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I Racconti del Commissario – AMS, biposto alla bolognese

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Foto AutoMotorFargio

Da ATS ad AMS il passo è breve

«Le nostre macchine – sia la 1000 che la 850 – sono state costruite con criteri particolari per avviare i giovani alle corse. Naturalmente ci prepareremo per seguire questi giovani clienti – già numerosi – i quali potranno fare il “salto” a categorie superiori. La nostra scuderia Autoracing ha buoni programmi per il 1970. Siamo giovani e quindi dobbiamo procedere con misura e senza anticipare i tempi. Arriveremo anche noi a farci conoscere e, spero anche, a farci apprezzare».

Con queste parole datate 1969 e apparse su Autosprint come didascalia alla foto di una piccola biposto iniziava la sua storia la Attrezzature Meccaniche Speciali”, o se preferite semplicemente AMS. A pronunciarle fu il suo fondatore, l’ingegnere bolognese Tancredi Simonetti. Apprezzatissimo tecnico reduce dalla breve ma intensa esperienza dell’ ATS, Simonetti decise di mettersi in proprio nel 1968 trovando provvisoriamente spazio a Casalecchio di Reno, prima di trasferirsi rapidamente in locali più idonei a Sasso Marconi, per la precisione in via dell’Artigiano. Ovvero a due passi da dove si era conclusa la storia della “Automobili Turismo e Sport” e contando in larga parte su lavoratori che avevano condiviso quell’avventura.

Programmi ambiziosi

Simonetti, preparatissimo tecnicamente e profondo conoscitore del mondo delle corse, una volta organizzato il sito produttivo diede vita nella stessa sede alla Scuderia Autoracing, una specifica struttura che si sarebbe dedicata alla gestione sportiva alla rete commerciale per il lancio del nuovo marchio. Come accennato, nel 1969 apparve la prima creazione: la 1000 SP, una piccola biposto con telaio tubolare a traliccio dalle linee squadrate spinta da un motore Renault Gordini ben presto sostituito con un Cosworth F3 da 130 CV. Poco dopo venne avviata anche una collaborazione con il “mago” Angelini, storico preparatore dei motori Alfa Romeo, che portò i propulsori del Biscione sulle piccole AMS, modificate al posteriore per alloggiare il nuovo “cuore”. Vennero realizzate anche cinque monoposto di Formula 850, ma in breve tempo l’attività del neonato costruttore si concentrò sui prototipi dove le prime esperienze si dimostrarono particolarmente incoraggianti. L’esordio agonistico per la 1000 SP avvenne in un contesto impegnativo come quello della storica cronoscalata Bolzano-Mendola con la conquista del secondo posto nella classe di cilindrata. Il dado era tratto: l’ AMS avrebbe trovato il suo futuro nelle gare per vetture sport.

Le AMS sono apprezzate protagoniste nelle gare per vetture storiche. Eccone una a Pianoro nel corso della Bologna – Raticosa 2010 (Foto AutoMotorFargio)

Eroina dei due mondi

L’ anno successivo i prototipi “made in Sasso Marconi” passarono a telai di tipo scatolato ottenendo ottimi risultati nel campionato italiano classe 1000 e 1300. Nel 1971 arrivò anche la vittoria nella Coppa C.S.A.I. con Buonapace ed un pilota destinato a diventare il “re” delle salite: il mitico Mauro Nesti. Le AMS stavano conquistando notevoli apprezzamenti sul panorama nazionale non solo per le affermazioni ma anche per la qualità della costruzione, abbinata ad affidabilità meccanica e manutenzione semplice. Doti importanti per imporsi in un mercato fatto di costruttori praticamente artigianali che si contendevano una clientela composta in larga parte da piloti non professionisti, quelli che scendevano in gara la domenica portando la propria vettura su un carrello al traino con una semplice cassetta per gli attrezzi. Nel 1972 arrivò il primo risultato extra confine, addirittura oltreoceano, con il secondo posto assoluto nella gara di Balcarce della “Temporada Argentina”. Al volante della AMS non c’era un “gentleman driver” ma un giovane brasiliano che si stava facendo un nome in Formula 2. Si chiamava Carlos Pace. I successi sportivi e commerciali stavano facendo rapidamente crescere la piccola impresa di Simonetti, che aumentava le sue dimensioni sia in termini di fatturato che di maestranze impiegate.

Dalle salite al mondiale

Il “capolavoro” del tecnico bolognese è datato 1976. Dopo aver consolidato la propria fama, l’AMS avviò la progettazione di una nuova biposto adatta all’installazione di propulsori da 1300, 1600 e 2000 cc costruita intorno ad un telaio con passo e carreggiate maggiorate. Raffinata nell’aerodinamica, la carrozzeria era a cuneo con un avantreno allungato, fiancate alte ed un grande spoiler posteriore a sbalzo. A completare la veste, un generoso periscopio per alimentare il propulsore sovrastava il cofano posteriore. Conosciuta come Tipo 277, portò l’AMS ad essere protagonista in tutte le gare nazionali del 1977 comprese quelle valide per il Mondiale Sport come sfidante di marchi quali Chevron, Lola e March. La validità della vettura emiliana venne ripagata da 15 punti iridati che fecero entrare nella storia il marchio del trifoglioPer la stagione successiva venne evoluta a livello di sospensioni ed aerodinamica, mentre l’infaticabile Simonetti coadiuvato dall’ingegner Minghetti progettò un intero propulsore, un quattro cilindri bialbero in testa a 16 valvole con distribuzione a cinghia e iniezione meccanica. L’ esperimento della AMS come motorista non ebbe seguito, mentre la partecipazione alle corse si limitò ancora a quelle nazionali. Purtroppo il settore delle vetture sport stava vivendo una fase di crisi con conseguente calo delle vendite per l’azienda di Sasso Marconi. Nel 1979 la Scuderia Autoracing ridusse le partecipazioni ufficiali alle gare di Campionato Italiano impegnandosi soprattutto alla costruzione di nuovi esemplari e “kit” di aggiornamento per quelli esistenti, oltre all’assistenza ai clienti sportivi. Nonostante le affermazioni nella propria classe non mancassero, alla fine degli anni Settanta era giunto il momento per l’AMS di abbandonare l’automobilismo per dedicarsi ad altri settori produttivi economicamente più vantaggiosi. La nascita dell’unica biposto con motore due litri e cambio Hewland FG400 sarebbe stato lo splendido canto del cigno per la piccola casa felsinea, che dopo una novantina di esemplari prodotti e molteplici successi con piloti come Vittorio Bernasconi, Odoardo Govoni, e Roberto Villa lasciò l’attualità per entrare nella storia. Un’altra piccola tessera che compone un meraviglioso mosaico motoristico chiamato Motor Valley.

Saliamo su una AMS Tipo 277 della Luigi Moreschi Motorsport in pista a Castrezzato (Luigi Moreschi Motorsport su YouTube)

 

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