stelle del passato legate al Torino.
Stelle del passato Torino: Luciano Castellini
Soprannominato “il Giaguaro” per le sue acrobazie tra i pali, Luciano Castellini fu il portiere del Torino per quasi tutta la durata degli anni ’70. Arrivò ai granata proprio nell’estate del 1970 dal Monza, squadra che all’epoca militava in Serie B, e divenne subito titolare. Giocò qui fino al 1978, tanto gli bastò per conquistare un record importante, battuto solo in tempi molto recenti.
Ne 1977, verso la fine della sua esperienza torinese, toccò quota 517 minuti consecutivi senza aver subito gol. Un numero che venne superato da Salvatore Sirigu nel 2019, ben 42 anni dopo. Durante i suoi 8 anni di permanenza, vinse due trofei da protagonista. Il primo arrivò subito, nella stagione 1970/1971, con la conquista della Coppa Italia. Il secondo, invece, arrivò nell’annata 1975/1976, con la vittoria di uno storico scudetto, ad oggi ancora l’ultimo conquistato dai granata.
Chiuse la sua avventura a Torino dopo 262 presenze, 223 gol e 108 clean sheet.
Pasquale Bruno, “O animale”
Ricordato come uno dei difensori più scomodi da affrontare, per via del suo gioco molto aggressivo, Pasquale Bruno si fece notare anche al Toro. Il suo arrivo ai granata avvenne nel 1990 dai rivali storici della Juventus, dove aveva giocato nelle tre stagioni precedenti. Anche qui, Bruno restò per 3 anni, fino al 1993.
Fin dal suo arrivo, si ritagliò subito uno spazio importante all’interno della squadra come terzino destro. Una delle partite per cui è più ricordato durante il suo periodo al Torino è la perfetta sintesi della sua aggressività. Durante un derby di Torino giocato nel novembre del 1991, Bruno venne espulso al minuto 17. La sua rabbiosa reazione gli costò ben 8 giornate di squalifica.
Nei suoi anni di permanenza in maglia granata, ebbe la soddisfazione di conquistare la Coppa Italia del 1993 in una soffertissima doppia sfida contro la Roma. Si trasferì alla Fiorentina proprio al termine di quella stagione dopo 105 presenze e 2 gol, di cui uno realizzato in un match di Coppa Uefa contro il Norrkoping.
Luigi Meroni, talento che se ne andò troppo presto
Tra le varie stelle che passarono dal Torino, ce ne fu una che rimase inespressa. Oltre alla strage di Superga, un altro dramma che colpì club e tifosi avvenne il 15 ottobre 1967, quando il giovanissimo Luigi “Gigi” Meroni, venne investito da una macchina in corso Re Umberto a Torino. Il fatto avvenne la sera dopo una partita giocata contro la Sampdoria.

La placca in ricordo di Gigi Meroni in Re Umberto, luogo del tragico incidente (©Torino FC)
La giovane ala destra arrivò nel 1964 dal Genoa, nonostante un tentativo di ribellione dei tifosi del grifone, che videro in lui un talento cristallino. Meroni era già considerato un giocatore di gran livello, nonostante avesse solo 21 anni. Il suo stile di gioco, basato su rapidità e abilità nel dribbling, abbinato all’assegnazione della maglia numero 7, scatenarono i paragoni con il mitico George Best.
Meroni giocò a Torino 3 anni su ottimi livelli, mostrando a tutti il suo talento cristallino. Il 12 marzo 1967 arrivò probabilmente il gol più bello della sua carriera, per costruzione, gesto tecnico e caratura dell’avversario. A San Siro, contro la fortissima Inter di Helenio Herrera, Gigi si lanciò in uno slalom che si concluse con un delizioso cucchiaio all’incrocio dei pali. Anche grazie a quel gol, i granata espugnarono Milano per 1-2, interrompendo l’imbattibilità dei nerazzurri.
Il tragico incidente avvenuto qualche mese dopo, ha privato il calcio italiano di una possibile stella. A Torino totalizzò 120 gol, 25 gol e 2 assist. Ma ciò che è più importante sottolineare è l’impatto emotivo che ebbe sul tifo granata e, in generale, sull’intera nazione. Testimoniato dalle oltre 20.000 persone che si presentarono al suo funerale per omaggiarlo.
Paolo Pulici, bandiera goleador
L’attaccante che più di tutti, tra quelli passati da qui, rappresenta al meglio la definizione di “bomber”. Paolo Pulici, nei suoi 15 anni di permanenza al Torino, mise il suo marchio indelebile sulla storia di questo club a suon di gol. Reti che permisero al Toro anche di conquistare vittorie pesanti.

Paolo Pulici (©Torino FC)
“Puliciclone”, come venne soprannominato da Gianni Brera, crebbe nelle giovanili del Torino, squadra in cui fece il suo esordio nella stagione 1967. Le sue prime stagioni da professionista sotto la Mole furono in realtà molto complicate, a causa soprattutto di carenze tecniche. Una volta affinato questo fondamentale, Pulici diventò un pericolo costante per le difese avversarie. La sua miglior stagione dal punto di vista realizzativo fu quella 1975/1976, dove realizzò 21 gol e 2 assist in 29 presenze di campionato, oltre a 2 gol in Coppa Italia. In Serie A arrivarono 3 triplette contro Perugia, Bologna e Fiorentina.
Quando il club lo liberò, nell’estate del 1982, il tifo granata perse una delle stelle a cui più si affezionò dopo gli eroi del “Grande Torino”. Chiuse con 170 gol in 431 presenze, numeri che lo rendono ancora oggi il giocatore con più gol nella storia del club. Nel 2014, venne inserito nella hall of fame del Toro, primo attaccante a rientrarci
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