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Due parole su Milos Teodosic, vero colpo di mercato della Virtus Segafredo

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foto Ciamillo-Castoria/Virtus Pallacanestro

 

 

Perché tanto baccano per l’arrivo dell’ultimo acquisto della Virtus Segafredo, Milos Teodosic? Nella sostanza, perché è il più grande colpo di mercato, relativamente alla fase della carriera del giocatore, che la Virtus abbia mai effettuato. Non il più grande giocatore in assoluto, probabilmente, arrivato a Bologna: dal PalaDozza o dal palaMalaguti/Unipol Arena è passato un vero manipolo di campioni straordinari, da Sugar Ray Richardson a Jim McMillian, da Cresimir Cosic allo Zar, Sasha Danìilovic, e poi Mario Chalmers, Marko Jaric, Travis Best e il più grande di tutti, Manu Ginobili. Tutti questi, però, sono arrivati alla Virtus o ancor giovani, come Danilovic e Ginobili, o a fine carriera (Cosic, Best, McMillian) o dopo un periodo molto particolare, come nel caso di Sugar e Chalmers: tutti giocatori, a parte forse, per motivi diversi, Cosic e Jaric, non proprio al top del mercato nel momento in cui sono giunti sotto le due torri. Probabilmente il ritorno a Bologna di Danilovic dagli USA è il colpo di mercato che gli si avvicina di più, ma lo Zar è come se fosse sempre rimasto virtussino, nell’immaginario collettivo. Teodosic viceversa è vero che è appena uscito dalla NBA con scarsa gloria, ma a soli 32 anni è ancora nel vivo della propria carriera ed è sicuramente fra i numero uno del playmaking europeo, potrebbe essere tranquillamente nel quintetto di qualunque formazione top in Eurolega e presumibilmente lo vedremo alla guida della nazionale sulla carta più forte del mondo, dopo, ovviamente, gli USA, cioè la Serbia, allenata proprio dal suo nuovo coach,  Sale Djordjevic.

Qualche dato? Nel palmares del trentaduenne di Valjevo si contano una Eurolega (col CSKA, tre anni fa), due campionati russi, due coppe di Serbia, altrettante coppe di Grecia, sei VTB United League (il più importante torneo russo che riunisce, di fatto, le maggiori squadre della ex Unione Sovietica) e ben tre argenti fra Olimpiadi, Mondiali e ed Europei con la Nazionale. Significativo, tuttavia, è soprattutto l’elenco dei premi individuali che ha ottenuto,a  dimostrazione del fatto che non si sia mai trovato per caso nelle squadre vincenti: due volte nel quintetto ideale ai Mondiali, una agli Europei, MVP agli Europei Under 20 nel 2007 (vinti con la Serbia), MVP in Eurolega 2010, sempre nel 2010 FIBA Europe Player of the Year, più un’altra miriade di riconoscimenti tra Eurolega, campionati russi e greci. È pur vero che la sua avventura in NBA non può dirsi gloriosa: arrivatoci a trenta anni, ha fatto fatica a riconvertirsi tecnicamente ma soprattutto è stato bersagliato da infortuni dovuti a un impatto fisico totalmente diverso da quello europeo. Sarebbe stato interessante vederlo oltreoceano con cinque o sei anno d’anticipo, ma va anche detto che non è il solo caso di difficile adattamento di un grandissimo slavo nell’ambiente americano.

Insomma, la Virtus assicurandosene le prestazioni ha compiuto un passo che sta facendo sognare i tifosi, magari anche troppo, perché non sono le figurine che scendono in campo e il quintetto bianconero è ancora tutto da completare. Si vocifera di due o tre grandi nomi che verranno resi noti tra domani e martedì, prima della presentazione della campagna abbonamenti, prevista per mercoledì. Il pericolo, a questo punto, è che a Djordjevic venga chiesto di bruciare le tappe, col rischio  di cadere, cioè, nella sindrome che affligge da sempre la Milano di Armani, costretta dalle situazioni contingenti a vincere tutto e sistematicamente in lotta con una esagerata pressione. Spetterà alla società, ora, gestire questa fase che dovrebbe essere di riavvicinamento progressivo alle vette continentali, cui si dovrebbe  cercare di arrivare un passo alla volta, anno dopo anno, per non creare un gigante dai piedi di argilla. Sarà questa la sfida della Virtus Segafredo, che intanto però una bella pietra d’angolo per reggere l’edificio l’ha già saputa collocare.

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