Seguici su

Bologna

MONDAY NIGHT: Quell’estate azzurra del 2000 tra sogno e incubo

Pubblicato

il


Il fato, il destino, è da sempre argomento di discussione di filosofi e pensatori: quante delle nostre azioni dipendono da noi? Quanto invece sono come già scritte, predeterminate? Se nella vita umana non si possono avere risposte certe, nel calcio questo elemento di caso, di fatalità, è da sempre parte integrante del gioco stesso. Per l’Italia, per i tifosi italiani, questo fatto fu evidente nell’estate del 2000, quando in Olanda e Belgio la Nazionale guidata da Dino Zoff seppe conoscere la gioia e l’amarezza donata dal dio del pallone, che prima benevolo trascinò la squadra fino alla finale del torneo – prima competizione internazionale del nuovo millennio – e poi la fece amaramente piombare nell’incubo quando il lieto fine sembrava ormai scritto.

I Campionati Europei del 2000 si giocano in Olanda e Belgio, sono la prima edizione che vede un’organizzazione congiunta da parte di due nazioni e la seconda che prevede la partecipazione di ben sedici squadre alla fase finale. L’allargamento, voluto dalla UEFA nel 1996 in Inghilterra, fa si che sia presente tutto il gotha del calcio continentale: manca soltanto la Russia, che dalla caduta del muro di Berlino però non è mai più stata la stessa ed è stata superata da una vecchia parte dell’impero, l’Ucraina di Shevchenko, capace di raggiungere gli spareggi ma poi estromessa insieme al sorprendente Israele, mai così vicino alla gloria. Tutto il meglio del calcio europeo, dicevamo: ci sono i campioni europei in carica della Germania, i campioni mondiali della Francia, quindi Inghilterra, Spagna, Portogallo e Italia oltre che i padroni di casa dell’Olanda, e ognuna di queste squadre nutre forti aspettative sulla competizione. I tedeschi presentano una squadra dall’età media avanzata e reduce da un pessimo mondiale, è vero, e se la Spagna studia ancora per diventare grande e il Portogallo presenta la solita pletora di eccellenti palleggiatori a cui manca però un terminale offensivo adeguato anche l’Inghilterra non può sentirsi sicura di una squadra tanto ricca di campioni quanto povera di quella mentalità vincente che nelle grandi competizioni è determinante.

