Al Capèl -21 Giu-

Al capèl

Finalmänt l é vgnó al chèld. Arriva l’estate. C’è chi si lamenta dell’afa: mo sócc’mel che sòfoc, che afa, ch’ai é in sti dé, dice ancora qualche nonno. L’importante è tenersi ben idratati perché, come suol dirsi lapalissianamente, an i é gnínta ch’chèva la said cme al båvver.

C’è però da dire che il caldo viene trattato nei detti bolognesi con una certa bonomia, senza drammatizzarlo troppo: ai ò un chèld ch’am pèr ed maridèrum, mi sembra di essere nel giorno delle nozze, o l é un chèld ch’as fà i sûghi, l’antico dolce a base di mosto cotto, sembrano buttarla, come ben sa fare il bolognese, sull’ironia.

Dei due, e climaticamente Bologna non scherza né dall’una né dall’altra parte, è il freddo ad essere il più temuto. Quante volte ci siamo stupiti da bambini degli anziani vestiti pesantemente, con la mâja ed lèna anche in estate. La risposta era apodittica: quall ch’tén al fradd, al tén anc al chèld.

Sulla stessa falsariga, un accessorio irrinunciabile per gli uomini in tutte le stagioni era ai quei tempi il cappello, tanto che quando ha cominciato a passare di moda, chi ne faceva volentieri a meno si sentiva dire: tèsta mâta an pôrta capèl.

Erano tempi in cui un Cappello, dalla testa simpaticamente matta, il grande Gino, ha fatto molto comodo al BFC. Adesso per le mani abbiamo un Capello da valutare, e bisogna vedere se abbiamo a che fare con un cavéi o con un cavail. Nel primo caso, se è un caviglio, succeda quel che succeda, a sän da ôv e da lât. Ma se è un capello, òcio ai spîguel, come diceva quel tale al funerale della moglie, perché quando si cominciano a perdere i capelli, va poi a finire ch’as avanza tótt plè.

 Alé Bulåggna !!!                                                               21 ed żóggn 2013

Gallo