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Bologna

Alé Bulåggna – Par Nadèl, ogni gâl al sô pulèr

La rubrica “Alé Bulåggna” esplora il dialetto bolognese e lo collega al calcio. “Par Nadèl, ogni gâl al sô pulèr” è il modo dialettale bolognese per dire “Natale con i tuoi”

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Puntata natalizia, se non proprio crossover, tra la nostra storica rubrica dialettale Alé Bulåggna e Christmas Tale, il progetto con cui dal 24 al 26 Dicembre, cerchiamo di raccontare storie sportive di rinascita o di speranza, concetti che riportano in parte proprio al giorno di Natale. Come sempre, quando parliamo della nostra rubrica dialettale, ci troviamo davanti ad una locuzione, un proverbio o a un modo di dire radicato a bologna e nella sua provincia. In questo caso, parliamo di qualcosa che va ben oltre la zona delle Due Torri, visto che parliamo del famoso adagio italiano “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”.

Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi

Non è facile dare una spiegazione chiara e realistica di questa consuetudine specialmente, ma non solamente, italiana, soprattutto dopo che il mondo è cambiato così tanto dagli anni 70/80 del Novecento in avanti.

Chiaramente, “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”, fa riferimento alla consuetudine di trascorrere il Natale assieme alla propria famiglia, riunita per l’occasione. Era infatti tradizione, soprattutto in passato, trascorrere le feste con più parenti possibili, e in alcune parti di Italia, la preferenza era data alla famiglia dello sposo. In realtà nella stragrande maggioranza dei casi, non si assisteva a questo tipo di scelta patriarcale, perché tra cena del 24, pranzo e cena del 25, e ancora qualche avanzo portato al 26 Dicembre, c’era modo di riunire le famiglie di tutti.

Va però evidenziato come il detto provenga da tempi che non vi sono più: le scarse possibilità di viaggiare (sia per opportunità che per potere economico), il momento climatico meno clemente e perché no, in un mondo soprattutto contadino anche il periodo in cui si uccideva il maiale per fare scorta di insaccati per l’anno successivo, sicuramente portavano le persone a restare in famiglia.

Per farla breve, la potremmo definire quasi una profezia auto-avverante: le minori opportunità di viaggiare portavano a restare a casa, il che faceva dire che era consuetudine passare il Natale in famiglia, così avevi un motivo in più per restare a casa e il cerchio ripartiva.

Di contro, Pasqua con chi vuoi, porta a pensare che sia consuetudine oltre che lecito, passare questa festività lontani da casa, magari con amici. In una società molto legata alla famiglia, che ha da sempre dato più peso alla festa del Natale che della Pasqua, sbagliando dal punto di vista religioso ma qui forse le radici sono da cercare nella “superstizione”, viene automatico pensare che per la festività più importante, la “precedenza” venga data alla famiglia.

E se per Natale il meteo è quello che è, per Pasqua la primavera inizia a farsi sentire e rendere più gradevole le uscite in compagnia e i viaggi. C’è poi un’altra interpretazione religiosa, forse un po’ tirata, che racconta come si inviti a fare Pasqua e soprattutto Pasquetta con amici e in gite “fuori porta”, perché nel giorno della Resurrezione, Gesù sia apparso a due discepoli fuori Gerusalemme, mentre si stavano andando verso Emmaus. Una gita fuori-porta ante litteram?

Sia come sia, a noi interessa il detto in sé per poi trasferirlo al mondo calcistico, come sempre facciamo in Alé Bulåggna, lasciando a chi di dovere le speculazioni e le spiegazioni filologiche religiose del detto stesso.

Par Nadèl, ogni gâl al sô pulèr

A Bologna, città estremamente legata al proprio contado nonostante l’importante storia comunale collegata anche ad altri elementi sociali e culturali, il detto “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi” è in realtà stato modificato. Non solo ci si disinteressa della Pasqua, ma si utilizza, come spesso accade nei proverbi petroniani, una metafora. A Bologna, infatti, si era soliti dire “Par Nadèl, ogni gâl al sô pulèr”, che tradotto letteralmente in italiano sarebbe “Per Natale, ogni gallo al suo pollaio”, dove il gallo è la metafora della persona e il pollaio lo è della propria casa e, per estensione, della propria famiglia.

Come potremmo portare questo modo di dire al mondo del calcio e più esattamente al Dall’Ara? Beh, in realtà siamo costretti a svincolarci dal Natale, concentrandosi sulla seconda parte della frase, cioè “ogni gâl al sô pulèr”. E cosa dovrebbe farci tornare a mente questa frase? Quando potremmo usarla? Questo, in realtà, è già più semplice da spiegare. Dovrebbe ormai essere sempre più chiaro al tifoso moderno, come vi siano tantissime componenti che concorrono per creare un successo o un insuccesso.

Uno stesso giocatore può rendere in modo notevolmente diverso in base all’allenatore, a qualche compagno, all’ambiente e altro ancora. Ecco che allora il tifoso petroniano potrebbe trovarsi a commentare che “ogni gâl l’ha al sô pulèr”, cioè che ogni gallo, giocatore in questo caso, ha il suo pollaio, cioè il posto in si sente a casa e, di conseguenza, rende meglio.

Ed è anche un modo come un altro di capire che serve tempo e calma prima di giudicare un calciatore, perché se è vero che “ogni gâl l’ha al sô pulèr”, è anche vero che non è sempre semplice capire quale sia il pollaio corretto per ognuno, e aver fretta potrebbe far durare un giocatore “da Natale da Santo Stefano”, ma questo è un altro modo di dire…

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