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Carspillar – BMW E25 Turbo, l’olimpionica

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Foto di Andrew Basterfield - 1972 BMW Turbo, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18192111

 

Monaco di Baviera, 1972. Mentre la città è in fibrillazione per l’arrivo dei Giochi Olimpici, la BMW se possibile lo è ancora di più. La manifestazione sportiva più prestigiosa al mondo rappresenta una vetrina imperdibile per un marchio che sta rilanciando la sua immagine. A pochi chilometri dagli impianti sportivi si sta ultimando una nuova futuristica sede aziendale, ma ai vertici della casa non basta. Perché non presentare anche un’automobile che porta nuovi contenuti tecnici ed estetici attirando attenzione sulla BMW? Questa è l’idea che Bob Lutz, uno dei più alti dirigenti della casa, propone all’amministratore delegato Eberhard Von Kuenheim. Sta per nascere la BMW E25 Turbo.

Razionalizzazione prima di tutto

Von Kuenheim concede il suo appoggio all’idea di Lutz mettendo a disposizione un portafoglio piuttosto sottile e ponendo due condizioni: utilizzo di componenti già presenti nei magazzini della casa e realizzazione affidata a partner esterni. Proprio questa scelta aprirà una strada verso l’Italia, anzi verso la Motor Valley, il punto di riferimento mondiale per le auto sportive. Ma andiamo con ordine. In base al “diktat” dell’amministratore si sceglie di motorizzare la nuova nata con il 4 cilindri a iniezione della 2002 tii con un piccolo particolare aggiuntivo: un turbocompressore KKK eleva la potenza da 130 a 200 CV. La BMW vanta un’ottima esperienza nel campo visti gli esperimenti di sovralimentazione svolti sui motori aeronautici già prima della Seconda Guerra Mondiale ed anticipa di un anno l’arrivo della 2002 Turbo. Una parola che nel mondo dell’auto dei primi anni Settanta evoca qualcosa di esoterico più che di tecnico. Semplice dunque la scelta del nome: BMW Turbo Concept.

Porte ad ali di gabbiano e fari a scomparsa sono stilemi tipici delle sportive anni Settanta che non mancano sulla BMW E25 Turbo (Wikipedia Commons – Foto di Norbert Schnitzler – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2147325)

Una donatrice chiamata Urraco

Per installare questo motore dalla cubatura non eeccssiva serve un telaio sportivo che garantisca rigidezza e leggerezza sufficienti ad ottenere prestazioni di alto livello. Per questo obiettivo diventa fondamentale Hubert Hahne, valido pilota di Formula 2 per il motorista BMW ma anche importatore Lamborghini in Germania. Grazie ai suoi legami con la casa del Toro, Hahne coinvolge nella progettazione Paolo Stanzani, responsabile tecnico in quel di Sant’Agata. L’ingegnere bolognese si mette al lavoro partendo dalla monoscocca della Urraco in cui il quattro cilindri sovralimentato “made in Monaco” viene installato trasversalmente dietro all’abitacolo in posizione posteriore centrale. Mantenendo il telaietto di supporto originale per il propulsore oltre a scatola del cambio e sospensioni di tipo McPherson, Stanzani pone le basi per ottenere ottime prestazioni. Il peso complessivo finale sarà di soli 980 chilogrammi ben distribuiti tra gli assi per un’accelerazione da 0 a 100 km/h in sette secondi ed una velocità massima prossima ai 250 km/h. Roba da terra dei motori!

La BMW E25 Turbo nella vista tre quarti posteriore (Wikipedia Commons – Foto di Norbert Schnitzler – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2147325)

Tanta tecnologia e stile unico

Per BMW la E25 Turbo non è solo una sportiva ma anche un vero laboratorio di idee da riversare sulla produzione futura. Nella definizione del progetto si tiene conto anche di sicurezza attiva e passiva tenendo un occhio ai consumi, primo indizio di una nuova sensibilità verso l’ambiente. Sul primo tema è da sottolineare la presenza di un primitivo sistema frenante di tipo ABS con dischi ventilati sulle quattro ruote e freno a mano che agisce sulle pinze posteriori, controllo via radar della distanza, gabbia di sicurezza integrata alla scocca, sensori di spostamento trasversale, di cinture sicurezza, sistema di controllo con schermata di interfaccia con il guidatore, paraurti anteriori e posteriori in plastica assorbente a deformazione progressiva capaci di riprendere la forma originale dopo urti di ridotta entità. Tante innovazioni devono essere rivestite da un “abito” esclusivo. Per raggiungere lo scopo viene ingaggiato Paul Bracq, designer francese che ha già curato lo stile delle Mercedes. Ottenuta carta bianca per la definizione delle linee, Bracq dà vita al suo capolavoro: una coupé dalle linee tese dove all’affilato anteriore in cui i proiettori assumono la forma di una lama fa da contraltare una coda tronca e massiccia. Le ampie porte ad ali di gabbiano premettono un facile accesso all’abitacolo per pilota e passeggero mentre i proiettori, a scomparsa come su molte sportive coeve, non spezzano la superficie metallica del cofano anteriore. Quest’ultimo è reso filante da nervature che partono dalla calandra in cui il doppio rene BMW è incastonato con maestria. Per la realizzazione finale ci si affida nuovamente ad un collaboratore italiano: Michelotti.

Una coppia entrata nella storia

Il primo esemplare della E25 Turbo viene terminato a metà agosto, giusto in vista dell’appuntamento olimpico, ottenendo l’effetto desiderato. Le soluzioni tecniche proposte e le linee uniche suscitano grande interesse ed ammirazione, trasformando la concept BMW nella grande protagonista del Salone di Francoforte 1972. La dirigenza di Monaco decide allora di proseguire con il progetto realizzando la E-25/X1, secondo esemplare per collaudi e messa a punto dei sistemi da applicare sulle vetture di serie. Sei anni dopo la BMW deciderà di riproporre anche lo stile, rivisto in parte da Giorgetto Giugiaro, nella sua prima vera supercar: la M1. Ovvero la sportiva che nascerà grazie alla collaborazione con la Automobili Lamborghini. Corsi e ricorsi per una storia partita mezzo secolo fa su una vettura con passaporto tedesco e geni da Motor Valley.

La BMW E25 Turbo in un breve video della casa (BMW su YouTube)

 

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