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Auguri Rossoblù: Giuseppe Gipo Viani – 13 set

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Lascia detto che lo sveglino presto, la mattina dopo. Quando sarà impossibile svegliarlo, perché il vecchio sceriffo se ne è andato cavalcando nel sonno.

Con queste parole tanto efficaci quanto dirette di un grande come Lamberto Bertozzi, che in questi mesi è sempre stato al mio fianco nel raccontarvi le storie che tutti i giorni leggete su questo sito, vi introduco uno degli allenatori più geniali che il Calcio italiano abbia mai potuto ammirare: Giuseppe Gipo Viani. Per il racconto di quest’oggi ho deciso di partire dalla fine, un’uscita in grande stile che congedava per sempre una personalità difficile da contenere ma incredibilmente stupenda quando si trattava di scavare a fondo tra le sue intuizioni. Gipo, nato nel 1909, stava tornando a Bologna, l’unica piazza capace di fornirgli emozioni così contrastanti tra loro, dove avrebbe segnalato alla dirigenza felsinea due gioiellini come Caporale e Fedele; ciò che successe a Ferrara, dove decise di fermarsi per riposare, è ormai triste storia nota a tutti: Giuseppe non si svegliò più, rendendo quel sonno lungo decenni. Gipo si era da poco trasferito ad Udine dove si era rintanato poco dopo le pesantissime contestazioni popolari a lui rivolte in terra emiliana poco dopo il suo ritorno come allenatore. Negli anni precedenti, dal 1960 in poi, dapprima si era ritrovato al fianco di Nereo Rocco, El Paron,sulla panchina della Nazionale, subito dopo i due si sedettero sulla panchina del Milan, salvo poi lasciarsi pochi mesi dopo. Nel lasso di tempo che va dalla decisione di lasciare la formazione milanese a quella di tornare al Bologna succede qualcosa di gravissimo: un brutto incidente verso Pavia porta il nostro Giuseppe al limite della sopportazione fisica e psicologica, a tanto così da salutare questo mondo; l’Uomo che tornerà in panchina non sarà mai più quello di prima e decisioni che prenderà in seguito rifletteranno ciò che successe la sera del 4 aprile 1966. Prima dell’esperienza nazionale il buon Gipo, soprannominato sceriffo a causa dei suoi modi bruschi e altresì maneschi, fece in tempo a vincere uno scudetto sempre coi Diavoli subito dopo la decisione di lasciare per la prima volta Bologna e il Bologna. Difatti, parecchi anni prima quando Giuseppe sbarcò sotto Le Due Torri, il Presidente Dall’Ara era fortemente convinto che con quest’Uomo dai metodi spicci avrebbe potuto riportare ai fasti di un tempo una squadra che da troppe stagioni viveva nell’anonimato. A Bologna si trovò sin da subito senza l’esuberante Gino Cappello, squalificato per una rissa da bar, con l’allenatore che dovette far di necessità virtù. A Bologna fu portato grazie alla sagacia con la quale fece tornare in Serie A la Roma e grazie, inoltre, alle straordinarie prestazioni che aveva saputo offrire ai pubblici di Lucca e Palermo. Ma Gipo fu anche giocatore, un ottimo centromediano metodista, si impose all’Ambrosiana ma venne silurato in tempo record dalla dirigenza a causa del suo folleggiare per la Milano notturna. Una grandissima personalità ed un allenatore intuitivo e visionario che contribuì alla diffusione in Italia del cosiddetto Catenaccio, con buona pace degli austriaci. Ciao grande Gipo, Bologna non ti dimentica nel giorno del tuo compleanno!

 

Consultazione Collezione Luca e Lamberto Bertozzi

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