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Amarcord – 27 gennaio 2019, Bologna-Frosinone 0-4

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bolognafc.it

Forse, domenica alle 15, si cercherà qualcos’altro oltre i tre punti. Forse, una forma di riscatto. Contro un avversario che, proprio tra le mura amiche del Dall’Ara, quasi cinque anni fa consumò il delitto perfetto: uno 0-4 senza appello, mai in discussione, che sancì la fine dell’avventura di Filippo Inzaghi sulla panchina felsinea e aprì le porte all’arrivo di Sinisa Mihajlovic.

Il Frosinone ci arriva bene, con l’entusiasmo di una rosa infarcita di giovani e spinta dal gioco pimpante del tecnico Di Francesco, che ha portato in dote ben dodici punti e un insperato ottavo posto in coabitazione con Monza e Lecce.

E anche se dietro di una lunghezza, non si può dire che il Bologna sia da meno. Imbattuto dalla prima gara contro il Milan, la squadra di Motta ha fatto della difesa uno dei punti di forza, con pochissimi goal subiti nelle partite successive e diversi clean sheet. È mancata forse un po’ di lucidità in fase offensiva, ma lo smalto sembra esser stato già recuperato – come dimostrano i cinque goal messi a referto tra Empoli e Inter – e la sensazione è che senza qualche svista arbitrale di troppo i punti sarebbero potuti essere anche di più.

L’episodio Amarcord, questa volta, è uno di quelli che non si ricordano felicemente. Ma che proprio per la ferita lasciata necessita d’esser raccontato: perché è anche da lì (o meglio, dall’immediato successivo) che il Bologna intraprese il suo percorso di rinascita, uscendo da un tunnel buio che sembrava esser senza fine.

Il 2019 delle due squadre

La stagione ’18-’19 è quella della seconda partecipazione del Frosinone alla Serie A. Dopo l’incredibile cavalcata dell’anno precedente, dove i canarini sfiorano prima (terzi per un goal di differenza reti rispetto al Parma) ed agguantano poi (vittoria ai playoff) la promozione nella massima serie, l’inizio non è sicuramente dei migliori. Fino alla sosta di ottobre è solo uno il punto guadagnato dalla squadra di Moreno Longo, poi quattro risultati utili consecutivi fanno pensare ad una risalita, ma un ulteriore filotto negativo decreta l’esonero del tecnico con la squadra che passa a Marco Baroni. Col nuovo allenatore arrivano due pareggi, e il girone d’andata viene chiuso al penultimo posto.

Il mese di gennaio potrebbe quindi rappresentare un nuovo punto di partenza, ma l’esordio con la sconfitta per 5-0 in casa con l’Atalanta non promette nulla di buono, ed è proprio dopo questo match che i gialloblù si preparano alla trasferta di Bologna.

Altrettanto oscura l’annata bolognese, almeno sino a quel momento. La scelta di salutare Roberto Donadoni in favore di Filippo Inzaghi non sembra pagare; anzi, dopo le prime quattro giornate, i felsinei hanno racimolato un solo punto, frutto di un pari esterno rimediato proprio contro i ciociari. Al termine del girone d’andata i punti sono solo tredici, tre in più dei canarini, con cui la lotta per la salvezza sembra essere drammaticamente apertissima, dato che il turno successivo – col Bologna che non riesce a vincere nemmeno a Ferrara con la SPAL – non cambia di molto le cose. La gara contro il Frosinone si annuncia quindi spartiacque, e volente o nolente lo diventerà, seppur – forse – per i motivi sbagliati.

Le formazioni

Baroni schiera i suoi con un 3-5-2, dove a protezione di Sportiello agiscono Krajnc, Capuano e Salamon. I quinti di centrocampo sono Beghetto e Ghiglione, mentre al centro Cassata e Maiello completano il reparto presieduto da Chibsah. Davanti, spazio alla coppia Pinamonti-Ciano.

Inzaghi risponde con un 4-3-3, puntando su Dijks, Helander, Danilo e Mattiello come quartetto davanti a Skorupski; Pulgar è il vertice basso della mediana formata con Poli e Soriano, mentre davanti Orsolini e Sansone si muovono ai lati di Rodrigo Palacio.

La partita

A dispetto del risultato finale, la squadra di Inzaghi non sembra approcciare malissimo la partita. Dopo pochi minuti Pulgar pesca Orsolini in area, che col destro trova la ferma opposizione di Sportiello, abile ad alzare in calcio d’angolo. La conclusione del numero 7 è però solo una pia illusione, e dopo appena quattordici minuti l’equilibrio crolla: Mattiello si allunga la palla al centrocampo, viene anticipato da Cassata ma lascia lì il piede sinistro; è il preludio al cartellino rosso che Banti gli sventola in faccia, incrinando in modo irreparabile la gara dopo un solo quarto d’ora.