Se da una parte le qualificazioni non hanno offerto sorprese, dall’altra quando il torneo entra nel vivo con la fase a gironi queste non mancano affatto: nel girone A, per esempio, Inghilterra e Germania finiscono subito eliminate malamente dopo aver avuto i favori dei pronostici alla vigilia. Per gli inglesi la beffa è enorme, visto che battere di misura i tedeschi grazie a un goal di Shearer non basta: contro Romania e Portogallo, pur trovandosi in entrambe le occasioni in vantaggio, i “Leoni di Sua Maestà” finiscono per farsi rimontare, e peggio ancora va alla Germania guidata da Ribbech, che pareggia solo contro i rumeni e poi cade di misura contro gli albionici e viene addirittura schiantata nell’ultima gara contro il Portogallo da una tripletta di un ispiratissimo Sérgio Conceição, uno dei tanti campioni che i lusitani schierano sulla trequarti. Forti dell’ala della Lazio ma anche di giocatori del calibro di Figo, Rui Costa e Paulo Sousa, il Portogallo passa per primo trovando le reti di Nuno Gomes, centravanti in stato di grazia che con le sue reti si conquisterà addirittura una chiamata dall’Italia alla Fiorentina. Sorprende soltanto i più distratti il secondo posto della Romania, che può contare su giovani di enorme livello quali Mutu e Chivu e soprattutto sull’enorme talento di Hagi, che quasi passeggia ma che sa disegnare calcio come pochissimi al mondo. Nel gruppo C Spagna e Jugoslavia dovrebbero avere vita facile su Norvegia e Slovenia, ma la verità è che due squadre dotate di enorme talento riusciranno a strappare il biglietto per i quarti di finale soltanto grazie a un po’ di fortuna, quella che permette a Mendieta di siglare al 90° dell’ultima partita del girone la vittoria che vale la qualificazione sulla Jugoslavia in un rocambolesco 4 a 3 che vale il passaggio del turno dopo la sconfitta iniziale con la Norvegia. Con gli iberici passano anche gli slavi, che vedono in panchina una vecchia volpe come Vujadin Boskov e che mostrano il calcio che hanno sempre mostrato, fatto di strepitose vette e rovinose amnesie: capaci di tutto e del suo contrario, Stojković e compagni riescono a rimontare da 0-3 a 3- 3 contro i novizi della Slovenia e poi a superare di misura la Norvegia. Bastano questi quattro punti per passare, visto che nell’ultima gara scandinavi e sloveni non riescono a sbloccare un nervoso 0 a 0 finendo per farsi del male a vicenda. Tutto secondo pronostici invece nel gruppo D, quello dei padroni di casa dell’Olanda e dei campioni mondiali in carica della Fancia, che superano in scioltezza Danimarca e Repubblica Ceca, avversari comunque tutt’altro che morbidi. Dopo aver faticato all’esordio contro i cechi, superati solo da un rigore giunto nei minuti finali e realizzato da Frank De Boer, i tulipani riscoprono un grande Kluivert e schiantano agevolmente i danesi per 3 a 0 prima di imporsi anche nell’ultima gara, utile solo per il primo posto, quando superano la Francia di Zidane e Djorkaeff per 3 a 2 dopo essere stati due volte in svantaggio. Squadra fantastica, quella messa insieme da Frank Rijkaard, che insegue il bel gioco e si affida alla qualità di Bergkamp, all’enorme completezza di Kluivert – dote che purtroppo mostrerà in carriera solo a fasi alterne – e anche a giocatori importanti come Seedorf, Davids, Stam, i gemelli De Boer e il portiere Van der Sar. La sorpresa è Boudewijn Zenden, guizzante ala-terzino sinistro lanciato da Van Gaal al Barcelona e capace di segnare due reti in tre partite.

E l’Italia? Superate le qualificazioni con qualche affanno ormai cronico nel suo DNA, la squadra di Zoff mostra ancora qualche limite mentale alla prima uscita contro la Turchia, quando dopo essere passata in vantaggio subisce il gol del pareggio da parte di Okan Buruk, minuscolo e combattivo centrocampista che segna il primo gol di testa in carriera sfruttando un’indecisione in uscita di Toldo, prescelto per sostituire il giovane ma già affermato Buffon tra i pali: il portierone del Parma si è fatto male poco prima del torneo, Zoff – che di portieri se ne intende – ha invitato tutti ad avere fiducia in Toldo, ma la fiducia sembra mal riposta dopo la prima gara. L’Italia comunque vince, con Inzaghi su rigore che ribadisce il vantaggio iniziale siglato da un bel gol di Conte. Sulla carta siamo una signora squadra: Toldo tra i pali, Cannavaro, Nesta e Maldini in difesa, Albertini e Conte a centrocampo e Pessotto e Zambrotta sulle fasce. In avanti Stefano Fiore agisce da raccordo per le due punte, che sono Inzaghi e uno tra Totti e Del Piero. Una scelta non facile, quest’ultima: Totti ha fino a quel momento giocato 13 gare in azzurro, segnando una sola rete, mentre Del Piero è in una difficile fase della propria carriera e per molti è ancora il “responsabile” dell’eliminazione mondiale di due anni prima, quando l’allora CT Cesare Maldini lo aveva preferito a Roberto Baggio. Superata la prima partita l’Italia si scioglie e convince: contro il fragile Belgio, che è pur sempre padrone di casa, arriva un netto due a zero firmato da Totti e Fiore: il centrocampista dell’Udinese non saprà ripetersi in carriera, ma nell’estate del 2000 conquista tutti per la capacità di abbinare una fase tattica e difensiva importante a piedi buoni capaci di sfornare assist e fantasia. L’ultima gara non conta un granché, Zoff fa turn-over e ottiene comunque una vittoria contro la Svezia: 2 a 1, con rete decisiva di Alex Del Piero a pochi minuti dalla fine. Una rete importante, che sembra aver ridato slancio al campione della Juventus, convinto di essersi messo alle spalle finalmente un periodo grigio in azzurro che durava da tempo. Con noi passano i turchi, abili a pareggiare con gli svedesi e a beffare il Belgio nell’ultima gara davanti al suo stesso pubblico con una perentoria doppietta di Hakan Sükür, che in Italia non avrà lasciato ricordi memorabili ma rimane sempre un grande bomber che in Nazionale si esalta come nel suo Galatasaray.

