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Amarcord – 25 maggio 2019, Bologna-Napoli 3-2

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bolognafc.it

Certamente, domenica alle 18 il pubblico sarà quello delle grandi occasioni. Perché l’avversario è una grande squadra, anzi è la squadra campione d’Italia, anche se oggi – probabilmente – in un periodo di leggero appannamento. Salutato Spalletti in direzione nazionale, i giocatori si stanno riorganizzando attorno ai dettami tattici del nuovo tecnico Garcia, e potrebbe volerci del tempo per ingranare la giusta marcia (anche se la vittoria col Braga ha dimostrato un buon quantitativo di carattere).

E il Bologna? È imbattuto dalla prima gara contro il Milan, ma viene da una trasferta strana, forse un po’ scialba, in quel di Verona. C’è la necessità di ripartire magari proprio dal secondo tempo contro gli scaligeri, indubbiamente più propositivo, e quale migliore occasione di una esaltante sfida contro gli attuali campioni, il tutto davanti al proprio pubblico?

Noi, per l’episodio settimanale di Amarcord, abbiamo scelto di ripercorrere il 3-2 del maggio 2019, risultato che coronò una trionfale cavalcata nel girone di ritorno targato Sinisa Mihajlovic, capace di portare la squadra fuori dallo spettro della retrocessione e di trascinarla addirittura sino al decimo posto finale.

Il 2019 delle due squadre

La stagione ’18-’19 si annuncia piena di aspettative per il Napoli. De Laurentiis ha deciso di separarsi da Sarri dopo tre anni, e di chiamare alla guida della squadra un big come Carlo Ancelotti. I partenopei giocano bene e macinano punti, ma non abbastanza per tenere il passo della Juventus, e soprattutto all’alba del girone di ritorno (complice anche l’addio di Hamsik) perdono terreno decisivo per la corsa scudetto. D’altro canto, non subiscono particolari pressioni da dietro per il piazzamento Champions, e la stagione scorre in modo relativamente tranquillo, accarezzando anche ambizioni europee poi stroncate dal doppio confronto in EL con l’Arsenal.

Il ’18-‘19 ha tutte le carte in regola per annunciarsi, invece, come l’annus horribilis del Bologna. Le premesse, del resto, ci sono tutte. L’inizio è davvero da incubo: esonerato Donadoni, la panchina viene affidata ad Inzaghi, che nelle prime quattro giornate racimola il misero bottino di un punto, frutto del tristo pareggio rimediato contro il Frosinone. Il prosieguo, nonostante un paio di vittorie, è altrettanto avaro di punti e trascina la squadra al preoccupante terzultimo posto di fine girone d’andata. Il campanello d’allarme, però, non scatta sino alla seconda giornata di quello di ritorno, quando sempre contro i ciociari si consuma uno degli spettacoli peggiori degli ultimi anni rossoblù: lo 0-4 rimediato davanti al pubblico del Dall’Ara.

Sembra essere il punto di non ritorno: e infatti il passivo è tale da costare la panchina all’ex campione del mondo. Nei giorni successivi, dopo la prima esperienza risalente ormai a dieci anni prima, viene richiamato alla guida felsinea Sinisa Mihajlovic. E abbandonata la difesa a tre, si passa ad un dinamico 4-2-3-1 capace di mutare all’occorrenza in 4-3-3.

La prima gara con Sinisa vede la squadra tornare con i tre punti da San Siro, conseguenza dello scalpo all’Inter. Poi, dopo una manciata di gare di rodaggio, dalla vittoria contro il Cagliari il Bologna inanella una serie di sette successi casalinghi consecutivi che portano ad una clamorosa risalita: archiviato il 3-3 in casa della Lazio alla penultima giornata, il Bfc è finalmente salvo e può presentarsi all’ultima stagionale con la mente sgombra e la possibilità di chiudere addirittura a metà classifica.

Le formazioni

Ancelotti schiera i suoi con un 4-4-2 che vede Karnezis tra i pali, Ghoulam-Luperto-Albiol-Malcuit in difesa, Younes-Zielinski-Fabian Ruiz-Verdi sulla linea del centrocampo ed infine Milik in attacco, supportato da Lorenzo Insigne.

Mihajlovic risponde con il modulo variabile prima citato, dove davanti a Skorupski giocano Dijks, Danilo, Lyanco e Mbaye; quindi, Pulgar e Dzemaili con Soriano a fare da collante col reparto offensivo: questo, costruito su Orsolini e Palacio, col compito di agire a supporto di Santander (preferito all’ultimo a Destro).

La partita

L’inizio è già a tinte marcatamente rossoblù. È Lyanco, infatti, ad aprire le danze, con un colpo di testa da corner che richiede l’intervento di Karnezis. Il Napoli palleggia bene ma non trova la profondità; al contrario, Palacio su cross trova la testa di Orsolini, che sfiora il palo di qualche centimetro. El Trenza continua ad essere una spina nel fianco della difesa azzurra, e da un suo nuovo cross nasce il goal del vantaggio felsineo: al 43’ di gioco, è El Ropero Santander ad avventarsi sul pallone, rubando il tempo a Luperto e gonfiando la rete.

Neanche novanta secondi dopo e il Napoli sembra andare inspiegabilmente KO: perde palla a centrocampo su pressione di Pulgar, con Santander che si avventa e serve Dzemaili per vie centrali; lo svizzero controlla, avanza e infine trafigge Karnezis trovando l’angolino sulla destra. È un uno-due micidiale della squadra di Mihajlovic, che va al riposo col risultato di doppio vantaggio.

Nella ripresa, il Bologna subisce la pressione della squadra di Ancelotti fin dai primi minuti, e dopo circa 10’ di gioco arriva il goal di Ghoulam, raggiunto da un lancio di Fabian Ruiz e lasciato colpevolmente solo dalla difesa dei padroni di casa. Poi per circa venti minuti non accade nulla, fino a quando Callejon trova Younes libero sul secondo palo: il tedesco controlla e serve Mertens per il più facile dei tap-in, portando il risultato sul 2-2.

È un momento difficile per il Bologna, che non riesce più a ripartire e viene schiacciata dalla veemenza degli ospiti: Zielinski, dopo appena tre minuti lascia partire un mancino che colpisce il palo alla destra di Skorupski, e il goal della definitiva rimonta azzurra sembra essere nell’aria.

Invece, forse poiché – come si dice spesso – gli dèi del calcio sono strani, in quello che è divenuto improvvisamente uno spento e timoroso Dall’Ara accade l’imponderabile: dopo un cross poco pericoloso, Svanberg recupera il pallone sull’out di sinistra e prova una cosa a metà tra una conclusione e un tentativo di assist al centro; la traiettoria trova la testa di Santander: l’attaccante paraguayano una torsione da centravanti puro e il goal del nuovo vantaggio.

Karnezis è battuto, ancora, e il risultato dice 3-2. Pochi minuti dopo diviene ufficiale, così come il decimo posto raggiunto dai rossoblù. Sinisa viene abbracciato da tutta la squadra, e invocato a gran voce dai tifosi. Saputo e Di Vaio esultano in tribuna, col presidente che dichiara: “Dico solo che mi è sembrato di vivere due stagioni in una… però sono molto contento, anche se non vorrei più soffrire così!”. 

 

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