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La Gazzetta dello Sport – Belinelli: parlano Tanjevic, Repesa, Recalcati e Basile

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Foto Virtus Pallacanestro

Il volto della Virtus Segafredo Bologna non può non essere Marco Belinelli, lui che sotto le due torri si è fatto grande con la palla in mano: le prime stagioni giovanili alla Vis Persiceto, poco lontano dall’ombra delle torri, poi l’approdo in Virtus e il successivo passaggio alla Fortitudo. Dal Draft NBA del 2007 in poi è storia nota, un lungo girovagare per gli Stati Uniti, con il passaggio anche in Canada, fino all’approdo agli Spurs di Popovich, dove ha toccato le stelle da protagonista mettendosi l’anello al dito nel 2014. Nel suo percorso, l’attuale capitano delle Vu Nere, ha incrociato la via di alcuni dei massimi esponenti della pallacanestro italiana, che oggi sulla Gazzetta dello Sport  ne hanno riconosciuto non solo il grandioso passato, ma sopratutto lo splendido presente che sta vivendo tra Eurolega ed LBA. 

I coach

Il primo coach a fargli calcare i grandi palcoscenici fu Bogdan Tanjevic nella stagione 2002/03, quando Marco aveva solamente 16 anni, il coach montenegrino non nega il fatto che il talento fosse semplice da riconoscere già da quei tempi, ma: «non avrei mai immaginato di trovarlo oggi in queste condizioni. È il Lebron italiano. Il suo segreto è il grande equilibrio interno che ha come persona e giocatore. Non si lascia condizionare da nulla, sa quello che deve fare e come farlo, è fantastico per come semplifica ogni situazione, è un perfezionista e si vede. Credo che giocando così potrà andare avanti almeno altri due anni». Nel passaggio da una sponda all’altra di Bologna, Marco incontrò sulla sua strada Jasmin Repesa, l’ex coach della Fortitudo che lo ha visto affermarsi in Italia ed Europa prima del grande salto: «Ho avuto il piacere di vederlo crescere come atleta e come uomo, è una grande persona prima che un fuoriclasse. Il suo tiro è una gemma che splende in mezzo alla routine dei pick and roll. Il suo rilascio dentro i cinque decimi dalla ricezione lo rende un misto tra Bodiroga e Curry. Ha avuto poi un grande esempio come Gianluca Basile, gli dicevo che se voleva crescere doveva arrivare prima di lui e andare via dopo, ma non c’era bisogno che lo spronassi: Marco ha sempre avuto una grande etica del lavoro». C’è poi una figura che lo ha vestito d’azzurro, maglia con cui Beli ha rappresentato l’Italia in 154 gare, mettendo a segno 2,258 punti, Carlo Recalcati, che lo portò al suo primo mondiale nel 2006: «Non era ancora forte e strutturato come oggi, nel tempo ha sviluppato il suo fisico senza perdere fluidità. Paradossalmente è migliorato invecchiando. Al contrario di quanto si dice, tira sempre in equilibrio, col braccio allineato al canestro a prescindere da come tiene il corpo». 

L’esempio da capitano 

Anche se Marco nel suo ritorno a casa è diventato capitano della Virtus, uno dei capitani con cui è diventato grande è sicuramente Gianluca Basile, con cui ha condiviso gli anni alla Fortitudo e lo scudetto del 2005: «Non mi meraviglia quello che sta facendo perché lo ha sempre fatto in carriera. Piuttosto è scandaloso come è stato trattato l’anno scorso da coach Scariolo. Lo hanno dato per finito prima del tempo e adesso tutti capiscono quello che ha dovuto subire. Beli gioca con intelligenza, sfruttando il lavoro dei compagni e il sistema di coach Banchi che ha riconosciuto in lui il vero leader della Virtus».   

Fonte: La Gazzetta dello Sport – Andrea Tosi 

Il giocatore della settimana Virtus – Marco Belinelli 

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