Ai quarti di finale dunque Euro 2000 presenta un mix tra grandi nomi e le sorprese rappresentate da Turchia e Romania, le quali però finiscono immediatamente la propria corsa quando si passa alla fase a eliminazione diretta. I turchi vengono superati dal senz’altro più scafato Portogallo, abile a controllare la furia degli avversari grazie a enormi doti di palleggio e ad aspettare il momento giusto per colpire con l’ispiratissimo Nuno Gomes, che tra la fine del primo tempo e l’inizio del secondo colpisce per due volte sancendo una vittoria netta. Ai rumeni ci pensiamo noi, con una rete bellissima firmata da Totti su straordinario assist di Fiore e un’altra segnata di rapina da Inzaghi, lesto a sfruttare un pallone vagante in area dopo uno scontro tra Albertini e Galca. In vantaggio di un gol siamo stati salvati dalla fortuna, che per la prima volta si mostra benevola nei confronti degli azzurri: ancora un’uscita indecisa di Toldo ha dato modo a Hagi di calciare verso la porta sguarnita, ma il pallone ha colpito il palo cambiando così il destino della gara. Serve anche la fortuna, ci diciamo tutti: soprattutto dopo anni davvero sfortunati. Francia e Spagna intanto danno vita a una partita dura e vibrante, sbloccata da quello che può essere senz’altro considerato uno dei più grandi giocatori di sempre, Zinedine Zidane, e rifinita da un altro grande talento, il franco-armeno Djorkaeff, che rintuzza subito la reazione iberica arrivata grazie a un rigore realizzato da Mendieta. Il “tuttocampista” basco arriverà nel giro di pochissimo in Italia, alla Lazio, strapagato da Cragnotti per sostituire Nedved e risultando uno dei più clamorosi “bidoni” della storia del nostro campionato. I francesi hanno saputo ritrovarsi, forti di una squadra dallo spessore enorme che vede presenti campioni del calibro di Desailly, Thuram, Candela, Lizarazu, Djorkaeff, Deschamps, Zidane, Anelka, Henry e Trezeguet. Una squadra straordinaria, brava nel riprendersi mentalmente dalla sconfitta patita contro un’Olanda che dimostra di fare sul serio piegando addirittura per 6 a 1 gli umorali slavi di Boskov, mai in partita e frustrati dalla prestazione monstre di Patrick Kluivert autore di una tripletta. Ci sono anche i tulipani, per la vittoria finale, e tra loro e la finale ci siamo noi italiani.

