Seguici su

Altri Sport

Non solo Indianapolis: lo Speedway di Daytona Beach, l’altra capitale del motorsport americano

Pubblicato

il

Esiste un posto capace di coniugare il sole e le spiagge della Florida con l’asfalto e le tribune di un famoso autodromo? E che viene preso d’assalto sia da turisti e studenti, sia da migliaia di appassionati di motori? E presso il quale ci si possa recare sia per trascorrere lo spring break, cioè la settimana di vacanze di cui godono gli universitari americani, sia per assistere ad alcune delle corse più importanti d’oltreoceano? Se non l’avete ancora capito questo posto esiste davvero. E in quel luogo, la sabbia e i motori non sono due mondi a parte, ma sono legati da una lunga storia. Questo luogo è Daytona Beach. Ed è qui che si trova il Daytona International Speedway. In quest’articolo racconteremo la sua storia e parleremo degli eventi più importanti ed esso collegati.

Storia. Daytona Beach è una città collocata, come già accennato, nel Nord della Florida, affacciata sull’Oceano Atlantico. La sua spiaggia ha una particolarità: a parte un sottile strato di granelli sulla superficie, la sabbia è molto compatta. Questo ha attirato da sempre gli automobilisti, sin dagli albori dello scorso secolo, perché i veicoli potevano transitarvi per decine di chilometri (ora l’accesso è consentito alle automobili solo in alcuni tratti). Oltre a questo, l’abbondante larghezza e la conformazione rettilinea della spiaggia la rendeva un luogo adatto per i tentativi di record di velocità terrestre. A Daytona Beach tra il 1905 e il 1935 il tale record venne migliorato per ben quindici volte e fu portato all’impressionante velocità di 445 km/h. 

A partire dal 1936 vennero svolte delle vere e proprie gare su di un tracciato lungo circa 5 km, il Daytona Beach and Road Course. Le auto percorrevano un tratto lungo la spiaggia e uno sulla vicina autostrada, che correva parallela alla costa. I due rettilinei erano congiunti da altrettante curve. 

L’interesse attorno a questo tipo di competizioni crebbe presto: infatti risale a poco più tardi, ovvero al 1948, la fondazione della NASCAR, la più importante serie americana di competizioni automobilistiche riservate alle stock car. E la sua nascita avvenne proprio in un hotel di Daytona Beach, grazie all’intuizione di Bill France, un meccanico di Washington D.C. che si era trasferito nella città della Florida e che aveva partecipato come pilota ad alcune delle prime gare, per poi iniziare a occuparsi degli aspetti organizzativi. La pista di Daytona Beach ospitò nel 1949 il secondo evento ufficiale della storia della NASCAR. A partire dall’anno successivo, la gara iniziò ad essere disputata nel mese di febbraio, così come avviene ancora oggi.

Ci si accorse presto che per ospitare gli spettatori che, in numero sempre maggiore, volevano seguire le corse, sarebbe stato necessario realizzare un impianto permanente. Nel 1953 iniziò quindi la costruzione dell’attuale Daytona International Speedway, inaugurato nel 1959 con la prima gara NASCAR denominata Daytona 500. Il vecchio tracciato vide l’ultima gara disputarsi su di esso l’anno precedente. Dal 1963 il nuovo autodromo iniziò ad ospitare anche gare di durata e nel 1966 si corse la prima 24 ore di Daytona.

Il tracciato. Il Daytona International Speedway dispone di diversi layout. Quello utilizzato per la Daytona 500 della NASCAR è l’ovale, che misura 4 km. Bill France volle che la pista fosse realizzata in maniera tale da poter raggiungere le maggiori velocità possibili; inoltre doveva garantire agli spettatori una visuale eccellente. Per questo le curve hanno una pendenza (detta banking) molto accentuata, di ben 31°, contro i soli 9,2° del catino di Indianapolis, che può fungere da riferimento essendo forse più noto a noi europei. Inoltre l’ovale è di forma speciale. A differenza di quello che si può pensare, gli ovali sono tutt’altro che piste tutte uguali: esse possono differire ad esempio per lunghezza, banking, larghezza della sede stradale; ma possono avere anche forme distinte. La pista di Daytona appartiene alla cosiddetta categoria dei tri-ovali. Mentre un ovale come quello di Indianapolis è in effetti un rettangolo con gli angoli smussati, presso i quali sono situate le quattro curve, Daytona ricorda di più un triangolo. È presente un lungo rettilineo opposto alla zona dei box, mentre il “rettilineo” principale effettua una piega, andando a formare un vertice all’altezza della linea di arrivo. Ciò consente di poter avere dalle tribune, che possono contenere attualmente fino a 125.000 spettatori, una visuale più diretta e meno laterale delle auto. Il Daytona International Speedway è stato il primo tri-ovale a essere costruito nella storia, e successivamente molti altri autodromi negli Stati Uniti furono realizzati ispirandosi ad esso.

