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Bologna, un 2023 poetico: come sarà l’anno che verrà?

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Damiano Fiorentini/1000cuorirossoblu.it


Non è da Udine che si giudica una squadra. Iniziamo il 2024 prendendo in prestito una famosa citazione di Francesco De Gregori: “Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”, e la adattiamo al Bologna. Una squadra, un gruppo, una società come quella che abbiamo davanti agli occhi, possono essere giudicati per un inciampo? Se ci permettete, la risposta la diamo noi: no. La vittoria, sabato, avrebbe aggiunto una ciliegina forse nemmeno necessaria ad un anno in cui, dal 4 gennaio al 30 dicembre, il Bologna ha costruito – non senza difficoltà, vista la partenza – gradino dopo gradino la propria scalata verso l’alto, senza averla ancora terminata. “È il viaggio, non la meta, ciò che conta”: se la metà è ancora lontana, perché non iniziamo a rivivere questo viaggio?

Gli auspici non erano dei migliori, ma poi…

Dopo la pausa per il mondiale in Qatar, la Serie A riprende il 4 gennaio. Il Bologna scende in quel dell’Olimpico, per affrontare i padroni di casa della Roma, e lo fa con gli occhi rivolti verso il cielo: poche settimane prima Sinisa aveva lasciato tutti, e tutti volevano lottare per Sinisa. L’epilogo non è quello sperato, e l’amaro in bocca rimane. Pochi giorni dopo arriva l’Atalanta in un Dall’Ara spento anche dalle temperature proibitive: Orsolini illude, ma la Dea passa. È un’altalena: Udinese, Lazio, Cremonese. Vittoria, sconfitta, pareggio. Il Bologna sembra il solito, ma non sa che quel “solito” lo avrebbe accompagnato sempre più raramente. Click, è scattato qualcosa, e il popolo Rossoblù lo sta percependo. Spezia, Fiorentina, Sampdoria e Inter, con in mezzo gli inciampi di Monza e Torino: anche questi saranno tra gli ultimi. Lazio, Salernitana, Udinese, Atalanta e Milan: ma cosa sta diventando questo Bologna? L’Europa è lì, ad un tiro. Siamo ad aprile e al Dall’Ara c’è la corsa al seggiolino, gennaio sembra così lontano. Per questo fanno male le cadute a Verona e a Empoli tanto quanto il pareggio a Sassuolo. L’aria è cambiata, forse definitivamente: chiedere a Juventus, Roma, Cremonese, Napoli e Lecce. Alla fine saranno 54 punti, record, e nono posto.

“La squadra non è competitiva”

È un’estate in cui le aspettative, in città, si alzano sensibilmente: è un po’ quello che aspettavano tutti. Posch e Moro non si muovono. Con loro, dall’Olanda, arriva un ragazzone biondo sempre sorridente. Dice di conoscere già le zone, perché ci passava le estati, e si fa amare dal primo minuto: Sam Beukema. Il Bologna sale a Valles e trova un’orda Rossoblù alla quale dovrà abituarsi, perché quest’ultima, mentre scriviamo, non ha ancora visto fine. Arriva il ritiro di Utrecht e accade qualcosa di inaspettato, ma nemmeno troppo. È il 2 agosto quando Thiago Motta sbotta e definisce la sua squadra non ancora pronta per competere in Serie A. Vede andar via Schouten e Arnautovic, ma nessuno è impreparato: Giovanni Sartori non lo è mai. Non senza difficoltà porta sotto le Due Torri Ndoye, Karlsson, Saelemaekers, Calafiori, Fabbian, Kristiansen e Freuler. Salutano anche Dominguez e Barrow, ma ora i mugugni sono quasi silenziosi. Quale società risponde con i fatti e non si fa cogliere impreparata al saluto di titolari inamovibili solo due mesi prima? Una società che ha un progetto, che ha ambizione e che ha consapevolezza nei propri mezzi: il Bologna. Il resto è storia: quarto posto, ora quinto, con quarti di finale di Coppa Italia dopo undici anni. Solo tre sconfitte, soli quindici gol presi: terza squadra migliore dopo Inter e Juventus. Il Bologna ora fa rumore quando cade.

Bologna, lasci o raddoppi nel 2024?

Torniamo al paragrafo iniziale: la meta è ancora lontana. La meta è a fine campionato, e l’Europa è un obiettivo. Nessuno, o quasi, si sbilancia perché a Casteldebole il diktat è solo uno: lavoro, lavoro e ancora lavoro. In una classifica raramente così corta per le posizioni che contano, il Bologna sa di dover mantenere un ruolino di marcia da grande squadra per guadagnarsi l’Europa, senza distinzioni di coppa. La sconfitta di Udine ha riaperto un dibattito su cosa può fare questa squadra. I più dimenticano, però, che una sconfitta con tre gol di scarto a Bologna non la vedevano da più di un anno, dalla disfatta contro l’Inter. Poco male quindi: la spinta è tanta ed erano anni che non si arrivava così al primo giorno dell’anno, non sarà una sconfitta a cambiare tutto. Anche per questo, la domanda è fatidica: Bologna, nel 2024 lasci o raddoppi?

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