La sfida che va in scena il 29 giugno è destinata a passare alla storia: in un’Amsterdam ArenA stipata e colorata di arancione l’Italia si presenta come avversaria rispettabile ma sfavorita, e con il passare dei minuti questo sembra sempre più evidente. Sono passati pochissimi minuti quando Bergkamp supera Iuliano e spara a colpo sicuro, freddando Toldo ma cogliendo il palo. Siamo fortunati, ma nessuno pensa che la fortuna possa bastare: Zambrotta è in affanno sullo scatenato Zenden, lo perde ripetutamente ed è spesso costretto al fallo, tanto da indurre l’arbitro Merk ad espellerlo al 41° minuto. Siamo in dieci ma non basta: tutto sembra finito quando ancora il direttore di gara fischia un rigore assai generoso a favore dei padroni di casa per un intervento di Nesta su Kluivert che a tutti pare regolare. Sul dischetto si presenta uno specialista, Frank De Boer, che calcia forte a incrociare: Toldo si libera però dei fantasmi che fino a quel momento lo hanno accompagnato e vola a sventare il pericolo, mantenendoci incredibilmente in partita. Nella ripresa il copione non cambia, gli uomini di Rijkaard controllano la gara e sembrano sempre sul punto di trovare una rete che però non arriva: il gol lo sfiora Kluivert e poi sembra cosa fatta quando al 60° Davids scappa a Iuliano e viene steso in area. Stavolta il rigore è netto, gli olandesi si affidano proprio a Kluivert capocannoniere del torneo: il centravanti stavolta indovina l’angolo spiazzando Toldo, ma colpisce incredibilmente il palo interno. Niente da fare, lassù qualcuno ci ama. Con il passare dei minuti l’inerzia della gara non cambia, ma cambia la condizione mentale: gli azzurri sono in partita nonostante tutto, gli olandesi sentono la beffa dietro l’angolo e quasi la subiscono quando su un lungo rilancio di Maldini Delvecchio brucia i difensori e si vede fermato solo dal piedone di Van der Sar. Si arriva ai rigori, lotteria che ci ha beffato negli ultimi tre Mondiali e che sono visti dunque come un incubo. Ma è scritto che si debba passare: Gigi Di Biagio si presenta per primo sul dischetto, deciso a cancellare la traversa colpita ai Mondiali francesi che rappresenta ancora un peso enorme per lui. Sceglie una soluzione non facile e fa centro, mandando la palla all’incrocio dei pali. Quindi tocca a Frank De Boer, che già ha fallito il tiro nei tempi regolamentari: stavolta il difensore sceglie una soluzione centrale ma troppo debole, Toldo non ci casca e respinge. Tocca a Pessotto ed è ancora gol, quindi spetta a Stam tenere in vita le speranze di uno squadrone che si scopre tanto fragile di nervi: il poderoso difensore calcia un bolide che però finisce alto: incredibilmente, dopo ben quattro tiri dal dischetto, l’Olanda non è ancora riuscita a trafiggere Toldo. Il rigore della sicurezza è affidato a Francesco Totti, che mentre si avvia verso il dischetto sussurra qualcosa all’amico Di Biagio e a Maldini: si saprà dopo che ha annunciato ai compagni la soluzione con cui befferà Van der Sar, un perfetto “cucchiaio” che spiazza Van der Sar e che muore in rete, una copia perfetta del tiro con cui il grande Panenka aveva dato la vittoria europea alla Cecoslovacchia nel 1976, figlia di un grande talento e di uno straordinario coraggio che sfiora l’incoscienza ma che abbatte definitivamente gli olandesi. A nulla servono il gol di Kluivert e successivamente la parata di Van der Sar su Maldini: quando sul pallone si presenta Bosvelt tutti più o meno abbiamo capito che andrà come deve andare, e infatti ancora una volta Toldo non si fa beffare dal debole tiro sulla sua destra e respinge. Siamo in finale!