Perché da qui in poi, il Frosinone fa fondamentalmente quello che vuole; nel giro di tre minuti, dal 18’ al 21’, Beghetto sforna due palloni in area, dove l’immobile difesa rossoblù può solo guardare la rete gonfiarsi: su colpo di testa di Ghiglione prima, su conclusione di Camillo Ciano poi. 0-2.

Il Dall’Ara comincia a insorgere, i fischi a piovere copiosi sul rettangolo di gioco. E quando Banti decreta la fine dei 45’, col Frosinone limitatosi a controllare per i restanti venti minuti, dai decibel sempre più alti e dal coro “Fenucci stiamo arrivando” che si leva dalla curva, Inzaghi capisce che la nottata sarà lunghissima.

Il tecnico piacentino tenta di salvare il salvabile, rilevando Orsolini e Poli (adattato malamente a terzino dopo l’uscita di Mattiello) per Destro e Calabresi.

Ma la musica non cambia, e il secondo tempo si annuncia essere la fotocopia del primo. La difesa ormai è un colabrodo, i gialloblù si muovono come vogliono, entrando e uscendo dall’area di rigore felsinea con Beghetto e Cassata. Al 52’, una combinazione inclusiva anche della punta Pinamonti porta al 3-0 degli ospiti, con l’incolpevole Skorupski costretto a raccogliere ancora una volta il pallone dalla rete.

Ma il punto più basso viene raggiunto al 75’. A poco più di un quarto d’ora dalla fine, la resa bolognese è simbolizzata in modo perfetto dalla punizione di Pulgar: bassa e scarica, viene intercettata senza fallo da Ciano, che si fa mezzo campo non trovando alcuna opposizione prima di battere nuovamente il portiere polacco.

In linea con il resto della partita, i titoli di coda li scrive il palo di Roberto Soriano, centrato a poco dalla fine e figurativamente sinonimo perfetto del momento rossoblù. Il Dall’Ara è un corpo strano: parte dei tifosi, in previsione di una clamorosa disfatta, ha già abbandonato lo stadio; un’altra ancora si sposta verso l’esterno, aspettando un confronto con la dirigenza; un’altra ancora, invece, finisce per renderlo una bolgia. Perché perdere è un conto, ma alzare bandiera bianca così – in un modo tanto plateale quanto disperato – risulta essere davvero troppo. E (soprattutto) a chi paga un abbonamento, la cosa giustamente non può andare giù. 

Le conseguenze

Il presidente Saputo decide di incontrare i tifosi in via dello Sport, dichiarando: “Sono deluso come voi: io vivo la partita ogni domenica come voi, assieme a voi. La filosofia deve cambiare, il Bologna non può essere in pericolo retrocessione ogni anno”. Per poi rincarare la dose in sala stampa: “Oggi la squadra ha fatto pietà, è stata terribile. Abbiamo perso una partita così importante senza carattere ed è una cosa che non mi sarei mai aspettato. Ai tifosi chiedo scusa: non è il Bologna che voglio vedere. E cambierà. Parlerò di persona coi giocatori, se vogliono stare qui devono dare molto di più: fino ad ora ho fatto di tutto perché potessero lavorare nel modo migliore possibile, ma prestazioni come queste non si possono accettare, sono molto deluso. Possiamo dare la colpa a chi vogliamo, ma la colpa va sui giocatori che erano in campo: in una partita importante come questa non si sono visti”.

Sull’incontro con gli ultras, poi, il presidente ci tiene a sottolineare: “Ho tanto rispetto per loro e ho notato che loro tanto ne hanno nei miei confronti. Gli errori che si fanno non vanno nascosti al pubblico. Abbiamo presentato il nuovo stadio, fa parte della filosofia del cambiamento che vogliamo. Faremo tutto, ma per alcune di queste cose serve calma. Voi state dietro di me“.

E chiosando su Inzaghi: “Non ho parlato ancora con lui, non so perché non sia qui a parlare con i giornalisti, ma il fatto che non sia qui non è un messaggio. (Comunque) i grandi cambiamenti si fanno d’estate, adesso faremo piccoli passi perché il Bologna non retroceda”. Il giorno dopo, però, il tecnico piacentino vedrà concludersi la sua avventura in rossoblù, aprendo la strada all’arrivo di Sinisa Mihajlovic. E la musica, adesso si, sarà finalmente destinata a cambiare.

 

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