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JOHN SURTEES – YIN E YANG

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Foto Claudio Fargione

Lo Yin e lo Yang sono parti imprescindibili della vita di ognuno di noi. Sono le due metà complementari di cui è formato ogni concetto universale La classica raffigurazione li vede uno bianco con un puntino nero e uno nero con un puntino bianco e per questo motivo vengono spesso riconosciuti come il giorno e la notte di ogni cosa. Bianco e nero, giorno e notte, MotoGP e Formula 1: così diversi ma cosi vicini.

Il paradosso del mondo dei motori è legato inizialmente ad una fede strutturale: persone che vengono attratte dalle due ruote e altre che impazziscono per le quattro ruote, coperte o scoperte che siano. Esistono però anche quelle persone, che vedono la stessa cosa, incredibilmente, come John Surtees. L’unico terrestre fino ad oggi, e forse fino all’apocalisse, in grado sollevare il titolo di campione del mondo in MotoGP e in Formula 1.

LA SUA STORIA. John nasce a Tasfield nel febbraio del 1934 come il figlio di un venditore di motocicli. Bene, si capisce chiaramente da dove sia arrivata la passione; una passione talmente accesa che a soli 15 anni diventa un prodigio delle due ruote partecipando a svariati Gran Prix locali. I successi arrivano presto ma vanno sommati con il marchio che lo consegna di diritto alla storia: la MvAgusta. Con l’arrivo dei gloriosi anni ’60, John decide che è il tempo di ritirarsi dalle due ruote. A soli 26 anni bisogna cambiare aria e così il giovane ragazzotto di Tasfield con la faccia da 007 si getta nella missione più incredibile per un pilota di corse. Vincere sia in F1 che in MotoGP.

Il suo carattere competitivo lo porta così a “patteggiare” un contratto con la Ferrari. Eh si, il tanto amato sogno proibito passa per le porte di Maranello. Il primo anno è di assestamento per il pilota britannico, mentre il secondo anno è autentica poesia con 6 successi ed un titolo mondiale arrivato come se nulla fosse sulle sue spalle: tutto questo prima dei 30 anni.

COME SI ENTRA NELLA STORIA. Il bilancio che presenta l’eterno fuoriclasse inglese è un caso unico nella storia dei motori. Il merito va dato ai 7 titoli mondiali vinti nel motociclismo tra il 1956 e il 1960, tra 350cc e 500cc e un titolo mondiale piloti di Formula 1 vinto nel 1964. Eppure non bastano questi numeri a dare una misura reale della figura di questo genio del motorsport. Eh si, perchè immaginatevi se Re Roger, durante il periodo d’oro di Wimbledon, avesse decise di lasciare il Tennis per il Ping Pong. Ecco questo è stato John, un genio delle imprese impossibili. 

L’EREDITA’. Personalmente, penso che un pilota del genere non ritornerà mai più sui grandi palcoscenici. Perché diciamocelo chiaramente, erano altri tempi. Tuttavia, però, l’amore dimostrato all’epoca verso i motori è ciò che ha lasciato spiazzati tutti i seguaci di John. Un uomo che ad 80 anni suonati guidava come se non ci fosse un domani. Sempre al limite e alla ricerca della perfezione in un mondo che di uomini perfetti ne ha visti pochi. Ma se proprio dobbiamo cercarne uno è e resterà sempre John Surtees. Lo Yin e lo Yang del motorsport.

Un raro filmato dell’ultima vittoria di Surtees in Formula 1 a Monza nel 1967 (7bate su YouTube)

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