Ad attenderci la Francia, che ha eliminato il Portogallo con altrettanto affanno: freddata da una rete di Nuno Gomes in seguito a una magia di Figo, la squadra di Lemerre – CT che ha sostituito il campione del mondo Jacquet e che crede molto nel destino e nell’astrologia – è stata capace di reagire con una grande giocata di Anelka che ha permesso a Henry di pareggiare. Il gol della vittoria è arrivato al 117° minuto, quasi alla fine dunque dei supplementari: un rigore guadagnato dal guizzante Wiltord e realizzato dal grande Zidane che ha trascinato i campioni del mondo all’ultimo atto. Nell’aria ci sarebbero tutti gli ingredienti per una gustosa rivincita dell’eliminazione patita ai Mondiali del 1998: Zoff conferma la formazione-tipo, sostituendo lo squalificato Zambrotta con Pessotto che va a destra. Maldini a sinistra, al centro ecco Iuliano. In attacco manca Inzaghi ma al suo posto c’è Marco Delvecchio, valido nel lavoro sporco pur non trattandosi di un bomber vero come lo juventino. L’Italia cambia il registro visto contro l’Olanda, consapevole che la fortuna non dura per sempre, e nel giro di pochi minuti sfiora il vantaggio con Delvecchio prima e con Totti poi. Le squadre se la giocano a viso aperto, ma quando i ritmi sembrano normalizzarsi Zoff ha la giusta intuizione: fuori Fiore, dentro Del Piero in posizione di trequartista più avanzato. La difesa “bleus” va in confusione, Totti si ritrova ad avere più spazio e palloni giocabili confermando di poter giocare anche insieme al grande rivale della Juventus: al 55° minuto “il Pupone” libera di tacco Pessotto, che centra dalla destra un cross teso su cui Delvecchio non può sbagliare. Gol, siamo in vantaggio. Siamo ad un passo dalla vittoria, anche perché la Francia si getta furiosamente quanto disordinatamente all’attacco lasciano enormi spazi per il nostro contropiede: controlliamo bene e quasi colpiamo ancora, con Delvecchio che fallisce una buona occasione e Del Piero che incredibilmente ne divora ben due a tu per tu con Barthez, il quale lo ipnotizza in entrambi i casi. La fortuna ci ha voltato le spalle, e ce ne rendiamo contro proprio all’ultimo dei quattro minuti di recupero concessi dall’arbitro svedese Frisk. La Francia, incredibilmente sbilanciata in avanti – all’86° Lemerre ha provato la mossa della disperazione inserendo un fantasista, Pires, al posto del terzino Lizarazu – trova il pareggio quando ormai non ci crede più nessuno con Silvayn Wiltord, una delle punte inserite in corso d’opera da Lemerre. Su una rimessa lunga di Barthez Trezeguet vola più in alto di tutti e manda il pallone in direzione di Wiltord: Cannavaro riesce solo a sfiorare, l’attaccante del Bordeaux (in procinto di passare all’Arsenal) riesce a controllare il pallone e poi a superare con uno straordinario diagonale Toldo. Una beffa incredibile, il destino che dopo essersi mostrato tanto generoso con gli azzurri gli volta improvvisamente le spalle. Si va ai supplementari, ma la gara è chiaramente già finita: troppo forte lo smacco per Maldini e compagni, troppo al contrario l’entusiasmo che regge Zidane e soci, che continuano a dominare pur avendo una squadra chiaramente sbilanciata in avanti ma che, com’era capitato a noi pochi giorni prima contro l’Olanda, sente di avere un destino già scritto. Siamo svuotati, attendiamo i rigori come una benedizione ma non corriamo più, non ci crediamo più: quando il primo tempo supplementare sta per concludersi Robert Pires, straordinario quanto intermittente trequartista, si beve un paio dei nostri sulla sinistra e centra un pallone che David Trezeguet, franco-argentino dal talento enorme, impatta benissimo all’altezza del dischetto mandandolo poco sotto la traversa. Vige la regola del golden goal, dunque finisce qui, ma l’impressione e che anche se ci fosse stato ancora da giocare ormai la partita sarebbe stata persa. I francesi festeggiano una nuova beffa ai nostri danni e soprattutto l’accopiata Mondiali-Europei che li ha finalmente lanciati nel calcio che conta. A noi non rimane che rammaricarci per quanto accaduto: Zoff si dimette in seguito alle dichiarazioni del tutto fuori luogo di Silvio Berlusconi, in procinto di diventare nuovamente Presidente del Consiglio. Quello che rimane a noi italiani, dopo Euro 2000, sono le emozioni contro l’Olanda e l’amarezza contro la Francia, fermati a pochi istanti dalla gloria. E un’altra cosa: la consapevolezza che si, forse il destino non esiste, ma è certo che nel calcio nessuno potrà mai dirlo con assoluta sicurezza dopo gli amari quanto memorabili capricci estivi che quell’estate del 2000 il dio del pallone riservò ai colori azzurri. 

(foto: UEFA.com & FIFA.com)

Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

adv
adv

Facebook

adv