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IL GRILLO PENSANTE – L’esempio inglese

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E’ convinzione piuttosto diffusa che il calciomercato estivo sia tanto avvincente quanto tremendamente logorroico, tanto da sopravvivere al caldo ferragostiano e trascinare l’ormai sfiancata attenzione di tutti gli addetti ai lavori fino all’ultimo colpo di coda del sol leone. Anche il fratello minore invernale, che occupa prepotentemente l’intero mese di Gennaio, annacqua il suo interesse in una finestra temporale che appare davvero troppo dilatata.

L’interrogativo relativo al perché i trasferimenti possano avvenire durante lo svolgimento del campionato aleggia sempre più insistentemente sul pianeta calcio, trovando come principale motivazione del non-cambiamento il tornaconto di una sempre più potente casta dei procuratori interessata ad avere uno spettro temporale d’azione più ampio possibile; il tempo è il miglior alleato per lavorare ai fianchi le società e strappare un ingaggio più esoso o un bonus più proficuo sul contratto del proprio assistito, all’interno di pianificazioni strategiche degne del miglior Napoleone in trattative della durata di settimane o addirittura mesi. Tale aspetto complice viene spesso enfatizzato nelle ultime settimane di calciomercato estivo quando i primi impegni ufficiali possono evidenziare i difetti in una rosa in costruzione; una sbandata individuale o di squadra può indurre – anche erroneamente – i direttori sportivi meno scafati a correre ai ripari accettando condizioni più svantaggiose all’interno di una trattativa…anche se, all’inizio di una stagione, un alito di vento non significa necessariamente l’incombere di una tempesta. Anzi, l’apertura delle competizioni nazionali a mercato ancora in corso tende ragionevolmente a falsare i primi impegni, in quanto sono troppi i calciatori col pensiero ad altri lidi ed altrettanti quelli preservati per il rischio di sabotare un affare in fase conclusiva. E così, sullo sfondo di gare che non riflettono la realtà, una maratona si trasforma all’improvviso in uno sprint forsennato in vista del traguardo, con dirigenti affannosamente impegnati a depositare prima del limite i tesseramenti perfezionati in extremis in un turbinìo caotico di numeri drogati.

Di certo la FIFA ha contribuito in modo determinante a creare l’habitat ideale al proliferare selvaggio degli squali quando, a Marzo 2015, ha abolito la figura dell’Agente FIFA, ovvero colui che poteva operare per conto di società o calciatori previo superamento del previsto esame di abilitazione. La FIGC di riflesso si è adeguata alla nuova regolamentazione cogliendo l’opportunità di fare cassa, ovvero creando un registro unico nazionale contenente il nome di tutti gli intermediari e a cui è possibile iscriversi mediante il semplice versamento di un obolo di 500 euro. In sostanza, allo stato attuale, qualunque persona legalmente residente in Italia e con una fedina penale pulita potrebbe essere abilitata al titolo di Procuratore Sportivo, senza l’obbligo di dover sostenere un esame scritto comprovante un’adeguata conoscenza della Normativa Sportiva. E’ logica conseguenza, in un paese calciofilo fino al midollo, che una spropositata massa di avventurieri si sia gettata a capofitto nell’oceano della mediazione facendo lievitare il peso specifico del settore ma favorendo anche un acuto impoverimento di competenze e moralità dello stesso.

Fortunatamente finchè c’è vita c’è speranza e, in data 7 Settembre 2017, si è materializzata sotto forma di notizia bomba proveniente dagli uomini della Regina: dalla prossima stagione di Premier League il calciomercato si chiuderà alle ore 17 del giovedì antecedente la prima giornata, con soltanto le operazioni di cessione permesse oltre tale limite verso i mercati stranieri ancora aperti. Una svolta epocale, accolta con enorme favore dalle altre nazioni, tanto da indurre l’ipotesi non troppo remota che altre federazioni potrebbero adottare il medesimo provvedimento in tempi piuttosto contenuti.

 

Non sempre i modelli anglosassoni sono indice di esempio da cui trarre insegnamenti, ma talvolta oltremanica si trova il coraggio, anche in momenti insospettabili come questo, di rompere schemi cristallizzati nel tempo; si profila quindi l’occasione ideale in cui copiare dai leoni inglesi – che vantano da un po’ di anni il miglior prodotto calcio dell’intero cosmo – non sarebbe certo sintomo di mancanza di iniziativa ma una sagace scelta che porterebbe un po’ più di coerenza ed equilibrio in un mondo che, inesorabilmente, sembra non riconoscere più il significato di tali virtù.

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