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Daytona 2018, la prima 24 Ore vinta da Lamborghini

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media.lamborghini.com


Nello sport, ci sono vittorie e vittorie. Non tutte le competizioni sono uguali tra loro e, alcune di queste, hanno attorno a sé un aura di storia che le rende leggendarie. Nel tennis ci sono gli Slam, nel golf i Major, nel calcio i grandi trofei internazionali. Nel motorsport, se ci fossero i Major, uno di questi sarebbe la 24 Ore di Daytona. Vincere questa gara proietta direttamente nel mito del motorsport. Lamborghini, nel 2018, ci riuscì, diventando una solida realtà nel mondo delle competizioni endurance.

Alla ricerca della vittoria nelle classiche

Nel 2015 Lamborghini debuttò a Monza con la Huracán GT3, vincendo subito nel Blancpain Endurance Series, sebbene il successo venne confermato dopo molti mesi per via dell’iniziale squalifica della vettura post gara. Nei primi anni alcune vittorie continuarono ad arrivare, con un progetto che prese sempre più piede e grazie alla vittoria del Blancpain GT Series 2017 e un totale di otto titoli internazionali conquistati, senza tuttavia conquistare le gare più importanti. Giorgio Sanna, il responsabile Motorsport di Lamborghini, alle Finali Mondiali del 2017 ad Imola, sostenne che fosse il momento di andare a conquistare le classiche. La prima di queste era già alle porte e Lamborghini Squadra Corse iscrisse per Daytona tre equipaggi nella classe GTD, dedicata alle vetture aderenti al regolamento GT3.

Le qualifiche

A gennaio del 2018 si entrò infatti in clima Daytona, con la lunga marcia di avvicinamento verso il primo grande appuntamento dell’anno. Al termine delle qualifiche, i primi due posti furono occupati dalle due Ferrari 488 dei team Spirit of race e Risi Competizione, terza vi era la Huracán GT3 del Grasser Racing Team numero 11 guidata da Mirko Bortolotti, Rolf Ineichen, Franck Perera e Rik Breukers. La numero 48 del Paul Miller Racing, con equipaggio Andrea Caldarelli, Bryce Miller, Bryan Sellers e Madison Snow, si classificò in sedicesima piazza, mentre occupava la diciannovesima posizione la seconda Lambo del GRT, la numero 19, di Christian Engelhart, Christopher Lenz, Louis Machiels, Ezequiel Perez Companc e Max van Splunteren. Dopo le verifiche tecniche ci fu però una doccia gelata: la numero 11 fallì lo stall test post qualifica e venne retrocessa al fondo della griglia. La numero 48, dal canto suo, dovette invece sostituire il motore, il cambio e delle componenti elettroniche per problemi riscontrati sul finire dell’ultima sessione di prove del venerdì. La notte prima della gara, il Paul Miller Racing svolse un’ora di shakedown presso il vicino New Smirna Speedway, per assicurarsi che tutto fosse in ordine.

La gara

Lo scenario di partenza non era quindi dei migliori, ma in una corsa lunga un giorno, tutto può succedere. Le due Lamborghini infatti, risalirono la china ora dopo ora, senza accusare problemi di affidabilità. La numero 48 si issò in cima alla classifica, guidando il plotone per 153 giri. A quattro ore e mezza dal termine, fu la numero 11 a prendere la leadership, che non mollò più fino alla bandiera a scacchi. Nell’ultima mezz’ora di gara la Mercedes numero 33, guidata da Jeroen Bleekemolen, si avvicinò sempre di più, fino a circa un secondo e mezzo da Bortolotti, ma a quindici minuti dal termine l’olandese dovette fare uno splash and go per non terminare la benzina, rientrando dietro anche alla numero 48, che salì così al terzo posto. Dopo anni di tentativi, Lamborghini riuscì così a salire sul gradino più importante del podio di una gara prestigiosa come la 24 Ore di Daytona, vincendo la prima gara di un giorno della storia del marchio bolognese. A Sant’Agata Bolognese non potevano ancora saperlo, ma quella gara fu il primo tassello di una tripletta indimenticabile nel tempio della velocità americano.

La foto di gruppo dopo la vittoria

La foto di gruppo dopo la vittoria (source: media.lamborghini.com)

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