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I racconti del Commissario – La Scuderia del Passatore, Romagna da corsa

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Foto Claudio Fargione

Motori alla romagnola

In Romagna esiste il mito del “Passator Cortese”, un personaggio ideale che toglie a chi ha per dare a chi non ha. Una specie di Robin Hood dal cappello in feltro (il tipico “caplazz”) spesso confuso con la figura del brigante Stefano Pelloni. Uno che di cortese non aveva proprio nulla dato che fu uno dei peggiori malviventi del XIX secolo. Nel nome della mitica figura era nata a fine anni Sessanta la Società del Passatore”, sodalizio culturale che valorizzava i vini ed il folklore romagnolo diffusosi ben presto da Imola a Rimini. Ma si sa, la Romagna è anche terra del motore e negli stessi anni fiorivano non solo organizzatori (era il tempo della Mototemporada) ma anche squadre corse. Una di esse venne fondata a Lugo di Romagna per dedicarsi alle quattro ruote.

Dal Cavallino al Passatore

La cittadina in provincia di Ravenna era famosa per aver dato i natali a Francesco Baracca, asso dell’aviazione il cui cavallino rampante era diventato un’icona mondiale come marchio della Ferrari. La scuderia lughese cercava un emblema legato alla terra di provenienza e l’idea dei fondatori fu semplice: domandare ad Alteo Dolcini, fondatore della Società del Passatore”, di legare il nome della mitica figura a quello della squadra. Fedele al motto “sol da dè e gnit da dmandè” (solo dare, nulla chiedere), Dolcini fu lieto di patrocinare l’iniziativa, ottimo mezzo pubblicitario per l’ Ente Tutela Vini Romagnoli. Era nata la Scuderia del Passatore.

Un giovane appassionato

L’operazione partì intorno al un nome di un giovane pilota: Massimo Ciccozzi. Casco di Bronzo Autosprint 1971, Ciccozzi aveva ricevuto in premio due motori Alfa Romeo con cui disputare il Campionato Italiano di Formula 3. La neonata scuderia acquistò quindi un telaio Brabham BT28 per scendere in pista sotto le insegne del Passatore, simbolo concesso gratuitamente dalla società. Nelle prime gare la squadra fu gestita da Giovanni e Franco Liverani, appassionati padre e figlio, senza cogliere risultati. Fu allora lo stesso Dolcini ad intervenire in loro aiuto convocando un giovane appassionato che aveva rinunciato alla carriera da pilota. Si chiamava Gian Carlo Minardi, aveva 24 anni e respirava motori da sempre: la sua famiglia gestiva da quasi mezzo secolo la concessionaria Fiat di Faenza. Gli impegni erano tanti ma la passione vinse: Gian Carlo si gettò con entusiasmo nell’avventura per la stagione 1972.

Subito al vertice

Minardi scelse la politica dei piccoli passi: prima del salto nella difficile Formula 3 decise di dare supporto ai soci che partecipavano alle gare turismo con le vetture di proprietà. La Scuderia si sarebbe iscritta ufficialmente alla Formula 850 con l’esperto Angelo Ancherani ed alla neonata Formula Italia con il promettente Giancarlo Martini. Il nuovo campionato per monoposto spinte da propulsori Fiat 1800 fu una vera fucina di talenti e la visione di Minardi si rivelò azzeccata: Martini giunse secondo alla prima partecipazione. Nel 1973 andò ancora meglio: 10 vittorie su 22 gare con titolo nazionale per Martini e poker di affermazioni per Lamberto Leoni, il nuovo arrivato in squadra. In due anni grazie alla “cura Minardi” la Scuderia del Passatore da sodalizio di appassionati era diventata una squadra di riferimento per l’automobilismo italiano.

Cambia il nome, non la sostanza

I risultati ottenuti non passarono inosservati: nel 1974 arrivò un importante sponsor come la Everest Gomma, produttrice di tappetini per auto. Il nuovo finanziatore consentì alla squadra di partecipare alla Formula 2 cogliendo ottimi risultati con Leoni. Così buoni che a fine anno giunse la chiamata di Enzo Ferrari per la gestione privata di una delle sue monoposto di Formula 1. Ma questa è un’altra storia, perché dal 1975 lo sponsor non solo apparì con il proprio marchio, ma impose anche il nome al team. Nacque allora la Scuderia Everest, ovvero quella che sarebbe poi diventata il Minardi Team per due decenni impegnato nella massima formula proseguendo ancora oggi con la sua discendente diretta Scuderia AlphaTauri. L’avventura della Scuderia del Passatore sarebbe rimasta per sempre come simbolo di una Motor Valley verace che raggiunse i vertici dell’automobilismo senza perdere mai la propria identità.

Un raro filmato a colori delle gare di Magione nel 1973: protagoniste anche le Formula Italia con la Scuderia del Passatore (roydpg su YouTube)

 

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