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Arcobaleno su Roubaix: Van der Poel fa il bis!

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Van der Poel vince la Parigi-Roubaix
Foto FB Paris-Roubaix

Questo articolo avrebbe potuto tranquillamente essere scritto domenica scorsa, poco dopo la fine del Giro delle Fiandre. Con un gruppo di  amici appassionati di ciclismo si diceva infatti che il dubbio non riguardava tanto la vittoria di Mathieu Van der Poel  alla Parigi-Roubaix di oggi, quanto il modo in cui ci sarebbe riuscito.
Con uno sprint ristretto nel Velodromo della cittadina del Nord della Francia? Con un assolo nel finale? O ancora con un attacco da lontano dei suoi?

Buona la terza! La “cosa”, l’attacco definitivo e mortifero insomma, è accaduta quando all’arrivo mancavano ancora una sessantina di chilometri dal traguardo (59,5 per i pignoli) in un tratto di strada apparentemente insignificante, in un momento in cui la corsa sembrava sonnecchiare dopo l’attesa bagarre avvenuta come di consueto nella Foresta di Arenberg e in attesa di altri tratti di pavé iconici come quelli di Mons-en-Pevele e del Carrefour de l’Arbre.

“Ma che fa? Dove va? E’ matto?” si sono chiesti in tanti.
“Troppo presto per partire!” avranno pensato altri.
Certo non Mathieu.

Il momento perfetto. Facile parlare col senno di poi, ma tant’è. Forse per paura di essere in qualche modo messo in mezzo da gente come Mads Pedersen (do you remember Gand-Wewelgem?), Stefan Kung, o Nils Politt (che pure ci avevano provato in precedenza), o da qualche altro comprimario l’olandese ha deciso di rompere gli indugi, e di farlo proprio in quel momento. Troppo presto per tutti, o quasi. Non per Mathieu.

E così il vantaggio, prima esiguo, ha cominciato a dilatarsi: dieci secondi, che diventano venti, che diventano trenta, poi un minuto, poi due, quindi tre.
Fino al trionfo finale nel Velodromo, liscio e dolce contraltare di una gara vissuta per lo più saltellando con polsi e soprasella sugli sconnessi sassi di porfido che rendono questi luoghi un inferno per chi li affronta a cavallo di una bici. L’Inferno del Nord, appunto.

Non vedevamo una doppietta Fiandre-Roubaix dal 2013 (Fabian Cancellara). Ci voleva Mathieu!
Non vedevamo due vittorie consecutive alla Roubaix dal 2008-2009 (Tom Boonen). Ci voleva Mathieu!

Mathieu che, con la sua meravigliosa livrea arcobaleno addosso, diventa il secondo della storia a vincere (anzi a stravincere, a stradominare, a cannibalizzare) sia il Fiandre che la Roubaix con il simbolo di campione del mondo sulle spalle. Lo fece, prima di lui, il grandissimo veltro fiammingo Rik Van Looy. Era il 1962: due vite e due generazioni fa, ai tempi in cui correva suo nonno Raymond Poulidor, detto Pou-Pou e Mathieu non era neppure un progetto lontano.

E dietro l’olandese? A tre minuti Jasper Philipsen completa il trionfo dell’Alpecin- Deceuninck, regolando allo sprint il danese Pedersen e il tedesco Politt. Quinto lo svizzero Stefan Kung. Gli Italiani? Caduti e ritirati Elia Viviani e Jonathan Milan. Caduto e sparito dalla corsa Alberto Bettiol. Non pervenuti gli altri.
Qualcuno di quelli che la sanno lunga disse che la Roubaix è l’ultima follia del ciclismo contemporaneo. E chi poteva vincerla, quindi, se non un meraviglioso folle come Mathieu Van der Poel?

TOP 10

  1. Mathieu Van der Poel (Alpecin – Deceuninck) in 5h25’58”
  2. Jasper Philipsen (Alpecin – Deceuninck) a 3′
  3. Mads Pedersen (Lidl Trek) s.t.
  4. Nils Politt (UAE Team Emirates) s.t.
  5. Stefan Kung (Groupama – FDJ) a 3’15”
  6. Gianni Vermeersch (Alpecin – Deceuninck) a 3’47”
  7. Laurence Pithie (Groupama – FDJ) a 3’48”
  8. Tim Van Dijke (Team Visma | Lease a Bike) a 4’45”
  9. Jordi Meeus (BORA – hansgrohe) a 4’47”
  10. Soren Waerenskjold (Uno-X Mobility) s.t.

(articolo di Walter Panero)

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