Il Daytona International Speedway dispone anche di una configurazione mista tra ovale e stradale, utilizzata per gare come la 24 ore di Daytona. Ciò può ricordare quella di Indianapolis, utilizzata anche ai tempi del Gran Premio di Formula 1: ma in quel caso l’ovale veniva utilizzato solo in una piccola parte, e veniva percorso in senso orario, opposto a quello in cui tradizionalmente vengono disputate le corse su ovale. Il tracciato misto di Daytona invece comprende quasi tutto l’ovale, che viene percorso sempre in verso antiorario. Poco dopo aver attraversato il traguardo, le vetture svoltano all’interno dell’ovale, dove percorrono un tratto con alcune curve più lente, per tornare sull’anello all’ingresso del primo curvone. Sul rettilineo opposto ai box viene aggiunta una chicane, per ridurre la velocità delle auto. La lunghezza totale di questa versione del circuito è di 5730 m.

 I diversi layout del Daytona International Speedway. È evidenziato quello della 24 ore. (motorsportweek.com)

Corse presenti e passate. Abbiamo già citato i due eventi principali che si svolgono annualmente a Daytona. La prima a nascere è stata la Daytona 500, una gara NASCAR che si disputa sulla distanza di 500 miglia, equivalenti a 200 giri del tri-ovale. Come già detto, dal 1960 la Daytona 500 si corre in febbraio. Si tratta della gara inaugurale del calendario della serie americana, ed è anche la più importante. Negli Stati Uniti ha superato, a livello di audience, la 500 miglia di Indianapolis, che però mantiene il primato sia per quanto riguarda il numero di spettatori presenti fisicamente all’evento, sia per popolarità all’estero. La NASCAR fa tappa a Daytona ogni anno anche a luglio, in questo caso per una 400 miglia, attualmente denominata Coke Zero Sugar 400. Nel 2020, a causa della pandemia di coronavirus che ha causato la cancellazione di molti eventi previsti in altre località, a Daytona si è svolta anche una terza gara NASCAR, questa volta sul tracciato stradale, con l’aggiunta di un’ulteriore chicane. 

Il percorso stradale viene utilizzato anche per l’altro importante evento già nominato in precedenza: la 24 ore di Daytona, chiamata per ragioni di sponsorizzazione Rolex 24 at Daytona. Questa competizione si tiene a fine gennaio, ancora prima della Daytona 500, ed era valevole, agli inizi, per il campionato del mondo FIA Sportprototipi. Dal 1982 la gara viene organizzata dall’IMSA, la federazione di corse endurance americana, e fa parte del calendario del più prestigioso campionato IMSA: il WeatherTech SportsCar Championship. Come accade alla 24 ore di Le Mans, prendono parte alla corsa sia vetture GT che prototipi, divise in diverse categorie, e vengono guidate da molti piloti che abitualmente corrono in NASCAR o Indycar, ma non solo. Nell’albo d’oro recente sono presenti i nomi Fernando Alonso, che ha vinto nel 2019, e quello di Juan Pablo Montoya, 3 volte sul gradino più alto del podio. È da notare che i quartieri generali sia della NASCAR che dell’IMSA hanno sede proprio a Daytona Beach.

In occasione di questi due eventi, che ovviamente non consistono solo di una gara ma sono preceduti da prove, qualifiche e gare di contorno, si celebrano a Daytona Beach due settimane dedicate ai motori, che prendono il nome di Speedweeks. Per le Speedweeks si radunano decine di migliaia di appassionati e sono organizzate in maniera tale da evitare la concomitanza con il SuperBowl.

La prima settimana di marzo è invece dedicata alle moto. La rassegna, che raduna mezzo milione di appassionati ogni anno, comprende tra le altre cose concerti e feste e culmina nello svolgimento della Daytona 200. Questa gara ha una storia molto lunga e gloriosa: si teneva infatti già dai tempi del Beach Course, a partire dal 1937, per poi trasferirsi assieme alla Daytona 500 nel 1959 nello Speedway. Il layout utilizzato è quello stradale, anche se non esattamente coincidente con quello della 24 ore.

Le auto a ruote scoperte non hanno mai trovato molto spazio a Daytona, soprattutto a causa della pericolosità del circuito, dovuta alle altissime velocità che tali vetture possono raggiungere percorrendo questo ovale. La Indycar corse allo Speedway solo nel 1959, e tra test e gara si contarono due vittime. Altri test sono stati svolti negli anni 2000 sul circuito stradale ma nessuna gara Indycar è stata più organizzata da allora. Nel 1984 si svolse anche un test segreto di Formula 1, al quale parteciparono la Lotus e la Williams, con la presenza di Nigel Mansell. Lo scopo era quello di provare i nuovi pneumatici radiali Goodyear.

Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *