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Chiacchiere da Bar…bieri – Baku, rinascita o illusione?

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Il GP dell’Azerbaijan ha rappresentato il primo weekend positivo per la Scuderia Ferrari. Due pole position e due podi nell’insolito weekend sprint azero, tutto bottino portato in dote a Maranello da Charles Leclerc, che per le strade della capitale asiatica si è sempre trovato bene. La SF-23 è migliorata molto rispetto alle prime uscite, anche se il particolare format visto in questo weekend, con una sola prova libera, potrebbe aver avvantaggiato chi è stato bravo a trovare da subito il feeling con la vettura, a discapito di chi, come ad esempio Carlos Sainz, non ha avuto modo di rimediare. E’ vero che questi weekend si preparano soprattutto al simulatore, ma è anche vero che la correlazione dei dati virtuali con quelli reali la si scopre solamente una volta messe le ruote, quelle vere, sull’asfalto fatto di bitume e non di soli bit.

Tutti gli osservatori stanno quindi festeggiando questa Ferrari ritrovata, ma il dubbio mi permetto di metterlo. Dall’Asia si volerà subito negli States, a Miami, dove si correrà su un altro circuito cittadino (il quarto della stagione su cinque gare) totalmente diverso da quello di Baku. L’anno scorso si è visto qualche scricchiolio nella corazza rossa, con il dominio di Verstappen e un doppio podio Ferrari che pareva avesse comunque limitato i danni. Come detto, Leclerc è sempre stato a suo agio a Baku, pista dove colse i suoi primi punti iridati nel 2018 con la Sauber. Considerando anche le difficoltà dell’Aston Martin, probabilmente il monegasco ha guidato sopra i problemi della sua Ferrari, su tutti l’usura delle gomme. E’ per questo che la rinascita in Azerbaijan è stata quella di Leclerc, autore di una weekend intelligente, nonostante quell’errore di troppo nella qualifica del sabato, concluso con un GP corso in maniera magistrale.

In secondo luogo Leclerc ha comunque patito un distacco di oltre venti secondi dal vincitore Perez, durante una gara dove tutto sommato le due Red Bull sembravano amministrare il proprio vantaggio, costruito senza lasciar trasparire fatica. Non parliamo poi di Sainz, che ha chiuso addirittura a quarantacinque secondi dal messicano. Il podio darà morale, certo, come titola il comunicato stampa Ferrari, ma il divario è ancora molto grande, quasi abissale.

In Florida arriveranno i primi sviluppi sulla SF-23, per un pacchetto di innovazioni che avrà la sua seconda tranche a Imola e la terza in Spagna. A Maranello stanno arrivando anche nuovi tecnici: in queste ore l’uomo del mistero sarebbe un ingegnere proveniente da Red Bull e già al lavoro nella Motor Valley, il quale pare sia il padre delle super prestazioni del DRS delle monoposto dei tori. In secondo luogo, stando al Corriere della Sera, il capo aerodinamico Red Bull Enrico Balbo sarebbe in procinto di vestirsi di rosso. La sua opera si vedrebbe solo sul progetto 2024, ma per vincere in futuro bisogna lavorare nel presente. La sensazione è quella che in Ferrari ci sia ancora molto lavoro da fare e che, Azerbaijan a parte, le prossime gare potrebbero sì portare gioie, come potrebbero portare altri weekend opachi.

E’ bene quindi mantenere i piedi ben piantati per terra, consapevoli che Fred Vasseur sta lavorando alacremente per portare la Ferrari del futuro a vincere i titoli iridati. Nel frattempo il francese sta anche cercando di incidere, per quel che può, sul progetto SF-23, già abbondantemente definito al suo arrivo in GES a gennaio. Una rondine non fa primavera. Vediamo se, già a partire da Miami, ne arriveranno altre.

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