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Canta che ti passa: L’isola che non c’è

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Ed eccoci qui, dove la routine (quella che riguarda le domeniche sugli spalti) viene spezzata per far posto a un’altra routine (quella che ti obbliga a dire “no, amore, oggi ho il cane che si morde la coda e non posso accompagnarti a fare shopping”). Non sbugiardiamoci: questo è il suo vero nome, ma siccome era troppo lungo, l’hanno accorciato con “pausa delle nazionali”. E cosa c’è peggio della pausa delle nazionali? La sconfitta della tua squadra prima della pausa delle nazionali…
Più viene nominata, più sta sulle palle, questa pausa delle nazionali.
E per di più, viene a riscatenarsi quel sentimento sprezzante verso Inzaghi che – bravissimo ad aver dato gioco contro la Roma e ad aver fatto entrare Orsolini al momento giusto contro l’Udinese – a Cagliari ha ritrovato quella squadra timorosa che era scesa in campo all’Allianz Stadium.
Pensiero malsano: e se fosse il trend di una stagione? Sarebbe divertente perdere una partita, vincere quella dopo e così via, a mo’ di yo-yo. Facebook impazzirebbe.

Seconda stella a destra, questo è il cammino.
E poi dritto fino al mattino.
Poi la strada la trovi da te:
porta all’isola che non c’è.

L’isola c’è eccome, visto che Inzaghi, il match contro il Cagliari, se lo ricorderà in queste due lunghissime settimane. Scherzi a parte, questo periodo è buono per assumere la classica posizione del pensatore: seduto, schiena curva, aria affannata e pugno sotto il mento.
Ma se Bigon avesse preso Piatek?”. “Incredibile che Okwonkwo giochi in Serie A”. “L’Inzaghi buono è a Roma”. Che mestiere duro, quello dell’allenatore (ma anche del direttore sportivo), dal quale si astengano i permalosi.
L’isola – quella di Bennato – è un’oasi di pace, ma in questo momento non si può concretizzare nella realtà delle Due Torri. Un po’ se l’è cercata anche, Saputo, senza la sicurezza di aver impostato il GPS nella giusta direzione dei 50 punti, ma tant’è. Un po’ se l’è cercata, Saputo, assumendo Inzaghi, dando via Verdi e prendendo altri giocatori, ma tant’è. Un po’ se l’è cercata, Saputo, perché sapeva benissimo che il presidente non è immune alle critiche, sebbene sieda al secondo gradino dopo Bigon.
Sapeva altrettanto benissimo, Saputo, che Bennato stava dicendo una cazzata: la strada non la trovi da te, ma devi annusare l’orizzonte.
Ora basta nominare Saputo, altrimenti può essere che stia ancor più sulle palle.

E ti prendono in giro se continui a cercarla,
ma non darti per vinto perché…
chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle
forse è ancora più pazzo di te.

A chi potrà stare sulle palle? Ai cosiddetti “maigoduti”, coloro che – si legge su Facebook – quando la squadra perde, si fanno vivi; quando vince, stanno zitti perché va tutto bene.
Ci sono tante categorie in cui si possono dividere le persone, e ce ne sono altrettante dalle quali se ne trarranno grazie a una selezione naturale, fino ad arrivare a quella assoluta: l’unica adatta a quell’unica specie (nel senso che ci sarà solo un individuo). C’è colui a cui piace Bologna e il Bologna e colui al quale non piace il Bologna; colui a cui piace il Bologna e Saputo e quello a cui non piace Saputo; colui a cui piace il Bologna, Saputo e Skorupski e quello a cui non piace solo Skorupski. E così via.
Insomma, nonostante i miliardi di categorie, bisogna chiudersi tutti nell’unica dimensione che conta: quella dei rossoblù. Come?  Supportando sempre i ragazzi (vedi la presenza dei tifosi pre Bologna-Roma) ed evitando di distruggere – seppur nel proprio piccolo – ciò che c’è di buono. Inzaghi verrà esonerato e qualcun altro prenderà il posto di Saputo? Certo, prima o poi succederà, ma non per questo bisogna prendere in giro se continui a cercare l’isola che non c’è: chi usa i termini come ‘tristo’ o vede già che la stagione è da buttare è più pazzo di coloro che ci credono ancora. Stare alla larga dai Capitan Uncino.

Seconda stella a destra, questo è il cammino.
E poi dritto fino al mattino.
Non ti puoi sbagliare perché
quella è l’isola che non c’è.

(L’isola che non c’è – Edoardo Bennato)

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