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“Quando una squadra è unita, può vincere ancor di più” – Una strana stagione dall’epilogo fantastico

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Ore 20.47 dell’11 giugno 2021, l’Olimpia Milano alza bandiera bianca mentre dagli spalti della Segafredo Arena le bandiere bianco-nere si avvicinano al campo. Suona l’ultima sirena della stagione sulle note dell’inno della Virtus che inizia con “Quando una squadra è unita, può vincere ancor di più”; sguardi emozionati, commossi ed increduli. Se si vuole trovare un’immagine che descriva la ripartenza sportiva e sociale (nel rispetto delle normative vigenti) dopo più di un anno di restrizioni, guardare quelle di ieri sera. E quelle di ieri sera celebrano lo scudetto numero 16 della Virtus Bologna, epilogo di una stagione stranissima ma esaltante. 

Una serie di finale perfetta, un percorso di playoff netto; qualcosa è sicuramente cambiato dopo l’intervallo di gara 3 contro Treviso, quel qualcosa, quella scintilla che ha permesso alla Segafredo di ingranare la marcia decisiva e non fermarsi più. 

Prima di questa scintilla, però, c’è da raccontare, limitandoci al 2020/21, una stagione strana fatta di record europei, di spettacolo ma anche di passi falsi. Ripartendo da settembre, subito un buon avvio in Supercoppa fino alla finale contro Milano, troppo forte allora per poterla impensierire. Si conoscono i nuovi innesti, Josh Adams è il nome nuovo americano, forte del titolo di giocatore mas spectacular  della Liga spagnola, Alibegovic pare l’italiano più forte prima di eclissarsi per numerose settimane, Markovic soffre i postumi del Covid.                                                                                                                                                                     

Il campionato comincia bene, meglio lontano da casa che tra le mura amiche, nonostante si giochi sempre senza pubblico. Non mancano le giocate spettacolari ma a volte ci sono solo quelle. Pajola comincia ad imporsi come fattore determinante della squadra, Hunter è il tassello in più sotto canestro. Intanto in Eurocup non si conoscono sconfitte, Hunter gioca da padrone.                           

La squadra naviga tranquillamente ma a novembre arriva il colpaccio Belinelli, non ci si può più nascondere. Non lo fa Baraldi che fissa l’obiettivo vittoria scudetto ed Eurocup.                                                                                                                       

Sembra il miglior momento della stagione, la piazza è galvanizzata ed ecco che in 24 ore crolla tutto, anzi alla fine no. Il 6 dicembre contro Sassari lo stesso Belinelli, contro pronostico, non esordisce, la Virtus perde la gara ed il patron Zanetti il giorno dopo decide per l’esonero di coach Djordjevic. Terremoto in casa Segafredo, Markovic sui social si sfoga minacciando di andarsene pure lui. Si fanno tanti nomi di alto profilo poi, sempre nel giro di un giorno, il dietrofront, DJ reintegrato, squadra che si stringe attorno a lui e cambio di ritmo, il primo della stagione. Ricominciano a correre le Vu Nere, l’unica che davvero pare insuperabile rimane l’Olimpia. 

Final Eight di Coppa Italia da dimenticare, sconfitta ai quarti contro Venezia, come l’anno precedente, senza dare mai l’impressione di poter guadagnare l’accesso alla semifinale. Si storce il naso, Djordjevic nuovamente sotto accusa, Pajola out per infortunio. Teodosic e compagni necessitano di ritrovare la bussola prima che la stagione entri nel momento clou.                                             

Diversi scogli sono superati ma non quello di Kazan, il sogno di tornare in Eurolega si infrange in gara 3 di semifinale, troppi punti subiti, una difesa da ri-registrare e soluzioni di gioco eccessivamente individuali. A metà aprile la stagione sembra già terminata, sfumato l’obiettivo europeo si pensa a chiudere la stagione dignitosamente e rifondare in vista della prossima stagione, coach Djordjevic sempre più verso l’uscita. 

I playoff però, intanto, sono raggiunti ed in qualche modo, pur con fiducia alternata, vanno giocati, la solita Milano ed anche Brindisi partono con i favori del pronostico. Weems assente per le prime gare così come Tessitori, appena rientrato dal Covid e subito fuori di nuovo per oltre un mese, ovvero stagione finita in qualsiasi caso. I quarti contro Treviso non riservano sorprese né in negativo ma nemmeno in positivo, i soliti problemi vengono evidenziati. Un 2-0 sofferto ma portato a casa e poi la già citata svolta nel terzo quarto di gara 3.                                      

Il resto è storia di una cavalcata trionfale ed inaspettata, la forza delle linee italiane sempre più protagoniste come mai in stagione: salgono di intensità Abass e Alibegovic, Ricci sente la responsabilità da capitano, Pajola scatenato tramette ai compagni la sua energia difensiva. Brindisi spazzata via, i tifosi, tornati anche dal vivo, cominciano a fantasticare ma ne parlano sottovoce. Anche perché va battuto il “mostro finale”, quell’Olimpia Milano guidata da Ettore Messina, semifinalista di Eurolega, prima in regular season, vincitrice di Supercoppa e Coppa Italia e anch’essa arrivata alle Finals senza sconfitte. 

Qualcuno poteva credere in uno Sweep, ovvero un 4-0 dalle tinte bianconere? Quasi nessuno, forse solo Djordjevic ed i suoi giocatori ma, sempre l’inno della Virtus fa “Vai sali e vai, se tu ci provi, vicino al cielo arriverai”, hanno avuto ragione loro ed è festa grande a Basket City.

 

                                                         

 

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